Questo che segue è un articolo scritto e pubblicato sulla stampa locale ormai diversi anni fa (Settimanale Lisola del 19 maggio 1995), rispolverato, che ripropongo in occasione del cinquecentenario della nascita di Cosimo de’ Medici, che ricorreva il 12 giugno scorso, celebrazione per la quale sono ancora in corso manifestazioni commemorative.
Oltre che a inserirmi nella schiera degli autori che quest’anno hanno lavorato per l'evento, desideravo soprattutto celebrare Portoferraio, senza dubbio opera del condottiero fiorentino, come una delle più belle città di fondazione del nostro paese che merita altrettanta attenzione da parte del grande pubblico quanto i forse più celebri – o sicuramente più celebrati - borghi e città minori dell’entroterra toscano; Portoferraio non deve essere solo un luogo da visitare nelle vacanze balneari, magari in tutta fretta e con lo stato d'animo di chi il giorno della partenza aspetta il traghetto per il rientro dalle ferie, ma perché è un luogo unico, dai colori, vedute, contrasti e dettagli architettonici senza pari, dove magari bisognerebbe passarci almeno la giornata intera, in un vagabondare interrotto solo da un tonificante bagno alle Viste, ai piedi dei bastioni medicei.
I riferimenti storici e i passi riproposti sono tratti soprattutto dal libro di G.M. Battaglini Cosmopolis, Portoferraio medicea, storia urbana 1548-1737, ancora oggi una delle principali fonti di documentazione sulla nostra città.
Già allora avevo posto particolare attenzione alle pietre multicolori di Portoferraio che furono oggetto dell'intervento degli architetti e degli operai di Cosimo. Notevole infatti è la varietà geologica del luogo: nella piccola penisola si trovano diversi tipi di roccia. Si va dai calcari grigi e rosati al rosso e al nero dei diaspri e delle radiolariti; tonalità simili sono quelle dei basalti che si trovano nella zona del del forte Stella prossimi ai verdi serpentini sotto il bastione dei Mulini. Se aggiungiamo il bianco del caolino delle Ghiaie, il blu del mare e il giallo del porfido cavato non lontano dal centro storico e ampiamente utilizzato per realizzare le pavimentazioni, edifici e monumenti, la tavolozza è completa. Scivolando ormai sui colori nel campo artistico mi viene in mente Paul Klee, esploratore/turista - allora si poteva usare questa parola mentre ora è quasi offensiva – all'Elba nel 1926, a passeggio sulle lastre lucide della piazza di Portoferraio e non posso non pensare che un artista così attento al colore, alle linee e alle forme della natura non abbia notato i passaggi di tonalità di quei calcari rosati, sfumando dal rosa al giallo e al grigio, con i colori spesso delimitati nelle campiture di calcite e chissà, forse, averne tratto ispirazione per la propria arte.
Appena avuta l'autorizzazione imperiale per fortificare la penisola di Feraia e costruire Cosmopoli, dopo un'intensa attività diplomatica, il Duca era passato all'azione. La situazione politica del periodo era molto instabile. Da una lettera di Cosimo al Vicerè di Napoli, sappiamo che … il porto del Elva......è di tale importanza, se fusse occupato da chi desidera pertubare le cose d'Italia che harebbe la via facile di poter far ciò che volesse perché quel sito è forte per natura; il porto capace di ogni grande armata e il luogo è vicino a più luoghi dove si potrebbe far danno... Don Diego di Mendozza l'8 aprile dà carta bianca al duca fiorentino perché … quel sito potrebbe essere facilmente occupato et con poco numero di gente, o dal Papa o dai francesi o da altri et sarebbe poi molto difficile il recuperarlo...
Egli doveva aver già in mente il da farsi, non pochi dovevano essere stati i sopralluoghi dei sui "ministri". Probabilmente il Belluzzi, primo pianificatore della roccaforte aveva già visto il territorio. 800 fanti insieme a muratori e sterratori partirono dal continente per mettersi subito al lavoro agli ordini dei capomastri.
Ci possiamo immaginare quale fervore e brusio dovettero sorgere nella quasi desolata penisola.
Coffe di terra e ghiaia correvano su e giù per catene umane con il sistema del passamano, formando strade carrabili. Cavalli dalle narici sbuffanti con carichi quasi oltre la loro portata, muratori che preparavano la calce, le palizzate che venivano innalzate a sostegno, insieme a fascine, per formare terrapieni, il battere dei fioretti e il brillare delle mine per rompere la roccia.
L'Adriani, cronista dell'epoca, ci fa sapere che era … il sito di Portroferraio acconcio a ricevere ogni grande armata, ma ha due colli, i quali lo signoreggiano di maniera, che chi li ha nimici non può in quel porto dimorare; l'uno è alquanto più dell'altro rilevato, e son talmente divisi, che malagevolmente si poteva con un medesimo circuito in poco spazio serrarli. Onde giudicarono opportuno che sopra ciascuno di essi bisognasse fermare una fortezza di terra, dove i difensori potessero star sicuri, e quindi difendere il porto: ha medesimamente al piano lungo il mare quasi una lingua di terra, che si spinge in mare, infino alla bocca del porto, luogo da fortificarsi per difesa dello stretto del porto. Era il paese tutto salvatico e rozzo; ne l'isola dava comodità alcuna ...
Nel frattempo Cosimo a Livorno seguiva i lavori, noleggiando navi, facendo procurare il materiale necessario, fremendo forse per gli indugi dell'architetto Giovan Battista Belluzzi, che fu sostituito con Giovan Battista Camerini.
Si dice che dopo 15 giorni erano già pronti bastioni di terra sufficienti per un'efficace difesa. Il materiale, legname, attrezzi da costruzione ed in un primo tempo anche i mattoni e gli operai partivano da Livorno e da Baratti. Cosimo voleva essere ben informato. Così gli viene riferito della costruzione del Falcone:"......èssi cominciato a lavorare in maniera di muraglia che penso che fra altri trenta dì sarà in termine che farà meravigliar ogniuno; nè basterà forza alcuna a cavarmene come ancora di presente non temo in modo alcuno, lavoro con questa fortezza con quaranta maestri et con duecento manovali et con circa trecento guastatori che cavano sassi, tegliano legna, et simil cose" . Chissà ad avere una foto della penisola di Portoferraio scattata prima dell'Aprile 1548?
Per poter vedere le colline prima che fossero tagliate, le rocce cesellate a seguire l'andamento difensivo.
Fu lavorato il calcare che si incontra a partire dalla porta a terra, accanto alla via Scoscesa, mentre il bastione delle Palle di Sotto si appoggia anche su uno scuro basalto.
Furono drammaticamente incisi gli strati sedimentari di diaspri e radiolariti che sostengono l'opera del Cavaliere ed il versante meridionale del Forte Falcone.
A Nord le scogliere erano già muraglia. Di nuovo il calcare sotto il Falcone, tra la Tenaglia, vicino al salto del Gronchetto. Poi le rocce verdi, serpentino e ancora il basalto in prossimità del bastione dei Mulini e sotto il forte Stella.
La roccia diventa parete per le case.
La lingua di terra che declina al mare si innalza di strutture, con la Torre della Linguella a chiudere come il pugno di un braccio piegato che protegge la città ed il porto.
Antonello Marchese