Figlio di Giacomo, marinaio, ufficiale superiore del Genio nelle armate napoleoniche, cartografo, ingegnere, docente di matematica, pittore, Vincenzo Mellini ereditò molto di tale straordinario eclettismo, che esplicò sia nella sfera dell’impegno civile che in quella dell’elaborazione culturale. Con riguardo a quest’ultima, che si esercitò in un’ininterrotta ricerca del passato dell’Elba, del suo specifico linguistico e delle sue tradizioni, l’intellettuale livornese Pietro Vigo lo definì significativamente “il Muratori della sua terra”. Con ciò volendo mettere in luce, ritengo, non solo la vastità dei suoi interessi, ma anche lo spirito innovatore con cui li coltivò. Non sarà inutile ricordare, infatti, che quanti lo avevano preceduto nella ricerca, entro i confini rilevati, se si eccettua in parte l’ambito naturalistico, si erano mossi ora più, come Sebastiano Lambardi, ora meno, come Giuseppe Ninci, nel solco della più vieta tradizione erudita.
Ce n’è abbastanza per convenire con Andrea Galassi sull’opportunità di non far passare senza un concreto segno di attenzione il secondo centenario della nascita del Nostro. Personalmente mi adopro da molti anni per farne conoscere la figura e divulgarne l’opera. Nel 1996 pubblicai per Le Opere e i Giorni di Roma Capoliveri, un saggio inedito di notevole interesse, arricchendolo con un ampio corpus di note al testo e di tavole. Tre anni più tardi promossi presso lo stesso Editore la ristampa anastatica del Libro V delle Memorie storiche dell’Isola dell’Elba, I Francesi all’Elba, già uscito per i tipi della Tipografia Giusti di Livorno nel 1890 e ormai introvabile. Nel 2008, a Capoliveri, nell’ambito delle celebrazioni per il centenario della fondazione di quel comune, mi soffermai con una lunga relazione sul progetto delle Memorie e sul regime storiografico del loro autore. Nel 2012, infine, pubblicai, unitamente al Ragguaglio sul soggiorno di Napoleone all’Elba al Principe di Piombino di Lazzaro Taddei Castelli, una preziosa e pressoché sconosciuta biografia del notabile riese. Tali iniziative erano state precedute dall’uscita, nel 1965, a cura di Giorgio Monaco, presso l’Editore Olschki di Firenze, della Parte archeologica ed artistica delle Memorie e avevano incrociato la pubblicazione, nel 2005, dell’importante Saggio di vocabolario del vernacolo elbano curato da Annalisa Nesi e, nel 2009, della biografia nel Dizionario biografico degli Italiani firmata da Ugo Baldini.
Il panorama che ho appena delineato, con quanto possiamo aggiungervi di apparso tra la seconda metà del XIX secolo e il primo quarto del XX, è sufficiente a darci la possibilità di una riflessione critica sull’opera di Vincenzo Mellini. E a questo si potrebbe provvedere con una giornata di studio, se non proprio con un convegno, che sarebbe l’occasione, altresì, per fare il punto sullo stato degli inediti lasciati dallo studioso, dai quali potrebbero scaturire nuovi spunti di lettura della sua opera, purtroppo oggetto di uno sciagurato naufragio archivistico consumatosi nei primi anni Sessanta, solo parzialmente scongiurato da alcuni provvidenziali acquisti fatti dall’Editore Olschki, dal Comune di Portoferraio e dall’Università di Bologna, nonché da recuperi cui io stesso ho dato un modesto contributo.
Di quelli bolognesi, che opportunamente ricorda Galassi, ho cognizione diretta, per averli esaminati nel 2012 per conto del Parco Minerario dell’Isola d’Elba. Essi non sono meno interessanti di altri relativi all’Età della Rivoluzione e di Napoleone, che pure mi sono noti, grazie ai quali saremmo in grado, quando si potessero pubblicare nell’ambito di una nuova edizione dei libri V e VI delle Memorie, di leggere con maggiore organicità un periodo cruciale della nostra storia.
Non posso concludere queste brevi note senza ricordare che Rio Marina, il paese natale di Vincenzo Mellini, non ha da offrire una memoria di questo suo figlio illustre degna del nome. Sembra perdurare una frattura che si consumò oltre un secolo fa e che tentai inutilmente di sanare proponendo di intitolargli o il Parco Minerario o il Museo mineralogico che esso gestisce. Mellini visse e soffrì le convulsioni che accompagnarono la separazione amministrativa di Rio dalla sua Marina. Oggi il comune, tornato all’ originaria unità, tributandogli un riconoscimento pubblico nel nome della cultura, ne farebbe un simbolo privilegiato della propria identità.
Gianfranco Vanagolli / Presidente Onorario di Italia Nostra Arcipelago Toscano