In occasione dell’Open House Wien l’Istituto Italiano di Cultura a Vienna ospiterà una personale del fotografo Andrea Lunghi. A sceglierlo per rappresentare l’Italia durante una delle maggiori vetrine artistiche internazionali è stato il direttore dell’Istituto stesso, Fabrizio Iurlano.
La mostra inaugureta sabato 14 settembre, alle 18, rimarrà visitabile nei saloni di Palazzo Sternberg sino al prossimo 7 novembre. L’esposizione che conta diciassette composizioni per una quarantina di scatti, prende il nome da una delle due serie fotografiche che Lunghi ha presentato la scorsa estate all’Isola d’Elba: Tacet, un elogio al silenzio per riscoprirsi esseri pensanti e articolati, per valutare i propri limiti, un’ode alla capacità di ascolto che l’uomo moderno sta perdendo progressivamente abbandonandosi a rumori inconcludenti.
«Tacet traduce in immagini il senso del silenzio e coglie i dettagli di un tempo trascorso – illustra Lunghi – Dal Tavolo di Hervé Guibert agli ambienti frugali dell’Eremo di Santa Caterina che hanno accolto oltre duecento intellettuali provenienti da ogni angolo del mondo per creare, studiare, progettare, cercare e lasciare una loro traccia in questo luogo unico dell'Elba».
Le fotografie di questa serie intendono raccontare gli interni che in quarant'anni non hanno subito trasformazioni, dunque angoli, interstizi e frammenti di spazi che sono stati testimoni di storie individuali quanto della nascita di opere universali.
«In Absentia, invece, è la mia prima riflessione estetica su come rappresentare il silenzio in fotografia – prosegue Lunghi – E la soluzione visiva che ho trovato più efficace, più aderente alla mia concezione, è stata mettere in dialogo le singole foto in polittici».
Il soggetto è l’architettura di Forte Falcone a Portoferraio. La fortezza fu ideata da Giovan Battista Bellucci su commissione di Cosimo I De’ Medici, mentre la costruzione si concluse nel 1548 sotto la direzione di Giovanni Camerini. «In Absentia è nata in due momenti distinti: il primo, quello degli scatti, era emotivo e dettato dalla contemplazione degli spazi architettonici. Il secondo, più meditato, è dovuto all’ispirazione che una musica in particolare mi ha trasmesso – conclude Lunghi – lasciandomi trasportare dalla colonna sonora composta da Thom Yorke, il frontman dei Radiohead, per il film Suspiria di Guadagnino».
Andrea Lunghi appartiene a una generazione nuovamente attratta dalla ricerca di una bellezza trascendente: «Ma è anche un uomo del suo tempo – commenta Susanna Ragionieri, docente dell’Accademia delle Belle Arti di Firenze – e un artista capace di ascoltare la voce dei luoghi per suscitare nuovi pensieri; quindi i volumi scomposti usando la scala di grigi della pellicola come una sensibilissima tavolozza sulla quale i raggi di luce disegnano le loro trame assolute, sono poi ricomposti e associati sulla pagina in modo da rimandare a un altrove del ricordo e dell’immaginazione, in una poetica sovrapposizione tra dimensioni possibili».