Ofioliti e Nisportino. Le rocce che formano i monti e le falesie che da Capo Vita costeggiano Monte Grosso - con le tracce della sua piccola miniera di manganese - salgono al Volterraio, scendono alla Rada e alla Villa romana delle Grotte, e arrivano a meridione fino al santuario di Monserrato sopra Porto Azzurro, sono porzioni del fondo marino di un bacino di origine oceanica, oggi scomparso, che dal Giurassico medio all’Eocene medio si apriva nell’area ligure-piemontese. Sono rocce magmatiche ofiolitiche (gabbro, serpentinite, basalto: 170 - 150 Ma) e sedimentarie (diaspri, calcari selciferi di Nisportino, calcari a Calpionelle e argille a Palombini: 150 - 100 Ma), sradicate dal loro substrato e giunte fino alle nostre contrade durante l’orogenesi appenninica, fra 30 e 10 milioni di anni fa (Oligocene medio - Miocene superiore.
Il Volterraio. La Fortezza del Volterraio domina la Rada di Portoferraio. Venne edificata nel Medioevo dai Pisani, ma le sue fondamenta si perdono nella storia e nei miti del popolo etrusco. Dal suo camminamento di ronda il panorama dell’Arcipelago è grandioso. La storia lo rende il simbolo della indomita resistenza elbana alle incursioni di Barbarossa e Dragut: “depredarono e saccheggiarono tutti i castelli e i luoghi aperti dell’isola posti a ferro e fuoco, meno che l’inaccessibile fortezza del Volterraio edificata sopra un dirupo sasso, di cui non riuscì loro impadronirsi” scrive ai primi dell’Ottocento Lorenzo Taddei Castelli. Il dirupo sasso è una tavolozza di colori: è fatto di rossi diaspri e basalti, coperti dal profondo verde delle leccete, dal giallo delle ginestre e dall’azzurro della lavanda, dal bianco e viola del cisto; emergono imponenti sughere e olivi selvatici. Il Parco Nazionale, proprietario della Fortezza organizza visite guidate in cui si integrano aspetti paesaggistici, storici e naturalistici.