Tantissimi anni fa due noti bambini di nome Cristian e Michele figli del potente Dio Apollo e della Dea Vene-re, durante un pomeriggio in cui erano pervasi da un forte senso di noia, pensarono di provare a fare una nuova esperienza.
Si incamminarono così verso i piedi dell’Olimpo, Michele, che era un tipo molto intelligente e socievole, propose di andare a vedere a cosa giocavano i figli degli umani, Cristian che al suo opposto aveva un carattere un po’ scontroso e solitario anche se titubante accettò.
Arrivati vicino ad un borgo abitato con molta cautela si misero a spiare gli abitanti, i bambini erano divisi in gruppi, alcuni si stavano rincorrendo mentre altri erano seduti a parlare di cose come chi fosse il più forte o il più bello.
Cristian scherzando propose di andare a fare amicizia ma Michele pensò che stesse dicendo sul serio e si avvicinò. Quando erano a pochi metri di distanza Cristian fu colpito da una sfera tonda chiamata palla e così, infastidito, prese e se ne andò senza dire neanche una parola.
Michele incominciò ad inseguirlo sotto gli occhi puntati di quei bambini che avevano assistito alla scena. Arrivati nuovamente ai Piedi dell’Olimpo, Cristian chiarì la situazione con Michele e insieme si misero in cammino verso la cima dell’Olimpo.
Arrivati in cima all’Olimpo, trovarono il loro nonno, il potente Dio Zeus ad attenderli, che gli propose un gioco con il quale egli aveva formato molti oggetti usati non solo dagli Dei ma anche dagli umani.
Il gioco consisteva nel rendere reale ciò che si vedeva raffigurato nelle nuvole.
Vennero fuori diversi palloni, alcuni secchi, dei sassi, un divano e un comodino questi oggetti non entusiasmarono i ragazzi che li classificarono come già visti. Però, improvvisamente, con una delle nuvole Cristian creò un oggetto mai visto prima, una sorta di mezzo di trasporto alimentato dalla forza delle gambe di chi era seduto su un piccolo cuscinetto triangolare.
I ragazzi giocarono tutto il giorno con questo nuovo mezzo che li entusiasmava tanto, verso sera volevano vedere anche quale potesse essere la reazione degli umani a questa nuova invenzione, così decisero di portarla al borgo e lasciarla là per tutta la notte sperando che al mattino i ragazzi del borgo la trovassero. Decisero anche che dopo qualche giorno sarebbero tornati a verificare il risultato della loro invenzione.
Passarono così alcuni giorni e i ragazzi si recarono al borgo dove trovarono circa una cinquantina dei loro mezzi, si avvicinarono e sentirono che gli umani le chiamavano biciclette.
Da quel giorno, i bambini della terra grazie all’invenzione di Cristian e Michele iniziarono ad utilizzare la bicicletta.
Cristian Barra e Michele Nencioni