Il Presidente della Regione Toscana Enrico Rossi commentando le notizie relative alla nuova "furia popolare", contro monumenti dedicati a persone, ritenute a torto o a ragione (spesso a torto, pensando che qualcuno se l'è presa perfino con Ghandi), simboli delle ideologie razziste, ha pubblicato sulla sua pagina facebook una riflessione che riguarda direttamente, nella sua ultima parte, uno "sgarbo" patito dalla storia della nostra comunità insulare, ecco quello che scrive il Presidente:
Accade che la furia popolare in certe situazioni si rivolga contro le statue del passato e voglia abbatterle.
Ma chi ha compiti di direzione e responsabilità politica non può assecondare questa furia o peggio incitarla, perché rimuovere il passato è come creare un vuoto su cui non si costruirà nulla, né il futuro e neppure la consapevolezza degli orrori, delle infamie e delle tragedie.
Tutelare il passato significa poterlo criticare e trarre spunto per provare a non ripetere gli errori o almeno stabilire analogie e connessioni con il presente che servano a capire e a cercare la strada più giusta.
Certo questo non esclude che, sempre nella storia, ci siano stati e ci siano momenti che esprimono una tale volontà di cambiamento e di rottura con il passato da scagliarsi contro le statue di dittatori -Mussolini, Stalin, Saddam Hussein, ecc- e i simboli del regime che si vuole abbattere.
È accaduto e continuerà ad accadere e in parte è comprensibile e persino giusto.
Tuttavia, se a questa carica distruttrice si dovesse trovare una soluzione meno distruttiva, per evitare che certe figure abominevoli del passato e meritevoli di condanna senza appello debbano continuare a dominarci dall’alto dei loro monumenti negli spazi pubblici, forse, si dovrebbe puntare ad una musealizzazione delle statue e dei simboli per conservare la memoria critica di ciò che comunque appartiene alla storia umana.
A proposito della furia popolare, mi ha sempre colpito la vicenda della distruzione della biblioteca di Alessandria, la più grande e ricca biblioteca del mondo antico.
Quanto a Churchill e Montanelli, l’unica cosa che viene da dire è giù le mani dai grandi.
Peccato che, a destra, nessuno abbia detto la stessa cosa quando all’Est si sono distrutte le statue di Karl Marx, uno dei più grandi pensatori moderni, che con lo stalinismo aveva nulla a che vedere.
Più a livello locale, in Toscana, la giunta di destra in carica a Portoferraio fino a non molto tempo fa aveva deciso di togliere l’intitolazione di una piazza all’anarchico Pietro Gori che in Toscana spese gran parte del suo impegno a promuovere gli ideali di liberazione delle classi oppresse.
Prima di concludere il mio mandato intendo celebrare al meglio la sua memoria.
Enrico Rossi
Crediamo che il proposito espresso dal Presidente Rossi, di compiere un gesto, almeno parzialmente risarcitorio, di quell'atto che resta (e resterà) come una vergogna meschina, come un vulnus storico, come una manifestazione di "miseria umana e culturale", sia "cosa buona e degna".
Suggeriamo, e ci pare ovvio, che il teatro di questo omaggio sia lo stesso in cui, in in una livida mattinata invernale, si consumò la "detitolazione", la piazza, sulla quale si affacciano Il palazzo comunale della Biscotteria e (quella non avrebbero avuto il cuore e le palle per rimuoverla) la lapide statuaria di Pietro Gori, che ha una sua storia, che fu avventurosamente salvata "dall'iconoclasta mazzuolo fascista", come qualcuno ebbe a scrivere.
Suggeriamo ancora al Presidente che (Covid permettendo) tutto ciò, in forma di festa, si compia il prossimo 14 Agosto, nel 155° anniversario della nascita di un gigante del pensiero, oltraggiato da una pattuglia di autocratiche e fallite mezze cartucce.
Ci sarà anche il sole, è quasi certo, e la voglia di cantare "date fiori ai ribelli caduti/ con lo sguardo rivolto all'aurora/ al gagliardo che lotta e lavora/ al veggente poeta che muor"
sergio rossi
(Foto di Gian Carlo Diversi)