Se è vero che l'accesso alla cultura determina un incremento del benessere sociale del territorio in termini di innalzamento del livello intellettuale e dell'istruzione della società civile e che questo ricade direttamente sulle interazioni sociali e sui bisogni relazionali degli esseri umani, il dovere degli Amministratori dovrebbe essere quello di rendere la cultura il più possibile fruibile e disponibile a tutti.
Nei magazzini della Pinacoteca Foresiana ci sono così tante opere d'arte, libri preziosi, disegni antichi e documenti storici, da poterci allestire tutta la ex Caserma De Laugier, comprese le retrostanti fucine restaurate e mai utilizzate, e trasformarla in un Museo d'importanza internazionale.
Si tratta di un enorme patrimonio che il Comune di Portoferraio possiede dal 1914, quando Mario Foresi, discendente di un'illustre famiglia elbana, decise di donare la sua inestimabile collezione alla sua isola, anziché lasciarla alla propria discendenza. Una collezione che negli anni si è arricchita ancora di più, grazie a numerose donazioni preziose ed importanti e che da anni resta nascosta a tutti, impossibile da ammirare.
Il periodo di massima accessibilità al pubblico di questo tesoro composto da migliaia di libri e documenti e svariate centinaia di dipinti fu dal 1924 al periodo precedente la II Guerra Mondiale.
In quell'arco di tempo un gran numero di opere rimasero esposte su tutto il secondo piano del Palazzo della Biscotteria, poi la fondata paura dei bombardamenti suggerì di spostare tutto al piano terra della Villa Napoleonica di San Martino.
La nuova striminzita versione della Pinacoteca Foresiana risale al 1992, ma non rende giustizia all'enorme ricchezza di cui Portoferraio dispone.
All'epoca dell'allestimento dell'ultima esposizione, si usò un criterio di selezione che, considerato l'esiguo spazio a disposizione, voleva più che altro fornire un'idea dell'immensa varietà di opere appartenute ai Foresi, ed è questa l'unica chiave di lettura che ci consente di capire cosa ci facciano nella stessa stanza un Lloyd, due Nomellini e alcune stampe d'inizio secolo scorso, e più in generale, come mai si trovino insieme stili ed epoche diverse, quadri di scarso valore e opere di pregiatissima fattura costrette ad una convivenza forzata.
L'Assessore alla Cultura Antonella Giuzio, che ci pare sia stata lasciata abbastanza sola dal resto della Giunta a gestire una questione di tale portata, assicura che alcune iniziative nell'ottica dell'accessibilità al nostro patrimonio artistico siano state avviate. A breve sarà infatti allestita una mostra permanente sul tema di Cosmopoli, che andrà ad occupare una sala del Forte Falcone. Saranno esposte una serie di opere, documenti e disegni relativi alla Città di Cosimo che in parte provengono dai nostri magazzini e in parte sono costituite da prestiti dei Musei Fiorentini.
La seconda iniziativa ispirata dall'imminente bicentenario Napoleonico, riguarda invece un ulteriore restringimento dell'attuale Pinacoteca per far spazio ad una saletta dedicata all'Imperatore e per la quale, non si capisce come mai non sia stata scelta una sistemazione più idonea, la Villa dei Mulini per esempio, che, come da promesse risalenti ad alcuni mesi fa, dovrebbe essere pronta entro la prossima stagione turistica.
Nonostante l'impegno dell'Assessore quindi, la maggior parte di questo nostro tesoro, tra cui numerosi quadri di Pietro Senno, molti esempi di Macchiaioli, e anche un piccolo bellissimo Santo in estasi di Guido Reni, autore del seicento esposto nei maggiori Musei del mondo, continuerà a rimanere esposta solo ai tarli e nascosta agli occhi del pubblico fino a quando non arriveranno amministratori con il coraggio di sognare e realizzare progetti culturalmente grandiosi.
Tatiana Paolini