Lo abbiamo presentato pochi giorni fa a Portoferraio, questo bel libro di Laura Pagliantini sull’archeologia dell’Isola d’Elba, ospiti del Comune di Portoferraio e della Assessora alla Cultura Nadia Mazzei e con la collaborazione di Rossella Celebrini. Del libro si parlerà ancora martedì 21 luglio alle ore 21.30, nel cortile delle Scuole Elementari di Marina Campo.
Un libro, soprattutto quando è così imponente e importante, nasce dalla mente (ci mancherebbe altro!) ma anche dall’anima, dalla pancia, dal sangue e dai nervi, soprattutto dai nervi. Un libro, in fondo, è, oltre che il prodotto di una (o più) intelligenza, anche l’esito di un momento di applicazione, su un certo oggetto e in un certo punto, di una formidabile energia, che si applica alla materia e la trasforma, lentamente, forse in maniera quasi impercettibile ma la trasforma, inesorabilmente, ci vogliano settimane, mesi, anni o anche più. Un libro scaturisce dal genio, da competenze e conoscenze, dallo studio e dall’applicazione, ma anche dallo sprigionarsi dell’energia mentale e da una sorta di aspirazione alla fertilità, anche dal desiderio di fecondità e dalla umana aspirazione a trovare un punto di equilibrio tra il caos che la fecondità inevitabilmente porta con sé e un’armonia da costruire. Spesso è una inesorabile lentezza che ci fa arrivare lontano, più che una banale presunzione di velocità.
Un’ora dopo la fine della sua scrittura un libro non è più tuo ma di chi lo leggerà e, in qualche modo, se ne servirà, per imparare, per coltivare sé stessi, al peggio per metterlo sotto la zampa del tavolino
Il libro di Laura, che giunge a conclusione, al tempo stesso, al principiodi unlungo percorso di ricerca e di crescita, è una pietra miliarenella storia della ricerca sull’isola. Frutto della rielaborazione della sua tesi di dottorato, il libro tratta una grande mole di dati, desunti dalla letteratura archeologica sull’isola, dai contatti con le associazioni, dalla collaborazione con la Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio di Pisa-Livorno e, non ultima, dalla generosità di uno dei padri indimenticabili dell’archeologia elbana: Gino Brambilla. I dati presentati in questo lavoro sono stati tutti informatizzati e possono essere oggetto di diverse elaborazioni, via via finalizzate alla tutela dei beni archeologici e del paesaggio, alla apertura di nuovi items di ricerca sul patrimonio culturale, alla valorizzazione, alla comunicazione a fasce diverse di pubblico.
Un giovane collega dice che in questo lavoro si legge “l’influenza della migliore tradizione senese in fatto diarcheologia globale dei paesaggi”. Per il sottoscritto, questo apprezzamento rappresenta il riconoscimento di decenni spesi a cercare di spiegare quali sono i molteplici valori del poliedro che chiamiamo “paesaggio”. Mi fa anche tornare a tempi ormai lontani, a quando la giovane studentessa senese mi chiese la tesi di laurea, dopo una difficile campagna di scavo estiva in riva al mare, nel golfo di Baratti, a Populonia.
I dati storici e archeologici dei diversi periodi (preistoria e protostoria, Etruschi, Romani, tarda antichità) sono sempre letti alla luce delle diverse geografie che compongono l’isola ma non solo: non manca mai la contestualizzazione con i vicini comprensori della Corsica, della Sardegna, di Populonia. Con il fine di ricostruire il paesaggio si costruisce una narrazione scientifica che si fa anche diffusione pubblica, attraverso un linguaggiosempre chiaro ed evocativo. Il libro potete leggerlo dalla prima all’ultima pagina oppure farne una lettura non continua, a seconda dei vostri interessi, scorre sempre. Ogni capitolo ha una sua propria autonomia pur inserendosi in una coerente trama generale.
Emerge qui la profonda consapevolezza dell’Autrice per gli aspetti pubblici della ricerca (archeologica ma non solo). Senza l’impegno pubblico verso lacomunità dell’Elba questo libro mancherebbe di una parte importanteo, addirittura, fondamentale.L’aspetto pubblico della ricerca sui paesaggi fa di Laura una figura attiva nellacomunità eposa un mattone utile a costruire un futuro diprospettive sostenibili per l’isola.
Questo libro è, dunque, un punto di arrivo nella carriera di una giovane e brillante studiosa. Ma può, deve, vuole essere anche un punto di partenza verso nuovi ed entusiasmanti orizzonti di crescita, culturale ma non solo, per la comunità dell’isola e per le molte persone che la amano e la frequentano.
Non c’è conoscenza senza ricerca di qualità e non c’è comunicazione senza conoscenza.
Franco Cambi
Dipartimento di Scienze Storiche e dei Beni Culturali
Università degli Studi Siena