C'erano una volta sei navigatori, che percorsero l'Adriatico. Navigarono per circa sette anni, finché non attraccarono nell'isola degli Ormu, creature alte all’incirca quindici centimetri, assomiglianti a degli gnomi, con bocca sottile e sempre il sorriso stampato in faccia. All'inizio ebbero paura degli uomini, ma il Re degli Ormu, si fece coraggio e dette la mano a tutti, come segno di benvenuto. Dopo un po' uscirono tutti dalle casette. Gli uomini erano molto felici ed eccitati di conoscerli, visitarono tutta l'isola e dissero che era molto accogliente, precisa e pulita nei minimi dettagli; le casette a forma di nuvola erano piccole, ma spaziose per loro, soffici e piene di attrezzi.
Gli gnometti passavano il tempo scrivendo poesie e racconti, oppure inventavano nuovi oggetti per svolge-re i lavori di casa. Essi andavano alla 'nuvoletta', una specie di scuola, dove imparavano le lingue, la gram-matica, la geografia, la storia, ma soprattutto l'arte della scrittura. I piccoli gnomi avevano un rapporto molto stretto con i Marl, altri gnomi con capacità diverse: sapevano cantare,ballare e suonare. I Marl, infatti, invitavano molte volte gli Ormu a feste e concerti, con banchetti colmi di cibo.
I Marl vivevano in piccoli alberi tutti diversi. Essi erano alti circa diciassette centimetri, avevano un viso rotondo, occhi grandi, una bocca sorridente e portavano sempre un cappellino a forma triangolare che ogni Marl aveva di colore diverso per differenziarsi dagli altri. L'isola dei Marl, Marlzeta, era stracolma di cibo. I Marl barattavano sempre con gli Ormu il cibo in cambio di oggetti utili per la casa. Ai Marl oltre a ballare, cantare, e suonare, piaceva molto fare sport, per questo erano muscolosi, e di conseguenza attiravano le Marlene. Alle femmine invece piaceva molto cucinare e fae lunghe passeggiate. Nella loro isola c'era anche un grande parco acquatico dove molto spesso andavano a giocare anche gli Ormu. Nell'isola dei Marl, per andare da una via all'altra c'era un trenino; il biglietto costava un honer. Inoltre ai Marl piaceva sopratutto nuotare; di solito facevano gare contro gli Ormu e il vincitore si aggiudicava uno scatolone pieno di dolci.
Gli uomini conobbero entrambe le popolazioni e visto che erano così ospitali e giocherelloni gli insegnarono un nuovo gioco: nascondino. In tutte e due le isole si sparse il nuovo divertimento portato dagli uomini, che diventò famosissimo. Ormai sia Ormu che Marl ci gio-cavano con regolarità scoprendo nascondigli sempre più difficili da individuare.
Le due isole erano collegate da un ponte costruito dalle due popolazioni. Gli Ormu avevano un cappello a punta con un sonaglio in cima con attaccata una penna con cui scrivevano; quel cappello si poteva trasformare in qualsiasi cosa. Dopo la visita del paese, gli uomini, cercano di fare più conoscenza con gli abitanti. Uno degli uomini cercò di parlare con uno degli Ormu, ma quest'ultimo essendo troppo timido si sforzò troppo, il cappello impazzì e si trasformò in un drago, che in un attimo bruciò quasi tutta l'isola, e tutti gli Ormu scapparono dai Marl. Visto che l'isola era quasi tutta bruciata, tutti gli abitanti dell'Ormulandia diventarono tri-sti e arrabbiati e contagiarono anche i Marl.
Un giorno però arrivò un Dio, il Dio del mare chiamato Gurk, che stanco di questa tristezza, rivoluzionò tutto, cambiò persino l'aspetto esteriore delle isole. I Marl e gli Ormu incominciarono ad inventarsi oggetti di tutte le tipologie. Incominciarono anche a dipingere, cucire, cucinare e a vendere oggetti, con la stessa moneta chiamata Honer. Con banchetti colmi di cibo la domenica si riunivano in un prato. Gli uomini si sentivano in colpa per l'accaduto ma gli Ormu e i Marl si affezionarono particolarmente a loro. Tuttavia arrivò il giorno in cui gli ospiti dovettero partire per tornare a casa. Il giorno precedente alla partenza, divenne la giornata più bella della loro vita. Si sve-gliarono tutti verso le sette del mattino e alle nove e mezzo andarono a farsi una camminata fino ad arrivare ad una spiaggia sconosciuta che chiamarono Omus in onore degli uomini sbarcati sulle loro terre. In quella spiaggia alcuni fecero il bagno altri, con gli uomini, giocarono a calcetto e a volley; altro gioco che gli avevano insegnato. Gli uomini prendevano sulle spalle gli Ormu e i Marl. A pranzo ritornarono in paese e man-giarono un panino in un prato verde, accogliente e pieno di vegetazione. Dopo aver finito di mangiare anda-rono in un parco dove si poterono rilassare mezz'oretta mentre i piccoli giocavano sulle altalene e sugli scivoli. Più tardi si fece l'ora di andare a dormire e con il pensiero che il giorno dopo i navigatori sarebbero dovuti partire, tutti si salutarono e andarono a letto.
I navigatori prima di lasciare le due isole volevano salutarne tutti gli abitanti, ma si accorsero che erano già tutti al porto ad aspettarli. I Marl e gli Ormu, una volta visti gli amici navigatori scoppiarono a piangere andandogli in contro. Gli uomini partirono lasciando gli abitanti tristi e malinconici ma colmi di splendidi ricordi e dei meravigliosi 'insegnamenti ricevuti; primo fra tutti l’arte di vivere al meglio la propria vita.
Racconto scritto a quattro mani da Silvia Ciulli e Marta Corsi