L'associazione Culturale Rio nell'Arte propone, per il prossimo appuntamento di sabato 17 ottobre presso il Teatro Garibaldi, la TOSCA di Giacomo Puccini (1858-1924) registrata dal vivo alla Metropolitan Opera nel marzo 1985 con Hildegard Behrens, Placido Domindo, Cornell MacNeil, Italo Tajo, direttore d'orchestra Giuseppe Sinopoli, regia e scene di Franco Zeffirelli.
ADDIO ALLE “PICCOLE COSE”- Per ironia della sorte, l'opera che contende alla Bohéme il titolo della più fortunata tra tutte quelle di Puccini, universalmente apprezzata com'è per la concisione drammatica, l'immediatezza espressiva e il realismo dell'ambientazione, è quella che ebbe la gestazione più lunga. Dal 1889, anno in cui compaiono i primi accenni a Tosca nell'epistolario pucciniano, ci vollero infatti quasi undici anni prima che l'opera giungesse finalmente al debutto. Un'elaborazione tanto lunga fu dovuta non solo all'abituale lentezza del compositore, ma anche all'aperta ostilità che i librettisti, Luigi Illica e Giuseppe Giacosa, il fortunato duo che nel 1896 aveva firmato proprio la Bohéme, manifestarono fin dall'inizio nei confronti di un soggetto da loro ritenuto del tutto inadatto al teatro musicale.
Fu quello del resto un periodo decisivo sia per la carriera di Puccini, che proprio in quegli anni era impegnato a consolidare la sua fama. La scena del melodramma stava conoscendo una fase di straordinaria vitalità con il fiorire di una nuova generazione di compositori, da Mascagni e Leoncavallo a Giordano, Cilea, Franchetti e altri, oltre allo stesso Puccini. Era nata la cosiddetta “Giovine Scuola”, termine coniato per indicare non tanto un'identità di stile e di gusto (il fenomeno produsse in realtà opere assai differenti tra loro) quanto una fortunata stagione creativa, improntata alla cosciente ricerca di nuovi moduli, drammaturgici e musicali, per rianimare le plurisecolari sorti dell'opera italiana giunta al termine della sua fase romantica.
Proprio per venire incontro a tale esigenza di novità e alla necessità di attirare il pubblico con soggetti di forte impatto emotivo, Puccini aveva rivolto la sua attenzione al dramma in cinque atti di Victorien Sardou, La Tosca, cui ebbe modo di assistere riportandone una profona impressione. Vi riconobbe subito quel soggetto e quei personaggi che andava cercando per scrollarsi di dosso il cliché di “cantore delle piccole cose”.
Tosca è considerata l'opera più drammatica di Puccini, ricca com'è di colpi di scena e di trovate che tengono lo spettatore in costante tensione. Il discorso musicale si evolve in modo altrettanto rapido, caratterizzato da incisi tematici brevi e taglienti, spesso costruiti su armonie dissonanti.
La vena melodica di Puccini ha modo di emergere nei duetti tra Tosca e Mario, nonché nelle tre celebri romanze, una per atto (Recondita armonia, Vissi d'arte, E lucevan le stelle), che rallentano in direzione lirica la concitazione della vicenda.
L'acme drammatica è invece costituita dal secondo atto, che vede come protagonista il sadico barone Scarpia, in cui l'orchestra pucciniana assume sonorità che anticipano l'estetica dell'espressionismo musicale tedesco.
La trama si svolge a Roma nell'atmosfera tesa che segue l'eco degli avvenimenti rivoluzionari in Francia, e la caduta della prima Repubblica Romana in una data ben precisa: martedì 17 giugno 1800, qualche giorno dopo la Battaglia di Marengo.
L'appuntamento è per sabato 17 alle 17:30 a Rio nell'Elba presso il Teatro Garibaldi.
Ingresso libero con obbligo mascherina