Pianosa è un’isola dell’Arcipelago Toscano, nel Comune di Campo nell’Elba, conosciuta, in particolare, per il suo passato di isola carcere. Nel 1998 la struttura penitenziaria fu dismessa e l’isola divenne parte integrante del Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano. Date le sue peculiarità storico/archeologiche l’isola è stata posta interamente sotto vincolo archeologico con DR del 24.03.2005. Il progetto del Parco archeologico dell’isola di Pianosa, presentato dalla Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le province di Pisa e Livorno e finanziato dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali e per il Turismo, nell’ambito del Piano Strategico Grandi Progetti Beni Culturali, prosegue il percorso di valorizzazione geo-archeologica dell’isola di Pianosa, in atto da alcuni anni, ideato e portato avanti dalla dott.ssa Lorella Alderighi, funzionario archeologo della Soprintendenza, e dal prof. Luca Maria Foresi, geologo dell’Università di Siena, con il sostegno del Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano.
Già nel 2015, infatti, grazie ad un accordo tra la allora Soprintendenza per i Beni Archeologici della Toscana, il Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano ed il Dipartimento di Scienze Fisiche della Terra e dell’Ambiente dell’Università di Siena, è stato possibile dare inizio ad un percorso per la valorizzazione dei siti geologici, paleontologici e archeologici dell’isola di Pianosa.
Due ulteriori successivi accordi hanno portato alla ripulitura e sistemazione con pannelli didattici di alcuni siti geologici ed archeologici, al fine della loro fruibilità, e alla pubblicazione, nel 2017, di una guida scritta comprendente un inquadramento geo-archeologico nonché le schede di 20 siti, in massima parte situati all’interno della zona protetta, e finora inaccessibili se non agli specialisti del settore.
Grazie alla collaborazione con questi Enti ed inoltre con il Comune di Campo nell’Elba e l’Associazione per la Difesa di Pianosa, e a seguito di un finanziamento del Ministero dell’Università e della Ricerca scientifica, è stato inoltre possibile allestire nella ex Direzione del Carcere, il primo nucleo del Museo delle Scienze Geologiche ed Archeologiche dell’isola di Pianosa, ormai completato ed in attesa di poter essere inaugurato. Nell’ambito prettamente archeologico, i lavori degli ultimi anni si sono concentrati nell’area di Poggio Belvedere, con la ripulitura stratigrafica della “Grotta dei due scheletri”, rinvenuta nel 1864 e descritta da Raffaello Foresi e da don Gaetano Chierici nella seconda metà dell’800, e lo scavo di una Grande struttura a pozzo, con diametro di circa 5,30-6 m e profondità di 6 m, nelle pareti della quale si aprono da un lato tre nicchie di cui una fornita di ulteriori due cavità, e dall’altro un dromos di accesso al “pozzo” lungo 6,50 m, largo da 2 a 3,20 m e profondo 3,70 m. La struttura maestosa è una delle 4 strutture “a pozzo” che don Gaetano Chierici nella sua breve permanenza in Pianosa, un mese per ciascuno degli anni 1874 e 1875, individuò ma indagò solo in parte.
Proprio la zona di Poggio Belvedere è nota per il ritrovamento di numerose sepolture di età preistorica o protostorica, del tipo definito da Chierici “a forno” e “a vaso”; si trova all’interno della zona protetta dell’isola e per larga parte è interessata da grotte artificiali scavate nel piano di calcarenite (la “formazione di Pianosa”) individuate da don Gaetano Chierici nel 1874-75 (qui si trovano la maggior parte delle 111 da lui scoperte ma solo parzialmente indagate). L’area appare quindi di eccezionale potenziale archeologico ed inoltre la zona può essere indagata stratigraficamente senza alcuna difficoltà in quanto lo scavo è in area piana e facilmente raggiungibile; lo scavo delle grotte artificiali ivi situate e che rimarranno a vista dopo l’indagine, aggiungerà visibilità all’isola anche per l’importanza archeologica, importanza già nota agli studiosi ma non abbastanza divulgata, attraendo anche flussi turistici legati a percorsi culturali dell’arcipelago e del Mediterraneo. Obbiettivo del progetto è, infatti, la creazione di una grande parco archeoloico, dal Poggio Belvedere al già famoso complesso monumentale del “Bagno di Agrippa”, che, sebbene non esaurisca il potenziale archeologico dell’isola, permetta tuttavia di ritagliare un’area di eccezionale valore archeologico destinandola alla fruizione con l’accompagnamento di guide appositamente formate; un’area dove sia possibile esplorare e conoscere la storia dell’isola fin dalla propria formazione (l’area comprende al suo interno punti di osservazione di stratificazioni geologiche) arrivando ai primi insediamenti umani e alle sepolture in cavità artificiali, per poi giungere, attraverso le attività produttive di età etrusca (fusione del minerale ferroso) e romana (palmento) al maestoso edificio di otium del “Bagno di Agrippa”. Il progetto, verrà portato avanti dalla Soprintendenza in accordo con gli Enti già coinvolti nella tutela e valorizzazione dell’isola: Il Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano, il Dipartimento di Scienze Fisiche della Terra e dell’Ambiente dell’Università di Siena, e con la collaborazionen dell’Amministrazione penitenziaria e del Comune di Campo nell’Elba.
Nel dettaglio, il progetto prevede diverse tipologie di interventi: scavo stratigrafico, restauro e messa in sicurezza della strutture ipogee di Poggio Belvedere e delle altre strutture archeologiche in vista come il Bagno di Agrippa; valorizzazione e messa in rete dei siti di interesse geo-paleontologico e archeologico già individuati; implementazione dell’esposizione museale. I siti, nel loro complesso, anche collegati con percorsi specifici potranno dare maggiore risalto al valore archeologico/naturalistico dell’isola; Pianosa potrebbe attirare su di sé un interesse pari a quello di altre isole del bacino Mediterraneo come la Corsica, la Sardegna e Malta con le loro strutture tipiche della preistoria e protostoria mediterranea e la frequentazione fino in età romana. La finalità primaria, che riassume in sé i vari aspetti descritti, coincide con la fruibilità per il pubblico di un’area di eccezionale importanza e con il rilancio della valenza culturale dell’isola su scala internazionale.
Intervento della dott.ssa Lorella Alderighi, funzionario archeologo della Soprintendenza