“Indignati per gli atti vandalici che hanno compromesso l'opera d'arte di valore inestimabile realizzata dal maestro Italo Bolano. Nostro dovere intervenire per il recupero e fare sì che atti del genere non abbiano a ripetersi". Così risponde con una nota l’amministrazione di Capoliveri e ci auguriamo che sia l’inizio di una nuova fase storica in questo senso, perché la conservazione delle opere di interesse storico e artistico è prima di tutto un dovere stabilito dalla Legge e in particolar modo da parte delle Amministrazioni pubbliche.
Tuttavia non possiamo non riportare ancora una volta le strazianti parole della vedova Bolano riguardo alle Opere a suo dire abbandonate del marito e nostro amico che da poco ci ha lasciati. La signora Alessandra scrive: (…) Sta di fatto che quest’opera versa oggi in uno stato veramente pietoso e indecoroso. Spray e scritte con pittura bianca (spicca di più) lordano ovunque la parte bassa della ceramica in una gara a chi arriva più in alto. Ma soprattutto spicca la sovrastante grande ceramica che portava la scritta CAPUT LIBERUM e un orologio che scandiva il trascorrere del tempo, quasi completamente distrutta! C’e’ rimasto un pannello e qualche frammento. Ci è stato detto che è stata utilizzata per una gara di “pallonate” a chi riusciva a colpirla con un tiro veramente notevole perché alta oltre 10 metri. Non esistono parole per commentare questi fatti, nell’assoluto silenzio di chi dovrebbe vigilare. Siccome però ritengo che le sterili polemiche non servano a nulla faccio pubblicamente appello all’amministrazione affinché metta mano a questo scempio che offre uno spettacolo di degrado in uno dei più bei paesi dell’Isola e una sorta di “placet” affinché chi vuole danneggiare danneggi senza nessun timore di essere scoperto.(…)
Riguardo poi all’Opera che presentiamo in fotografia è la stessa vedova che aggiunge che per anni si discusse coi vari sindaci per trovarle una decorosa sistemazione sul mare ma che poi come si può vedere è finita vicina ai cassonetti della spazzatura e che ci sono molti modi di deturpare un’opera: questo è dovuto all’ignoranza (…). Sottoscriviamo appieno la forma e il contenuto dello sfogo. Anzi, riteniamo che sia non un dovere soltanto, ma prima ancora un obbligo morale prestare la massima attenzione alla tutela del nostro parimonio storico e artistico da parte delle Amministrazioni Pubbliche. A questo proposito leggiamo: (…) Il decoro dell’urbe è, in effetti, variamente indicato quale oggetto di protezione da talune differenti normative di settore: se è vero che, prima di tutto, viene alla mente il decoro (qui nello specifico) dei beni del patrimonio storico-artistico, tutelato dal Codice dei beni culturali e del Paesaggio, d.lgs. n. 42/2004, vi sono riferimenti ad esso anche nello stesso decreto legislativo nella parte relativa al paesaggio; di decoro parla pure il codice dell’ambiente, d.lgs. n. 152/2006, nell’art. 232-ter, una breve norma introdotta dall’art. 40, comma 1, l. n. 221/2015 in materia di divieto di abbandono di rifiuti di piccolissime dimensioni; a questi vanno aggiunti i regolamenti edilizi comunali adottati sulla base dell’art. 4, T.U. Edilizia, d.P.R. 6 giugno 2001, n. 380, l’art. 50, del d.lgs. 18 agosto 2000, n. 267, testo unico delle leggi sull’ordinamento degli enti locali, come modificato dall’art. 8, comma 1, lettera a), l. n. 48/2017, nonché dal d.l. 4 ottobre 2018 n. 113, convertito in legge 1° dicembre 2018, n. 132, in materia di poteri di ordinanza del Sindaco quale rappresentante della comunità locale, ed infine, la legge (da ultimo citata) n. 48/2017 (di conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 20 febbraio 2017, n. 14) in materia di sicurezza delle città. Più analiticamente, pare senz’altro potersi dire che il Codice dei beni culturali e del paesaggio, d.lgs. n. 42/2004, sia probabilmente il testo normativo che, oggi, fa più ampio uso del termine “decoro”. Lo si ritrova, in effetti espressamente menzionato in diverse disposizioni: l’art. 45 (in materia di vincolo indiretto), l’art. 49 (in materia di collocazione di manifesti e cartelli pubblicitari), l’art. 52 (in materia di esercizio del commercio in aree di valore culturale), l’art. 96 (in tema di espropriazione per fini strumentali) e l’art. 120 (sulla sponsorizzazione). Ancora espressamente di “decoro”, parla il d.m. 23 gennaio 2016, n. 44, che all’art. 4, attribuisce alle soprintendenze archeologia, belle arti e paesaggio la competenza ad assicurare la tutela appunto del decoro dei beni culturali ex art. 52 del Codice. In tutti questi casi, il decoro, ancorché non venga mai definito o, quanto meno descritto, pare senz’altro da riferirsi all’esigenza di protezione di un quid pluris rispetto alla dimensione meramente fisica-materiale del bene stesso, ossia il suo significato storico artistico, che trova diretto collegamento col suo essere “testimonianza avente valore di civiltà”, secondo la feconda definizione datane dall’art. 2 del Codice stesso, e prima ancora, dalla nota Commissione Franceschini. (…)
Lo stesso Ministro Franceschini nel 2017, qui all’Elba per ricevere il nostro premio, si espresse in termini molto precisi sull’importanza di tutelare i beni artistici e culturali del territorio e fu perentorio nel ritenere fondamentale un impegno pubblico in tal senso. La nostra parte di privati, e lo abbiamo già scritto, la stiamo facendo sia con gli Eventi che dedicheremo al caro Italo la prossima estate sia tramite la costituenda Fondazione a lui intitolata. Ora tocca al pubblico fare la sua parte e ‘staremo sul pezzo’ vigilando affinchè le parole scritte dai suddetti amministratori non siano parole al vento. Italo Bolano non è stato un artista chiuso nella sua ‘torre d’avorio’ e non ha vissuto chiuso nel suo mondo come capita a tanti artisti. Egli, tramite anche il suo ‘Open Air Museum’, storicizzando da vivo sé stesso ha voluto imprimere un segno indelebile nella nostra comunità isolana. In lui palpitava uno spirito di partecipazione e di comunione dell’Arte come mezzo di scambio culturale e di trasmissione del suo messaggio universale alle nuove generazioni. In questi tempi pandemici dove sembra che stare chiusi in un’aula sia l’unico ‘sapere’ possibile forse il suo concetto di ‘open air’ dovrebbe farci capire di come le nuove generazioni potrebbero avere maggiore possibilità di apprendere vivendo le cose che ci appartengono e che sono intorno a noi, come ad esempio le Opere di Italo disseminate sull’isola: indubitabilmente una pagina fondamentale della storia elbana. I ragazzi dovrebbero poter vivere queste pagine che sono il libro della loro formazione. Difendere l’Istituto Scolastico in quanto tale è sacro, ma far capire ai ragazzi il presente momento storico, tragico e unico, che stiamo vivendo responsabilizzandoli quali giovani studenti in questo senso e fare in modo che sia per loro possibile fruire anche della cultura urbanistico-storica e artistica, oltre che paesaggistica, che ci circonda è un dovere. Anche questo prima morale che altro. Bolano ha precorso i tempi e le sue Opere da valorizzare e conservare con la massima attenzione rappresentano un filo conduttore unico e irripetibile. Abbiamo già detto che attendiamo fiduciosi l’intervento pubblico: la nostra vigilanza sarà inflessibile e scrupolosa.
Jacopo Bononi
presidente Premio Letterario La Tore Isola d’Elba