In occasione del Bicentenario della morte di Napoleone non si può dimenticare Miguel Moutoy da poco scomparso anche lui.
Miguel aveva un forte legame con l’Elba, al punto che al momento del suo pensionamento, lasciò il Belgio e la sua città, per venirci ad abitare insieme a sua moglie Colette.
La passione per Napoleone l’aveva portato ad approdare sul suolo elbano fin dalla metà degli anni novanta per “respirare” l’aria del Grande Còrso.
Moutoy non mancava di partecipare alla rievocazione storica che il 5 maggio di ogni anno si ripete a Portoferraio, grazie alla Petite Armée dell’Isola d’Elba della quale faceva parte.
Indossava gli abiti del generale Bertrand, fedelissimo di Napoleone.
Avrebbe desiderato rappresentare l’Imperatore, ma era troppo alto.
Questa sua imponente statura con indosso l’impeccabile uniforme, completa di feluca, sciabola e decorazioni, non poteva passare inosservata.
Ho avuto la fortuna di incontrarlo molte volte e di ascoltare la sua profonda cultura dell’epopea napoleonica, soprattutto della vita privata del grande condottiero.
Venuto a conoscenza del mio interesse per le abitudini alimentari di Napoleone, dopo aver assistito alla presentazione del mio libro “A tavola con l’Imperatore”, mi fece omaggio di un raro libretto intitolato “ Napoléon chez lui”, scritto nella prima metà dell’800 da Frédéric Masson membro dell’ Accadémie Française des Etudes Napoléoniennes, che conservo con grande cura.
Ogni qualvolta leggo la dedica non può venire meno la mia gratitudine: ”Qui miex que vous, monsieur Alvaro, peut etre le depositaire de ce livre? Mes amitiés M. Moutoy.
Da questo libro ho attinto molte notizie che mi hanno consentito di accrescere la mia modesta conoscenza relativa alle abitudini alimentari, alle preferenze, alle curiosità e stranezze legati a periodi e a luoghi diversi di Napoleone, considerato grande condottiero (a ragione o a torto), grande tombeur de femme (secondo i gossip dell’epoca), ma pessimo buongustaio (forse da ricredersi).
Il sogno di Miguel Moutoy era quello di lasciare la sua grande collezione di cimeli napoleonici all’Elba. Sogno rimasto, forse per sempre, nel cassetto, grazie all’indolenza e alla miopìa di molti amministratori elbani, che nel tempo, non hanno saputo cogliere occasioni come questa.
Alvaro Claudi