È disponibile in tutte le librerie elbane un nuovo libro sul territorio occidentale dell’isola: «Chiessi», scritto da Silvestre Ferruzzi. Il volume illustra la storia e l’ambiente del borgo costiero di Chiessi, facente parte del territorio comunale di Marciana.
L’autore ripercorre, passo dopo passo, le vicende umane e ambientali di questo microcosmo isolano; dalle emergenze del territorio quali la Grotta di Catalano e la Grotta del Catta (ripari naturali utilizzati come ricovero dai contadini in caso di pioggia), ai sette splendidi edifici vinicoli sulle Piane del Capo, alla suggestiva Cava dell’Infernetto dove si estraeva il granito, alla Cava della Porcellana in cui si scavava il caolino, alle formazioni rocciose della Cote Bizzicata, della Cote Tombolata, dei Cotoni, delle Cotete e di Pietra Grossa, alla meridiana naturale fornita dalla Cote dell’Undici. E poi, il mare; il relitto della «navis oneraria» colata a picco di fronte a Chiessi con ben settemila anfore, la Grotta del Diavolo e il semidistrutto Scoglio del Timone. Il Medioevo traspare nei ruderi delle due chiesette dedicate a San Frediano e a San Bartolomeo, in antichi toponimi della zona come Lomentata (dal latino «lomentum», «farina di fave»), Òppito (da «oppidum», «abitato d’altura») e lo stesso «Chiesse», attestato in un documento notarile del 1343. E ancora, le inquietanti apparizioni di «croci illuminate» che avvenivano a Campo allo Feno durante gli abituali spostamenti notturni a piedi tra Chiessi e Marciana. In appendice è riportato integralmente il racconto «Al Semaforo» del 1908, tratto dal romanzo «Thalatta» di Guido Milanesi ed ambientato al Semaforo di Campo alle Serre, edificato nel 1888 sulle alture di Chiessi: vi si racconta la drammatica storia d’amore tra la diciassettenne Marinella di Chiessi e il semaforista genovese Osvaldo Schiaffino.
Il libro, corredato da rare fotografie d’epoca, rappresenta un prezioso manuale per chi intenda conoscere al meglio la vita dell’abitato di Chiessi, laddove, come scrive l’autore, «il sole abbaglia chi lo sfida, lo specchio del mare riflette la sua luce che dirompe dentro il cuore; poi, lassù, domina su ogni cosa la montagna che “come schiena d’asino si erge coronata di macchia selvatica”, “host’ónou ráchis hésteken hýles agríes epistephè”, nella stessa maniera in cui il greco Archiloco dipinse l’isola di Thasos».