La Toscana del turismo scommette ed investe ancora sull’enogastronomia, ambasciatrice di tanti territori e motivo stesso, più spesso di quanto si possa pensare, della scelta di un viaggio. Così, racconta l’ultimo rapporto sul turismo enogastronomico del 2021, è stato per sette italiani su dieci.
Ma se in passato ad attrarre i turisti era soprattutto l’enogastronomia ‘da consumare’, quella che si limitava a deliziare il palato, oggi a far da traino è un’enogastronomia più complessa ed evoluta, fatta di esperienze: legata al paesaggio ad esempio (e alla sua salvaguardia, attraverso la sostenibilità dell’attività agricola e di trasformazione) o legata a doppio filo al territorio e alla sue vocazioni culturali. Enogastronomia figlia e madre di un turismo responsabile e sostenibile.
E così anche “Vetrina Toscana”, tenuta a battesimo nel 2000, si rinnova. Se n’è parlato stamani nella limonaia del museo Stibbert a Firenze, sulle colline a due passi dal centro della città, nel corso di un evento dedicato al viaggio e al gusto promosso dalla Regione assieme a Toscana Promozione Turistica, Fondazione Sistema Toscana e Unioncamere Toscana.
“Un bellissimo traguardo per promuovere il proprio territorio - sottolinea il presidente della Regione Eugenio Giani - L'enogastronomia fa parte della nostra cultura, ogni piatto rappresenta una territorio e quindi racconta parte di quello che siamo. Può essere dunque un volano per promuovere la nostra regione all'estero e anche in casa nostra”.
Il progetto di marketing territoriale di “Vetrina Toscana” compie giusto quest’anno ventuno anni ed ha saputo in tutto questo tempo, sotto la regia di Regione e Unioncamere per l’appunto, unire turismo, commercio al dettaglio, cultura e produzione agricola e costruirvi speciali itinerari con una campagna di comunicazione ad hoc. Si tratta di una rete composta da oltre mille ristoranti, 320 botteghe e più di trecento produttori. La commissione europea ha selezionato “Vetrina Toscana” come ‘storia di successo’. E al convegno nella limonaia del museo Stibbert, forse tra i meno conosciuti della città ma non per questo meno interessanti, nato dalle collezioni di un eccentrico inglese di origini toscane vissuto nell’Ottocento, c’erano stamani rappresentanti delle categorie, imprenditori ed addetti ai lavori.
“Vetrina Toscana è stata una grande intuizione e vogliamo farne il veicolo e lo strumento del turismo enogastronomico toscano in ogni occasione e contesto, sia esso digitale o fisico, in Italia accogliendo i visitatori e negli eventi di promozione all’estero” spiega l’assessore regionale al turismo e all’economia, Leonardo Marras. “Uno strumento – aggiunge – che ha il grande valore aggiunto di consentirci anzitutto di fare comunità”.
Fino ad oggi per entrare a far parte di “Vetrina Toscana” occorreva sottoscrivere un disciplinare: un’impostazione simile a quella dei consorzi di produzione. “L’adesione attraverso la sottoscrizione di un manifesto dei valori che abbiamo elaborato – spiega ancora l’assessore – ne fa prevalere adesso la scelta etica e di identità territoriale”.
Il manifesto è infatti un decalogo attraverso cui gli operatori si impegneranno a far capire ai turisti, anche attraverso il cibo, dove sono, un mette nero su bianco l’impegno al rispetto e alla promozione dei territori, della storia culinaria della regione e del suo paesaggio come bene comune da tutelare, al ‘ non spreco’ e alla cucina fatta di stagionalità e tipicità territoriali, una professione di fede nella qualità come valore e nella ricchezza costituita dall’ambiente che ci circonda, dalla cultura, dalla storia e dai prodotti che fanno di ogni territorio un unicum.
D’ora in poi agriturismi, cantine, frantoi e tutte le realtà di produzione che permetteranno ‘esperienze’ potranno a far parte di “Vetrina Toscana, con un rafforzamento dell’interazione tra comparto agricolo e quello del commercio.
“Gli agriturismi – spiega l’assessore all’agricoltura, Stefania Saccardi – vantano oramai in Toscana strutture di grandissima qualità ed accoglienza fatta di grande cura verso chi vuol conoscere a fondo un territorio”. Il viaggio proposto da Vetrina Toscana. come il turismo esperenziale in genere. è l’opposto del turismo ‘mordi e fuggi”. “Le nostre imprese – prosegue Saccardi – quando raccontano se stesse raccontano la loro storia, i loro valori, la loro famiglia e le tradizioni da cui provengono. In questo modo non trasmettono solo la qualità dei prodotti toscani ma anche i valori profondi che fanno parte della storia della nostra regione: quel buon vivere e mangiare sano, anche, per cui spesso si viene in Toscana”. “In questo senso – conclude - l’enogastronomia può promuovere anche la cultura, nel senso più ampio del termine, e “Vetrina Toscana” aiutarci a fare squadra”.
L’evoluzione del progetto presentata oggi e che si riallaccia alla campagna di promozione “Toscana Rinascimento senza fine” è stato curata da Fondazione Sistema Toscana ed è iniziata dal restyling del logo per arrivare ad una maggiore integrazione con il sito di destinazione Visit Tuscany. Sul progetto di rilancio ha lavorato anche Toscana Promozione Turistica.
Quando si viaggia e si mangia è come fare un viaggio nel viaggio e proprio su questo si baserà la nuova campagna di comunicazione di Vetrina, curata ancora da Fondazione Sistema Toscana e che partirà in autunno. Un viaggio tra tradizione e contemporaneità. Per raccontare la Toscana al di fuori dei confini regionali sarà organizzato anche un dialogo con altre realtà: con le Langhe, Monferrato e Roero in Piemonte ad esempio, con Parma in Emilia Romagna, con la Campania.
Intanto stamani, all’insegna della concretezza - tra assaggi di selezioni di oli e un pranzo omaggio alle tante tradizioni toscane, tra big data per tracciare le mappe delle esperienze altrui che sempre più affollano la Rete e che orientano le scelte di altri turisti – c’è stato modo di visitare, in modo virtuale, quattro botteghe di Vetrina Toscana che ne raccontano l’evoluzione.
Andrea Falaschi della Macelleria Sergio Falaschi di San Miniato in provincia di Pisa, quattro generazioni dietro al bancone, è l’esempio perfetto della tradizione locale assurta a successo globale, segnalata tra le cinquanta migliori botteghe del mondo dal Financial Times. Fabio Baroncini e la sua “Bottega del Gusto - Cibo Vino” di Livorno, aperta sul lungomare in piena emergenza sanitaria e che si aggiunge all’osteria già posseduta al mercato delle Vettovaglie, racconta come la gastronomia locale sia il frutto della storia della città, una miscellanea di sapori, tradizioni e culture che a Livorno, grazie alla leggi livornine di fine Cinquecento del granduca toscano Ferdinando I, hanno sempre convissuto assieme. E in questo modo alla bottega non si gusta quindi solo cibo e vino ma anche emozioni e racconti.
Alessandro Franzetti, con il suo “Etico shop” da pochi mesi aperto a San Casciano in Val di Pesa in provincia di Firenze, è decisamente proiettato nel futuro digitale e utilizza le nuove tecnologie per aiutare i piccoli produttori a narrare, a partire da un qrcode da inquadrare con lo smartphone, le storie de loro prodotti e far vivere al cliente una vera e propria esperienza.
Infine c’è la storia di Marco Olmetti, chef dell’Osteria Pepenero a Portoferraio all’isola d’Elba, che ci parla della riscoperta del turismo di prossimità dopo la pandemia ma anche di sostenibilità. Con “Food for Trash: passeggia e pulisci” ha invitato amici e clienti a raccogliere tutto quello che inquina l'ambiente durante le loro passeggiate mettendo in palio una cena di coppia gourmet. Basata, naturlamente, su prodotti di stagione e del territorio.