A quei tempi frequentava il Grigolo un'umanità variopinta, fatta anche di personaggi un po' così, che oggi verrebbero definiti disturbati, non normali, diversamente normali, malati, eccentrici, depressi, euforici, deboli, soli e che noi consideravamo invece come semplici varianti umane, anche quando il disturbo o lo malattia mentale erano evidenti. Penso che quello sia stato il vero punto di forza della grande famiglia del Grigolo, nella quale ognuno aveva la sua parte importante e dove poteva esprimersi in libertà.
C'era un anziano ospite dell’allora Asilo Traditi, che ogni giorno veniva al Grigolo per fare il bagno e mentre era in mare si girava verso la terrazza del circolo e gridando chiedeva : “avete visto come “noto” (nuoto) bene? Da lì al soprannome “Notabene” fu un attimo.
C'era il Venturi (Cannavota) che oltre ad altre, aveva avuto una piccola parte in un film con Totò e quando era inspirato saliva sul palco e imitava Il grande Principe De Curtis nella famosa scena della marionetta.
Un giorno fu assunto in un albergo insieme alla sua compagna (Debora) ma dopo poco tempo erano già stati convocati nell'ufficio del direttore. Uscirono da lì provando un po' d’imbarazzo nel vedere la hall piena di ospiti che probabilmente avevano sentito tutto l’animato colloquio. Dovendo passare davanti loro, Alberto così si rivolse a Debora: “Vieni, “annamocene” perché qui siamo sprecati, non lo sanno mica che noi siamo artisti!” Qualche giorno dopo intervenne Angiolino Bolano: - Alberto, so che sei senza lavoro, io ho bisogno di un manovale, voi “venì ?” Va bene, grazie Angiolino! Tempo di poco e in ditta arrivò un camion pieno di mattonelle da scaricare. Alberto appena lo vide cercò Angiolino: - “ma con tanti che ci so’ a giro senza lavoro, proprio a me dovevi “chiama’? “ - O perché mi dici così Alberto? - “ tanto sai, le mattonelle so’ gatti che batti le mani e scappeno! “. Poco tempo dopo Cannavota incontrando Angiolino gli chiese “Mi offri un topino?” , “Ah” - gli rispose l’imprenditore – “se si tratta di be’ topini..., ma di scarica’ le mattonelle per pagatteli, gnau gnau.”
“Che c’incastra?” il nostro eroe - “anche al gatto gli piace i pesci, n’hai mai visto uno alla punta del Gallo a pescalli?”
Era sempre in coppia con Umberto Pagnini (Palletta o Pallettino) anche lui con il carattere un po' così, alla portoferraiese di una volta, quando il passatempo preferito dagli uomini di popolo erano il vino, le carte, i pezzi di teatro e le discussioni nelle mescite (osterie). Anche lui, come tutti del resto, “c'aveva il su’ verso” e chi riusciva a trovarglielo poteva trascorrerci insieme dei momenti di vera “ferajesità” un po' eccessiva, ma sempre roba nostra.
C'era Enzo (Bacco) il fratello più grande di Umberto. Aveva sempre l'armonica in tasca e quando era in forma la tirava fuori e cominciava a suonarla.
L'unico al quale dava ascolto senza controbattere era proprio Umberto.
Della banda del “topino” (il nostro tipico bicchiere di vino) capitavano al Grigolo anche il “Lungo” e “Bagnaino”.
Come in tutti i posti di Portoferraio dove vendevano il vino anche al Grigolo con un po' di fortuna il pomeriggio poteva capitare che all’improvviso spuntasse Albertino il Cherici, uno dei miei personaggi preferiti perché completi. Era un eccellente infermiere ospedaliero appartenuto alla vecchia guardia. In un attimo passava dalla medicina alla pittura, al canto, alla poesia, alla politica, alla filosofia e al Western all’Isolana. Insieme a lui, di questo genere erano grandi interpreti anche altri personaggi in parte già incontrati: “Pallettino”, Lamberto, Cannone senior, Jacopino... C'era Sardella, il pensionato di Roma che dipinse due o tre murales sotto il tunnel d'ingresso.
Dalla sua casa situata proprio sopra il tunnel d’ingresso al Grigolo scendeva Luigi Amore, il pescatore e navigatore da una vita, nonché babbo di Raffaello, grande appassionato di pesca subacquea e per questo - e non solo per questo - grande ammiratore e amico del mi’babbo fin da quando era bimbo. Anche Luigi aveva una presenza ed una personalità particolari, tipiche del personaggio caratteristico; era di corporatura robusta, portava i bretelloni, aveva il viso segnato dalla salsedine, i capelli e i baffi bianchissimi , portava sempre un cappello da comandante e aveva un vocione. Credo che sia stato ritratto più di una volta. Sua moglie Marina era una tra le donne più buone e gentili di Portoferraio. Per me, che sono sempre stato affascinato dai racconti degli anziani, era un piacere stare ad ascoltare le storie delle sue avventure e/o disavventure in mare, fatte di grandi pescate, di lunghe traversate e anche di impegnative mareggiate. Se l’avesse conosciuto Hemingway, probabilmente “Il vecchio e il mare” lo avrebbe avuto come protagonista al posto del magro Santiago.
Michel Donati