L’amministrazione è sempre stata opera dei fratelli della reverenda confraternita della Misericordia sin da quando la confraternita eresse la chiesa.
La memoria Ippoliti è stata scritta nel 1766 ed è annessa al manoscritto Vincenzo degli Alberti.
Descrive in dettaglio l’amministrazione e lo stato economico della chiesa sul finire del secolo diciottesimo.
Nella prima parte la memoria tratta della chiesa della Misericordia,nella seconda dell’ospedale della Misericordia annesso.
Nel 1700 come l’ospedale,di cui ho già parlato, anche per la chiesa lo stato economico è in rosso seppur in modo molto minore, in quanto “presentemente ha più d’uscita che d’entrata”.
“L’amministrazione di questa chiesa depende dalla Confraternita la quale dal corpo dei fratelli elegge un Priore et un Camarlingo è quest’ultimo che paga e riscuote per il mandato del primo tiene una entrata et una uscita di questa azienda la quale ogni anno deve saldarsi dall’Auditore incaricato di tal commissione dal Magistrato de Nove quale per natura della sua giurisdizione a tenore del rescritto de 20 marzo 1750 ha il diritto di soprintendere e rivedere tale amministrazione. Ma siccome la medesima fu ritrovata essere oggetto di non troppa importanza e sul riflesso che i fratelli della Confraternita con i loro caritatevoli sussidi supplissero all’annuo bilancio così l’istesso Magistrato de Nove determinò che tale amministrazione si rivedesse solamente dall’Auditore di Portoferraio per non cagionare la spesa di mandare ogni anno i libbri a Firenze tanto più che gli Uffiziali amministratori non ritirano alcun stipendio. La situazione però di questo luogo Pio che presentemente ha più d’uscita che d’entrata pare che meriti qualche più precisa attenzione quale per quanto possa sicuramente sperarsi dell’attività, capacità e zelo del nuovo Auditore pure per poter dare colla dovuta autorità i migliori et opportuni provvedimenti pare necessario che i libbri di questa amministrazione siano ancora trasmessi per la revisione al Magistrato de Nove giacchè si riconosce qualche negligenza nel vedere aomentati di debitori alla somma di lire 2481.12.10 sapendosi che all’incontro la Chiesa è debitrice di lire 181.6.8 al Cappellano per messe e sue provvisioni per cera lire 225 e ai Padri di S Francesco per messe celebrate lire 330.
Totale lire 736.6.8
Onde continuandovi un tal metodo presto potrebbero restare facilmente consunti ancora i fondi.Non pare che possa ora entrarvi nel preciso dettaglio dell’economia,che doveranno proporsi,giacchè non solo converrà esaminare la provenienza di ciascheduna partita di uscita per risparmiare quelle che non sono necessarie ma sarà pure opportuno di andare per quanto sarà possibile di concerto con i fratelli della Confraternita per non disaminare da quei sussidi che danno benchè non se ne veda registro alcuno nella scrittura.”
(Memoria Ippoliti “N 6 Memoria sopra la chiesa et ospedale della misericordia”. Memoria manoscritta da Ippoliti annessa al manoscritto Vincenzo degli Alberti. 1766. Carta senza numero di pagina. Biblioteca comunale Portoferraio)
Questi conti del pio sodalizio laicale di Portoferraio che non tornano,che non sono in regola,dove le uscite sono maggiori delle entrate erano diffusamente presenti anche in molte altre confraternite del territorio del granducato di Toscana nella seconda metà del secolo XVIII.Ciò influì nelle decisioni prese dal granduca Pietro Leopoldo nel motuproprio del marzo 1785 con le quali sopprimeva tutte le confraternite laicali del granducato.
Marcello Camici