In quel periodo ad opera di una ditta di Sassuolo (i “bolognesi”) fu smantellato il vecchio e ormai inutilizzabile piazzale in cemento e al suo posto fu costruita una vera pista da ballo piastrellata e con la scritta Grigolo. Da quella stagione il sabato sera alla LNI divenne la festa da ballo di Portoferraio. Il complesso che suonava ricordo che era “Ulisse e i suoi Ragazzi” con “Precipizio”Chionsini alla batteria. L’inverno suonavano anche alla Grotta Azzurra. La coppia più caratteristica, presente a tutte le feste - non solo a quelle del Grigolo - era costituita da “Sardina”e Marina (“la Dondolina”). Al Grigolo vennero anche cantanti famosi come Rocky Roberts, Luciano Taioli , Nilla Pizzi, ....
Ricordo che una sera ci dette un assaggio della sua bravura anche il batterista di un cantante allora di successo, Miguel Bosè.
Strepitosa fu l'esibizione in vernacolo livornese del cuoco del “Garibaldino” nonché attore teatrale nella famosa compagnia labronica di Tina Andrei, Roberto Simon. In una pausa dei balli, dopo essere stato annunciato al microfono, si presentò in pista in ciabatte, in vestaglia e con i bigodini in testa. Reggeva una cesta piena di panni che nella recita erano stati appena lavati e che lui, come fosse una casalinga livornese impegnata nelle faccende di casa, si accingeva a stendere. Era indecisa a causa del tempo incerto... Appena fece la sua comparsa al centro della pista da ballo scoppiò una generale e fragorosa risata; si presentò con tutti quei cenci, mutandoni e grandi reggiseni compresi, che in molti subito collegarono a mia nonna (glieli aveva prestati). Lei per prima scoppiò in una risata che ancora riecheggia al Grigolo. Era un “donnone” sempre pronto alle battute, ma anche alle lotte contro le ingiustizie, come testimoniato, tra gli altri, da una delle più celebri, se non la più celebre delle proteste popolane avvenute a Portoferraio durante la II Guerra, quando la nostra città, distrutta dai bombardamenti aerei ,si ritrovò priva dei generi di prima necessità perché l'allora comandante del porto, Vaccaro, non autorizzava l'attracco del bastimento che li trasportava. Dalle vie del centro, una folla compatta ed inferocita si diresse verso il Comando Marina. C'erano tutti con una tal determinazione da fare invidia alla presa della Bastiglia... (dal libro “Le Tre Api d'oro” di Giuseppe Conti).
Negli anni ‘90 mia nonna insieme al compianto Fortunato Colella, grande esperto dei fatti portoferraiesi e cofondatore del quadrimestrale “Lo Scoglio” (vera enciclopedia con marcati tratti umani della nostra Storia), fu insignita del Premio “Città di Portoferraio”.
Un altro personaggio rimarrà sempre nel mio cuore e credo in quello di tutti noi del Grigolo: parlo del sor Guido, il nonno di Massimiliano - detto Picchio - e di Barbara. Era un distinto signore dai capelli bianchi che aveva una bella presenza ed un portamento naturalmente elegante ben amalgamato con una grande allegria e una forte simpatia. Tutta la famiglia abitava stabilmente a Roma, ma durante l’estate erano parte integrante ed essenziale della nostra comunità. Picchio, fece perfino parte dell’equipaggio dell’armo del Grigolo. Una volta, uno zio di Mario Mellini, Silvano detto “Bubi” (anche lui come da tradizione dei Mellini impegnato nel settore farmaceutico e conosciuto pure per essere un bravo ballerino) vedendomi incuriosito dai vari tipi di pesca, dai pescatori e dalle loro barche, mi chiese se mi sarebbe piaciuto andare con lui a calare e a salpare il palamito. Contento per quell'invito, risposi di sì. Mentre eravamo in mare tra la punta della Madonnina e lo Scoglietto, d'improvviso si alzò il vento, il cielo divenne plumbeo e a poche miglia da noi assistemmo al formarsi di una tromba marina. Silvano disse che bisognava andare via immediatamente e che non avevamo neanche il tempo per recuperare il palamito. Mettemmo in moto e facemmo rotta verso il Grigolo. Poco dopo però, accorgendosi che le condizioni meteo marine erano peggiorate e che la tromba marina era proprio dietro di noi, Silvano decise che per essere più al sicuro bisognava dirigerci in Darsena a tutto gas. Ormeggiammo a banchina infradiciati e infreddoliti e ci dirigemmo di corsa al circolo della LNI per ripararci e per vedere cosa fosse successo alle barche ormeggiate lì, per raccontare la nostra brutta esperienza agli amici e per rassicurali, dal momento che molto probabilmente ci avevano osservato durante la nostra fuga davanti al mini tifone.
Fortunatamente la tromba marina non aveva combinato niente di grave neanche ai Bagnetti. Probabilmente si era dissolta poco prima di arrivare lì, o forse era intervenuta l’anima del mio bisnonno, che qualcuno dei più anziani portoferraiesi aveva raccontato essere stato dotato della capacità, più di una volta utilizzata, di saper spezzare le trombe marine recitando una particolare formula. Dicevano inoltre che quella era una prerogativa esclusiva del settimo fratello della settima generazione. Quante cose dicevano e vedevano questi vecchi portoferraiesi, “vogliamo di’ che c’entrasse qualcosa il vino?”.
Michel Donati