Tutti ricordiamo la sciagurata vicenda del ripascimento della spiaggia della Rossa a Porto Azzurro, la scorsa estate. E ricordiamo anche la tragicomica disputa toponomastica che ne è seguita, con tanto di sostituzione in spiaggia delle balene. Forse una goliardata, certo.
Ma pochi sanno che a Porto Azzurro c'è un'altra storia di toponomastica urbana, che ha aspetti solo tragici e per nulla goliardici. E che andrebbe sanata al più presto. Una delle vie del centro è intitolata a Neghelli. Si tratta della strada a senso unico, che costituisce l'uscita delle auto dal parcheggio della centrale piazza Eroi della Resistenza. Un accostamento che stride di brutto. Pochissimi infatti si chiedono che cos'è Neghelli.
Si tratta di una cittadina dell'Etiopia, nella parte sud del paese. Per noi italiani questo centro divenne famoso durante la guerra del 1935-36. In esso pose il suo principale quartier generale il comandante etiope delle operazioni del sud, il ras Destà Damtù, uno dei capi militari dello stato, tra i fedelissimi del negus Hailè Selassiè, di cui aveva anche sposato una figlia. Neghelli fu conquistata dagli italiani, il 20 gennaio 1936, dopo la rovinosa disfatta di Destà nella battaglia di Ganale Doria, a opera di uno dei peggiori criminali fascisti che la storia annoveri, il generale Rodolfo Graziani, che infatti fu insignito del titolo di marchese di Neghelli.
Da quel momento il regime mussoliniano esaltò sia Graziani che Neghelli, come simboli della potenza fascista. E molti comuni italiani intitolarono alla città etiope vie cittadine, che purtroppo, come nel caso di Porto Azzurro, ancora permangono.
Ora, che ancora oggi a una storia del turpe passato coloniale continui a essere intitolata una via pubblica è orrendo. Ma c'è di più e di peggio: la pagina più vergognosa della storia.
Durante le operazioni per l'attacco italiano, nel dicembre 1935, Graziani richiese l'intervento dei bombardieri dell'aviazione. L'avallo arrivò da Mussolini stesso, che si spinse oltre, autorizzando anche l'uso di gas asfissianti. Su Neghelli, quindi non solo sui militari etiopi ma anche la popolazione civile, furono scaricati 177 quintali tra bombe e gas. In una lettera di Destà al negus si legge: “Dal 17 dicembre gli italiani gettano anche bombe a gas, che piovono come la grandine […] Le lesioni, anche leggere, prodotte da tale gas gonfiano sempre più sino a diventare, per infezioni, delle grandi piaghe”.
Il 30 dicembre Graziani ordinò addirittura di bombardare un ospedale da campo svedese con i contrassegni della Croce rossa, provocando reazioni indignate in tutto il mondo (ovviamente non in Italia, dove tutto verrà taciuto) e l'irritazione dello stesso Mussolini. Nella già citata battaglia di Ganale Doria verranno sganciati altri 1700 chilogrammi di gas asfissianti e vescicanti, soprattutto la famigerata iprite. E Neghelli subirà un altro bombardamento, 1250 quintali questa volta di solo esplosivo, prima della capitolazione della città.
Il caso di Porto Azzurro, nel dopoguerra, è quasi unico. Qui infatti non solo cambiò la toponomastica urbana, come in tutta Italia, omaggiando i martiri e la simbolica antifascisti, con l'intitolazione della piazza principale a Giacomo Matteotti e un largo ad Alberto Andreani, una via al 25 aprile e una piazza ai già citati Eroi della Resistenza. Ma fu anche cambiato il nome del paese, perché Portolongone ricordava il carcere fascista. E in questo caso fu una scelta troppo estrema, perché Longone non aveva nulla a che vedere col disprezzabile regime, ma bensì con un nobilissimo carico di storia secolare. Eppure quella via Neghelli continuò a esistere, forse perché nessuno ne capiva realmente il portato storico tragico.
Sarebbe ora di rimediare. Per non provare imbarazzo a uscire con la macchina da una piazza Eroi della Resistenza attraverso una strada che esalta i crimini coloniali fascisti.
Andrea Galassi