Questa l’introduzione dell’autore:
Sono stati a lungo rapporti di comandanti, relazioni di capitani di porto, giornali di bordo, verbali di sinistro marittimo, diari. Ora sono storie. La metamorfosi è avvenuta nel massimo rispetto della buona filologia, come è d’obbligo quando i si ripromette di restituire seriamente delle tracce.
Le storie possono raccontare un momento drammatico vissuto dalla nave ammiraglia di Napoleone sovrano dell’Elba o le singolari peripezie di un’umile feluca perseguitata dalla sfortuna o i giorni più o meno avventurosi di velieri e di moderni cargo; un fatto di guerra o un indimenticato disastro, come quello di cui fu protagonista l’Andrea Doria. Un affresco che vuol essere un’offerta variegata, tanto di motivi tecnici, trasmessi di norma attraverso il vocabolario specifico originale, quanto di figure di marinai, istantanee capaci di illustrare l’eterna vicenda dell’uomo sul mare.
Le coordinate geografiche di riferimento si estendono dal Mediterraneo, dove navigano il birck Inconstant, la feluca Sant’Anna, il cutter San Pietro, il brick schoone Cherubino, il bark Marietta, il brigantino Tommaso, la nave goletta Clementina, i piroscafi Washington e Nina, il sommergibile Anfitrite e i mezzi d’assalto della nostra Marina; agli oceani, che sono il teatro delle rotte della pirocorvetta Magenta, della nave a palo Italia, del brigantino Nemesi, del brigantino a palo Paolina, dell’Andrea Doria, della Pina Onorato. Esse corrispondono agli innumerevoli volti del globo, ovvero a un atlante, di necessità anche antropologico-culturale, le cui pagine sono sempre significative, sia quando riportano, ad esempio, le osservazioni prodotte nel 1866 da un giovane scienziato imbarcato sulla Magenta a proposito della natura delle popolazioni malesi dell’arcipelago indonesiano; sia quando raccontano il ragionevole dubbio del comandante della Clementina, naufragata nel 1899 su una spiaggia della Sardegna, che i nativi suoi soccorritori non intendano l’italiano; sia quando registrano la piacevole sorpresa del comandante della Pina Onorato per un ripetuto “Galibà!” (“Garibaldi!”), saluto di Shanghai all’equipaggio del cargo, nel 1957.
Più di altre, alcune storie sono capaci di descrivere la vita di bordo, con i suoi tempi, i suoi spazi, le sue liturgie e i suoi sacrifici: immani, quando gli elementi scatenati sembrano aver stretto un accordo per frantumare e spedire a fondo il guscio di noce che ha osato sfidarli. Ma anche con le sue ripercussioni sulla sensibilità di uomini che pericoli, fatica e privazioni possono ridurre a livelli prossimi allo zero, salvo inattese impennate in senso contrario, tradite da clamorose, tristi ubriacature o dalla riscoperta di una canzone.
Da una tale umanità emergono talora personaggi che ben figurerebbero nelle trame di Melville o di Conrad o di London o di Van Schendel. Il comandante Paolini – oiginario della mia piccola patria, l’isola d’Elba, come altri protagonisti di questa antologia – che riunisce la gente della Clementina flagellata dalla tempesta allo scopo di concertare il da farsi per la salvezza comune, possiede un forte profilo romanzesco. Altrettanto si può dire del comandante Gattoli che, rubando gradi alla bussola, porta la sua Nina sotto la protezione delle artiglierie costiere italiane, disarmando così un’indesiderata scorta tedesca. I comandanti Domenico Tesei e Costantino Cacace, accomunati dalla sorte, benché su sponde opposte, sembrano usciti, per certi versi, dalla penna di Captain Marryat.
Le finalità delle crociere vi appaiono tutte, in testa il trasporto di merci: l’Inconstant, grano; la Sant’Anna, giunchi; il San Pietro, pannine, tela, cappelli da donna, “piatti di Roma”, pozzolana, manufatti in oro e argento: il Cherubino, carbone; la Clementina, zolfo; il Nemesi, sale; il Tommaso, ferro vecchio; la Paolina, legname pregiato; l’Italia, di volta in volta, nella sua lunghissima campagna, che comprende anche Capo Horn, cemento, legname, carbone; la Pina Onorato, cotone in balle e tappeti cinesi (oltre a migliaia di topi). Segue il trasporto di passeggeri, cui sono destinati il Washington e l’Andrea Doria; quindi l’offesa bellica: il sommergibile Anfitrite è in agguato nelle acque greche di Casos quando viene rilevato, colpito e affondato da un destroyer inglese; mentre i mezzi della X Mas tentano di violare Malta. Infine compaiono la diplomazia e la ricerca scientifica: la Magenta rappresenta il Regno d’Italia sotto queste due accezioni, dovunque getti le ancore.
La prosa che illustra questa vasta vicenda non ha un modello, né potrebbe averlo. Chi a produce non è, di norma, un letterato. Nondimeno anche una lingua inconsapevole può essere incisiva sapida, persuasiva. Talora un’espressione sinceramente naive è più efficace di una elaborata, specie, ed è il nostro caso, se nutrita di concretezze. Si parlerà, dunque di una scrittura non stilisticamente omogenea, ma riconoscibile, che trae la sua bellezza non da un bagaglio retorico, ma dalla vocazione a rendere una verità. Sono, a pieno titolo, le virgiliane “lacrimae rerum” che per parte nostra, chiosandole, ci siamo forzati di non caricare del vieto repertorio di maleserie e conraderie, di cui troppi, fra quanti scrivono di mare, sembrano non poter fare a meno.
Gianfranco Vanagolli, Storie di navi, naufragi e marinai, Verona, Il Frangente Editore, 2021, € 16.00