Ci sono momenti storici in cui gli esseri umani avvertono il bisogno di rigenerazione. Sentono che un mondo sta per finire. Non è la fine del mondo, ma la chiusura di un modo di intendere la vita e le relazioni. Il passaggio al nuovo è denso di incertezza e confusione: si comprendono sufficientemente gli elementi (convinzioni mentali e abitudini di vita) che stanno per scomparire, ma non si scorge la novità. In questo frangente, che può durare anche un tempo non breve (ma chi può stabilire se il kronos è lungo o breve, essendo l'esistenza individuale limitata a pochi decenni?), non sparisce quel desiderio di vita bella e buona, che può essere chiamata speranza e che alimenta, in certo modo, la quotidiana ricerca di motivi per non soccombere.
Così era anche ai tempi di Gesù, come ci racconta il vangelo di questa domenica. Ci viene mostrata una schiera di uomini che si immerge (=battezza) nell'acqua, dove deposita l'uomo vecchio per emergere rigenerato. La presenza di Gesù esprime la solidarietà umana e la sua immersione è atto di amore misericordioso e perdonante, di assunzione in sé del male compiuto dall'uomo per offrire l'energia vitale (“fuoco”) di una rigenerazione dal profondo.
Non si tratta solo di un cambiamento mentale, pure necessario. E' un'esperienza totalizzante, possibile a chi vi si apre ed è disposto al rischio dell'avventura nella compagnia della fede e nella trasformazione interiore e, di conseguenza, relazionale.
E' l'esperienza di non essere soli, ma figli, e figli di Dio. Il vangelo porta l'attenzione sull'intimo rapporto fra Gesù e il Padre. Il primo vive la relazione con il Padre (“stava in preghiera”) e Questi lo indica come il figlio prediletto, in cui si compiace. La presenza dello Spirito Santo indica che il contesto è quello del movimento vitale determinato dall'Amore. E' la presentazione di un Dio inedito, comunità trinitaria, e delle relazioni che intercorrono fra le tre Persone. Sono relazioni di dono reciproco, di intima compenetrazione. In definitiva, di amore.
Cristo chiama a partecipare a questa esperienza di amore divino. Il battesimo rappresenta l'ingresso nel vortice divino: Dio ci chiama figli e ci considera tali veramente (sei il mio figlio amato); si dona a noi; ci innesta nella sua vita divina; ci inserisce nella sua famiglia, il suo popolo. Il battesimo è una realtà che va spiritualmente rinnovata, perché l'Uomo Nuovo, Cristo, possa vivere in noi. Dio in me! Questo è il grande mistero e la bellezza dell'esistenza cristiana: riconoscere di non essere soli dentro, di non essere vuoti. Se si conoscesse il dono di Dio (il suo abitare in noi e nostro abitare in lui) l'esistenza avrebbe il gusto della gioia, nella fiducia e nella serenità. Il “Nulla ti turbi” (s. Teresa d'Avila) diventerebbe stile di vita, non nell'apatia ma nell'amore quotidiano per tutte le creature.
(9 gennaio 2022 – Battesimo di Gesù)
Nunzio Marotti
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