Il vangelo di questa domenica spiazza, fa sentire inadeguati. Nella sua semplicità non avrebbe bisogno di ulteriori parole, ma di silenzio. Un silenzio in cui il cristiano dovrebbe considerare lo straordinario che Gesù presenta, domandare perdono per la distanza con la propria vita concreta, invocare la trasformazione profonda.
Ecco qualche risonanza per questo appuntamento settimanale.
Al centro della lettura c'è l'immagine cristiana di Dio, che è il Misericordioso. E chi vuole seguirlo deve diventare come lui. Dalla corretta immagine di Dio (la Realtà Suprema, l'Assoluto), discende anche l'immagine che abbiamo dell'uomo, di noi stessi e degli altri. “Credere in un Dio sbagliato è il più grande disastro che possa capitare” (Turoldo), come la Storia e le storie personali testimoniano.
Parlavo di trasformazione profonda. Il cristiano è chiamato a seguire il Maestro fino a dire, come san Paolo, “non sono più io che vivo ma Cristo in me”. Senza rinunciare alla propria identità, scopre gradualmente il proprio essere assimilato a Cristo, il proprio essere figlio di Dio e fratello di tutti. Conosciamo la luminosa esperienza di Francesco d'Assisi, il suo identificarsi con il Cristo e, in lui, il relazionarsi costruttivamente con i poveri, con ogni uomo e con ogni creatura dell'universo. Francesco ha vissuto il vangelo, facendo il bene sempre, portando vita e umanità ovunque, come espresso nella preghiera (v. sotto) a lui attribuita.
Quanti agiscono “controcorrente”, affermando l'umano nel e oltre il disumano, sperimentano su di sé la forza del male. Ed è proprio in questo sacrificarsi dei servi dell'umano che la vita procede.
Concludo con un ricordo. Riavvicinandomi da giovane al vangelo e alla sua potenza, restai perplesso di fronte alla necessità di porgere l'altra guancia. Riuscii a superare lo smarrimento, e l'idea (distorta) che potesse trattarsi di una resa al male, grazie alla lettura degli scritti di Gandhi. Bisogna opporsi al male con le armi del bene, alla violenza con la nonviolenza. Compresi che non bisogna agire a fin di bene, ma che occorre fare il bene (quante guerre e violenze fatte a fin di bene...; quante volte si è detto che la guerra è sempre l'ultima, affinché non se ne facciano più...).
E' importante “disarmare il cuore, perché chi ama Dio non ha nemici nel cuore” (papa Francesco), disarmare i criteri delle proprie scelte, gli atteggiamenti e i comportamenti. Non è facile, ma sicuramente è più difficile, se non impossibile, quando eludiamo la questione.
(20 febbraio 2022 – 7a domenica tempo ordinario)
PS - “O Signore, fa di me uno strumento della tua pace: / dove è odio, fa ch'io porti amore, / dove è offesa, ch'io porti il perdono, / dove è discordia, ch'io porti l'unione, / dov'è dubbio fa' ch'io porti la fede, / dove è l'errore, ch'io porti la verità, / dove è la disperazione, ch'io porti la speranza. / Dove è tristezza, ch'io porti la gioia, / dove sono le tenebre, ch'io porti la luce. (...)”.
Nunzio Marotti
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