Il desiderio di dedicarmi a Jane Austen, scrittrice amatissima e tra le più lette al mondo, è nato dalla scoperta della sua modernità, che la rende ancora oggi, a due secoli di distanza, in corrispondenza d’amorosi sensi con tutte le generazioni, anche le più giovani. Riflettendo infatti sulla sua biografia, le sue opere e soprattutto sull’ultimo bellissimo romanzo, Persuasione, ho compreso quanto abbia ancora da dire alle donne di oggi e quanto la sua scelta, sofferta, di non sposarsi per non dover rinunciare alla scrittura, sia stata davvero rivoluzionaria, la sola modalità, seppure estrema, di affermare se stessa e la propria personalità, in un mondo, quello dell’Inghilterra dell’epoca napoleonica e post-napoleonica, dove il suggello alla realizzazione di una giovane era dato da un matrimonio vantaggioso, in cui esercitare per intero le virtù di moglie e di madre, annullando o diluendo di molto le proprie abilità culturali e intellettuali, da lasciar esercitare agli uomini, insieme alla politica e all’economia.
Del resto, tutti i romanzi austeniani si concludono con le giuste nozze dell’eroina di turno: ma è guardando in controluce le opere, che si scorge la filigrana di una insofferenza, di una denuncia, di una condanna dei costumi e delle leggi del tempo, come quella dell’impossibilità dell’eredità femminile dei beni immobili, che lascia tracce profonde in chi legge, suscitando la sua immediata empatia con il punto di vista dell’autrice. L’immagine stantìa di una zia Jane zitella in quanto non scelta, che vede il matrimonio come un miraggio anche personale, indifferente alle lacerazioni interiori come alle vicende storiche contemporanee, non ha più motivo d’essere, alla luce della nuova critica letteraria e soprattutto di una rilettura profonda dei suoi romanzi.
Jane Austen conobbe nei suoi vent’anni l’intensità dell’amore e fu pienamente ricambiata, anche se i pregiudizi familiari e sociali ebbero poi il sopravvento; poi fu la fidanzata per una notte di un ricco pretendente e fratello delle sue migliori amiche, salvo rifiutarlo la mattina successiva nello sconcerto generale, dopo la lunga veglia trascorsa a interrogarsi se scegliere una vita comoda, ma al servizio di marito e figli, e un’esistenza difficile ma centrata sulla sua passione per la scrittura. E fu creatura di grande intelligenza e complessità, pienamente consapevole dell’ingiustizia del ruolo subalterno della donna nel passato e nel presente, come dimostrano le parole di Anne Elliot al capitano Herville, in Persuasione, nel capitolo che è un capolavoro nel capolavoro.
E se non parlò mai esplicitamente delle guerre napoleoniche, in cui, tra l’altro, furono direttamente coinvolti i suoi fratelli marinai, è forse per dimostrare che anche con questa modalità, ignorando l’argomento principe di quegli anni, si poteva esprimere la propria siderale lontananza dalla violenza come valore e necessità storica.
Insomma, indagare nella biografia di Jane Austen – e a tale scopo preziosa è stata la corrispondenza con la sorella Cassandra e la Cronologia curata da Giuseppe Ierolli – per conoscere meglio i suoi amori, ossia i suoi innamorati in carne ed ossa, ma anche i suoi romanzi, specialmente nella loro genesi, è stato per me scoprire la ricchezza, la problematicità, la contemporaneità di un’autrice che da duecento anni ci fa compagnia con le sue storie indimenticabili.
MGC