A Marciana Marina, quando la politica era una cosa seria e dura, c’erano i comunisti e i democristiani, e in mezzo - ma non da parte - c’erano i socialisti con il loro bellissimo simbolo stratificato di storia con la falce e martello degli operai e dei contadini posata sul libro degli intellettuali e con il sol dell’avvenire a illuminare tutto. Un simbolo dal quale, a sinistra, i comunisti avevano preso la falce e martello, e a destra i socialdemocratici avevano preso il sole che però, nella loro versione, sembrava più al tramonto che all’alba.
Io, ideologicamente, sarei stato socialista - non mi convincevano la teoria leninista del partito avanguardia del popolo e la dittatura del proletariato – ma tutti quelli della mia “razza” erano comunisti e i comunisti erano forti, organizzati e decisi, mentre i socialisti erano più intellettuali, moderati e a volte preferivano allearsi più con i democristiani che con i comunisti.
I comunisti facevano rumorose e affollate feste dell’Unità, i socialisti preferivano leggere, pensare e guardavano – ora si può anche dire - quegli scalmanati dei comunisti con un po’ di sufficienza e, l’ala sinistra del PSI, con un po’ d’invidia per il legame che avevano i comunisti con il proletariato e i lavoratori.
I socialisti avevano la sezione in via Dussol, che, a differenza di quella comunista, era quasi sempre chiusa e che veniva aperta solo in occasioni speciali o per qualche ribotta. Ma, bisogna ammetterlo, almeno fino a quando negli anni ’70 non arrivò la nuova leva di giovani comunisti che rivoltarono il Partitone marinese come un calzino, i socialisti erano i veri intellettuali della sinistra marinese e i comunisti pativano parecchio questa cosa.
Il babbo di Santina e Gianpiero Berti, Enzo l’elettricista, babbo della nostra attuale sindaca, Caccamino il falegname, il vecchio Fagiolo, Pierino della Banca, Roberto Fantozzi, Gino Mazzei il babbo di Speggiorin, Nino Berti, Sauro Mazzei, i fratelli Romano … erano un bel gruppo di teste pensanti, di uomini appassionati che mettevano insieme diverse anime di una sinistra che andava dal socialismo umanitario ottocentesco all’autonomismo anticomunista e alla sinistra che con i comunisti ci voleva fare un’alleanza vera e strutturata, anche dopo che i socialisti fecero il centrosinistra con i democristiani. Una diversità di opinioni che era la linfa dei socialisti (che poi si è dispersa in mille rivoli) che i comunisti non capivano, abituati a discutere molto ma alla fine ad accettare quel che decideva la maggioranza. Infatti, i socialisti del libero pensiero e della politica nobile e un po’ elitaria, avevano davanti, ingombranti come montagne, due giganti che sembravano inamovibili e che di politica popolare se ne intendevano parecchio: la balena democristiana che sembrava eterna, e l’elefante comunista incatenato all’opposizione dell’esclusione atlantica, che però dall’opposizione sapeva condizionare i governi.
Tutto cambiò, almeno a Marciana Marina, quando ritornò nel suo Paese natale, sconvolgente come una tromba marina, l’ammiraglio Nicola Murzi e i socialisti e i comunisti lo candidarono a Sindaco di Marciana Marina contro l’eterno sindaco democristiano Nello (Piccio) Bonanno. Si verificò così, nel più piccolo Comune della Toscana, un fatto forse unico e sicuramente scandaloso in Italia: i comunisti che candidavano un Ammiraglio che aveva comandato a Napoli il fianco Sud della NATO e che si dimostrò subito un socialista intransigente che piaceva ai comunisti e per il quale i socialisti stravedevano.
Fu, a differenza di quella che stiamo vivendo, una campagna elettorale di fuoco – la prima che mi ricordi – con comizi incendiari dell’Ammiraglio ai quali Piccio ribatteva colpo su colpo con la sua bonomia di medico condotto che però aveva fiutato quanto fosse pericolosa quell’alleanza a sinistra con il PCI che aveva fatto un passo indietro per far spazio al PSI con un candidato prestigioso.
Ma la foga e la passione dell’Ammiraglio Murzi lo tradirono all’ultimo comizio di chiusura, fatto di fronte al monumento ai caduti con i fasci spennati di Piazza di sotto: in quelle elezioni appassionate che si giocavano sul filo del rasoio e dove la vittoria socialista era a portata di mano, bastò una frase detta male, un accenno personale improprio, per far oscillare l’ago della bilancia dalla parte di Piccio che vinse di pochissimi voti. E tra questi voti c’era probabilmente anche quello della mi’ mamma Jole che voleva bene all’Ammiraglio – nostro vicino di casa - ma voleva ancora più bene a Santina e al su’ marito Piccio che aveva votato di nascosto anche alle elezioni comunali precedenti, facendo incazzare come una bestia il mi’ babbo Veleno, comunista.
Gli anni di opposizione dell’Ammiraglio Murzi furono pirotecnici e abbastanza spiazzanti per un Partito socialista abituato ad agire con prudenza e a tenere insieme anime diverse. Alla fine a crescere elettoralmente furono solo i comunisti che facevano opposizione quotidiana dall’esterno del Consiglio Comunale.
Poi arrivò Bettino Craxi, un altro ciclone, che sostituì il simbolo carico di gloria e di storia del socialismo italiano con un moderno garofano e ruppe, con sollievo della maggioranza del nuovo PSI, con i Comunisti di Berlinguer. Un terremoto che arrivò anche nella piccola Marciana Marina dove una parte dell’ala demartiniana e lombardiana dei socialisti passò alla spicciolata al PCI, come del resto avevano già fatto gli iscritti al piccolo Partito Socialista Italiano di Unità Proletaria. Un abbandono che non indebolì più di tanto il PSI (anche se alla Marina rafforzò il PCI) e che esaltò l’autonomismo socialista che, dopo gli anni dell’Ammiraglio Murzi, a Marciana Marina tornò all’alleanza con la DC.
Il resto è storia di Paese e cronaca politica. E’ successo poco tempo fa eppure sembra preistoria e nomi, termini come proletariato e simboli del socialismo, del comunismo e della DC appartengono ormai a micro-partiti, non dicono più nulla ai giovani, non sono passioni intorno alle quali costruire liste elettorali, divisioni, alleanze, politiche e visioni di futuro.
Una politica estinta, come dinosauri da un meteorite. Lotte, storie, sogni e rancori evaporati.
Eppure nella nobile passione dei socialisti marinesi, rimasti testardamente in piedi sulla battigia, tra la balena bianca e l’elefante rosso, forse c’è ancora il senso di un equilibrio che dobbiamo ritrovare, che abbiamo perso e che si chiama politica. Quella vera e nobile, della quale non bisogna vergognarsi.
Umberto Mazzantini