Viaggiare può significare tante cose. Sicuramente richiama una meta che attrae la tensione di un soggetto. Mete spaziali e mete interiori, che talvolta si sovrappongono. Equipaggiamenti pesanti o leggeri. Compagnia e/o solitudine. Scoperte, successi e fallimenti.
Il vangelo di oggi presenta Gesù in viaggio verso Gerusalemme. Non è solo e chi lo accompagna avverte la densità del momento. Si va nella capitale della Giudea, sede del potere religioso che si combina con quello politico, militare ed economico. Ma è anche il luogo delle attese della “povera gente”, di quei poveri che attendevano in modi diversi la liberazione del Messia, dell'inviato di quel Dio che li aveva sottratti all'oppressione politico-culturale di Faraone. Nella città santa Gesù si confronterà con tale potere e avverrà lo scontro decisivo e il rifiuto fino all'eliminazione. E' il fallimento-scandalo che nella fede cristiana rappresenta la massima manifestazione della invincibilità dell'amore perdonante e della non onnipotenza del male.
La forza di andare avanti, Gesù la traeva dal rapporto profondo con il Padre, suo e di tutti, amore creativo e rigeneratore, fonte di relazioni filiale e fraterne.
Soprattutto quando la vita picchia forte, ognuno fa i conti con le ragioni del proprio esistere e, di conseguenza, con le modalità del proprio essere viaggiatore nello spazio e nel tempo.
In certe situazioni, confrontarsi con altri è utile. Qualche giorno fa, in un evento pubblico lo sottolineava la responsabile di un'associazione di malati oncologici, impegnata nella vicinanza, nell'accompagnamento e nel sostegno.
Come restare umani affrontando condizioni “estreme”?
Etty Hillesum, ebrea olandese, fu deportata e uccisa ad Auschwitz il 30 novembre 1943. Nel Diario e nelle Lettere scopriamo un “cuore pensante” che cerca di dare significato a quella sofferenza. Ciò che si legge racconta di una persona che, in un evento tragico e incontrollabile, trae dal suo bagaglio interiore i frutti della sua breve esistenza. “Bene, io accetto questa nuova certezza: vogliono il nostro totale annientamento. Ora lo so”, scriveva nell'estate del 1942. E aggiungeva: “Continuo a lavorare e a vivere con la stessa convinzione e trovo la vita ugualmente ricca di significato”. E due mesi dopo, parlava della sua “doverosa testimonianza: cioè che vivere nel tuo [rivolta a Dio] mondo è una cosa bella e buona, malgrado tutto quel che ci facciamo reciprocamente noi uomini”. Nelle ultime pagine del diario si legge: “Si vorrebbe essere un balsamo per molte ferite”. Dal finestrino del treno dell'ultimo viaggio, dove venne caricata con la sua famiglia e altri deportati, lanciò una cartolina con sopra queste parole: “Abbiamo lasciato il campo cantando”.
Come rilevava il fondatore della logoterapia V. Frankl, la sofferenza maggiore è quella di una vita senza senso, di stare nelle situazioni senza scoprire o attribuire un significato. Ai rapidi cambiamenti e al crollo delle certezze e delle sicurezze occorre un supplemento d'anima, un itinerario interiore che sostenga la nostra relazionalità.
(26 giugno 2022 – XIII Domenica Tempo Ordinario)
Nunzio Marotti
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