Il nostro pianeta è ferito! Si moltiplicano in questi giorni i richiami alle analisi, ormai decennali, sull'emergenza climatica e su quella sanitaria, sulle disuguaglianze planetarie, sulle guerre per le risorse, sulle violazioni dei diritti umani. Tali fenomeni toccano tutti, prima o poi, in modi diversi in base alla capacità di affrontarli, peggio per chi vive situazioni di povertà o ai limiti della stessa. Comunque, le conseguenze riguardano tutti. E siamo davanti non a numeri ma a volti concreti, storie personali.
Di fronte e dentro a questo scenario, ciascuno di noi è interpellato. E in questo senso, il vangelo di oggi offre una proposta e chiede di scegliere da che parte stare: dalla parte del samaritano soccorritore della vittima o dalla parte dei briganti o di coloro che guardano e vanno oltre senza prestare soccorso?
E' importante, a questo punto, sgombrare il campo da un rischio: quello di applicare il vangelo agli altri e non a sé. Opportune appaiono quindi le parole di papa Francesco: “Se estendiamo lo sguardo alla totalità della nostra storia e al mondo nel suo insieme, tutti siamo o siamo stati come questi personaggi: tutti abbiamo qualcosa dell’uomo ferito, qualcosa dei briganti, qualcosa di quelli che passano a distanza e qualcosa del buon samaritano” (Fratelli tutti, 69).
L'interdipendenza e la connessione di ogni realtà richiede che l'amore sia universale (senza confini) e concreto (le opere dell'amore e dall'amore). Ogni persona si mobilità in base alla forza delle proprie motivazioni. Il samaritano è mosso (commosso) dalla compassione e mette al primo posto il bisogno dell'altro e si coinvolge totalmente, rivedendo anche il suo programma (viaggio, impegni) alla luce di tale priorità.
Il pianeta e i suoi abitanti, in situazione di grave sofferenza e a rischio di futuro, richiedono che vengano cambiate le priorità. Che si intervenga immediatamente nell'emergenza e che, contemporaneamente, si rimuovano le cause che sono all'origine della/e sofferenza/e. Non è più tempo di autoreferenzialità, di ripiegamento su se stessi: occorre spostare l'attenzione al mondo, all'uomo integrale (tutto l'uomo e tutti gli uomini). Questo vale per gli Stati, le Chiese, le Religioni, le organizzazioni, le famiglie e ciascun essere umano. E' per un atto di amore verso l'esistenza, a partire da quello per le persone che ci sono più care. Prendersi cura di sé equivale a prendersi cura degli altri, perché la vita di ciascuno di noi è legata a quella degli altri. Scegliere da che parte stare: questa “è l'ora della verità”, in cui “le nostre molteplici maschere, le nostre etichette e i nostri travestimenti cadono” (Fratelli tutti, 70).
Vincere lo scoraggiamento (molto spesso indotto da chi trae vantaggi dallo stato attuale), partire dal basso unendosi ad altri, individuare azioni possibili, concrete, con effetti locali e globali... si può avere fiducia nell'uomo perché in ciascuno vi è una parte buona e in tutti, nel profondo, alberga il desiderio di pace.
Alla fine, la scelta è fra diventare ciò che siamo o vivere alienati. In una parola, salvarsi o perdersi.
(10 luglio 2022 – XV Domenica Tempo Ordinario)
PS -“Il racconto, diciamolo chiaramente, non fa passare un insegnamento di ideali astratti, né si circoscrive alla funzionalità di una morale etico-sociale. Ci rivela una caratteristica essenziale dell’essere umano, tante volte dimenticata: siamo stati fatti per la pienezza che si raggiunge solo nell’amore. Vivere indifferenti davanti al dolore non è una scelta possibile; non possiamo lasciare che qualcuno rimanga “ai margini della vita”. Questo ci deve indignare, fino a farci scendere dalla nostra serenità per sconvolgerci con la sofferenza umana. Questo è dignità.” (Fratelli tutti, 68)
Nunzio Marotti
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