Il vangelo di questa domenica mostra ancora una volta la contrapposizione di due mentalità. Gli scribi e i farisei, rappresentanti del potere culturale e religioso, non vedono di buon occhio Gesù che con gesti e parole mostra libertà anche nei confronti delle regole (leggi). I primi sono legati al primato della legge, alla lettera, mentre il secondo, amante della vita, si prende cura di ogni essere vivente, pienamente in linea con lo spirito delle Scritture e con quel Dio di cui ha una profonda esperienza.
Gesù non esclude nessuno, tanto che cerca coloro – pubblicani e peccatori di ogni tempo - che altri (società, gruppi, istituzioni) emarginano. E questo perché chi ama non sopporta di perdere qualcuno di coloro a cui vuol bene.
La pecorella e la moneta smarrite narrano del Dio innamorato follemente, di un amore infinito e assoluto, universale e gratuito. Quando qualcuno è recuperato alla vita e all'esperienza di familiarità, allora scoppia la gioia vera e grande.
Ognuno di noi è una pecora cara al pastore, una moneta cara alla donna, un figlio caro al padre.
La terza parabola della lettura meriterebbe una riflessione più ampia. Quella che è conosciuta come la parabola del figlio prodigo, che sperpera tutti i suoi beni, ha piuttosto come protagonista la figura del padre che, innamorato del figlio, attende con pazienza e patire il suo ritorno. Perché desidera per lui la pienezza di vita. Gli vuole bene e perciò non fatica a esprimere il massimo dell'amore che è il perdono incondizionato.
Sul tema del perdono consiglio di leggere le parole dell'enciclica sociale “Fratelli tutti” (nn. 236-254) di papa Francesco, di cui qui riporto solo una frase: “Il perdono è proprio quello che permette di cercare la giustizia senza cadere nel circolo vizioso della vendetta né nell'ingiustizia di dimenticare”.
In questo nostro tempo, i padri (come le madri) intuiscono che ciò che hanno costruito sta andando in malora, e che i figli, per i quali hanno tanto faticato, rischiano di non poter godere di tale bellezza e bontà e, comunque, avranno davanti giorni molto difficili e complicati. E nel loro cuore cresce la sofferenza, si affievolisce la speranza e si alimentano rancore e rabbia.
Chi, cosa può alimentare nel profondo la speranza umana?
Chi, cosa, quindi, può rafforzare l'impegno di cura di ognuno per dar vita ad un mondo altro, tanto possibile quanto necessario?
(11 settembre 2022 – XXIV Domenica Tempo Ordinario)
Nunzio Marotti
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