Anche l’Isola d’Elba è stata presente alla fiera nazionale della piccola e media editoria, “Più libri più liberi”, ospite della Nuvola, il centro congressi di M. Fuksas, a Roma, dal 7 all’11 dicembre. Giovedì scorso, infatti, alle h.10.30, presso La Sala Venere, Maria Gisella Catuogno, su invito della casa editrice Il Frangente, che l’ha pubblicato, ha presentato la nuova edizione del suo romanzo “Georges e Tigy Simenon/La seduzione dell’acqua”, in cui, tra i tanti “viaggi acquatici” della coppia a partire dal 1926 – vagabondaggi per sei mesi sulla chiatta Ginette per i fiumi e i canali di Francia, avventure in Belgio e in Olanda con il cutter Ostrogoth e nel Grande Nord con un cargo tedesco – tutta la seconda parte dell’opera è dedicata alla loro crociera nel Mediterraneo, dal maggio all’ottobre del 1934, sull’Araldo, goletta a due alberi registrata presso la Capitaneria di Porto di Portoferraio e con equipaggio riese – il capitano era Giacomo Canovaro –. La crociera, partita da Porquerolles, l’isola a forma di falce di luna in Costa Azzurra, comprese Sanremo, Genova, Il Cavo, Napoli, Messina, Siracusa, Malta, Atene, Tunisi, Biserta, Cagliari e Arbatax. E fu proprio all’Elba che l’Araldo fece la sosta più lunga dell’intero periplo, dieci giorni. Scrisse Simenon nel suo diario di bordo, “La Méditerranée en goélette” (Le Castor Astral, 1999), pag.43:
“Il mio battello è ormeggiato in un porto minuscolo dell’Isola d’Elba, [al Cavo] dove c’è giusto posto per lui e altre due barche da pesca. Il villaggio conta forse duecento abitanti. Dalle colline intorno, le vigne scendono fino al mare, già cariche d’uva, quasi incolte tuttavia, come se il contadino non contasse che sul sole. Nessun ordine nelle colture, nella disposizione delle case. Cavoli spuntano tra le erbe selvatiche e gli asini, il basto sul dorso, errano in compagnia di capre selvatiche. L’aria ha la dolcezza dei fichi maturi che ciascuno può cogliere sul ciglio del cammino”.
Nel diario, le pagine dense di aneddoti – il bottegaio squattrinato che non riesce a finire la casa; il pescatore che divide in dieci parti una murena per poterla vendere; villa Tonietti in stato d’abbandono; i musicanti che affollano la goletta suonando e cantando per due ore rifiutando la mancia dello scrittore; i “cugini” che aiutano l’equipaggio nella pulizia dell’Araldo dividendo con loro maccheroni e proventi; la signora anziana che sa bene l’inglese e il francese perché ha nipoti a Boston e a Nizza e da loro spesso soggiorna – si alternano con quelle fitte di riflessioni storico-filosofiche: la povertà dignitosa delle genti mediterranee, la loro solidarietà sorridente, il fondo di fatalismo che le pervade, la differenza tra la civiltà atlantica e quella del Mare Nostrum.
Fondendo i resoconti e i commenti di Simenon con quelli della moglie Tigy nei suoi “Ricordi”, l’autrice ha ripercorso otto anni di vita della celebre coppia individuando nell’acqua e nella navigazione il filo rosso che l’attraversa e che funge, per entrambi, da elemento salvifico, sottraendoli alle distrazioni e alle tentazioni di Parigi, rafforzando il loro legame e mettendoli in continuo contatto con gli elementi naturali che amano: il sole, il vento, il cielo stellato, la salsedine.
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