“…A qual periodo paleontologico adunque si ha da attribuire gran parte del lavoro umano delle armi ed utensili di pietra dell’Elba? Al periodo dell’Orso speleo?...Si ha da attribuire al periodo della Renna?...Si ha da attribuire al periodo degli animali domestici ?...Attribuire dunque il lavoro delle armi e utensili di pietra dell’Elba in maniera assoluta a uno dei tre menzionati periodo io m’avviso, e lo ripeto, che non si possa per ora”.
(Cfr pg 7-8 di “Sopra una collezione composta di oggetti antistorici trovati nelle isole dell’arcipelago toscano e inviata alla mostra universale di Parigi. Lettera di Raffaello Foresi al professor L. Simonin“ Firenze 1867. Tipografia del diritto. Inventario n 40629, Miacellanea n 66, Coll, A.3.3.1, Biblioteca comune Portoferraio)
Queste domande alle quali non sa dare risposta, rivolgeva Raffaello Foresi nel 1867 al prof. Simonin nella lettera che scrive in merito agli oggetti da lui chiamati “antistorici” ritrovati sull’isola.
Nella foto sono armi dell’età della pietra di cui il Foresi domanda “a qual periodo paleontologico“ sono da attribuire.
Cento anni dopo, con il progresso delle conoscenze nel frattempo avvenuto, il prof. Antonio Maria Radmilli (1922-1998. Archeologo, antropologo, paleontologo) risponde. Infatti in una comunicazione al primo convegno di storia dell’Elba (1967) così scrive:
“….i resti più antichi risalgono a quella particolare cultura che si fa risalire tra i 27-24 mila anni orsono denominata aurignaciana, della quale abbiamo tracce pure nell’isola d’Elba, e precisamente nelle località Lacona, Capo Bove, S. Martino e Serrone delle Cime. Esiste poi un insieme di industrie trovate a Cala Giovanni, a Longone della Polveriera, a Caubbio, a Laconella, a Capo di Fonza, ad Acquabona, a Santa Lucia, a tre Acque, a Procchio e Campo Forcioni, le quali vengono attribuite a quella particolare cultura italiana che si è affermata fra i 18 e 10 mila anni da oggi e che va sotto il nome di epigravettiano italiano…”
(Cfr. pg 29 di “I rapporti dell’isola d’Elba con il continente nei tempi preistorici”A. Maria Radmilli.Rivista italiana di studi napoleonici, N.32 Anno XII,1.1975)
Nella foto di copertina - Serrone delle cime giacimento plaeolitico
Il Radmilli va oltre spiegando come poteva essere avvenuto che popolazioni paleoantrope fossero arrivate all’Elba “…sappiamo altresì che circa 200 mila orsono cioè in un periodo interglaciale il mare era di circa venticinque-trenta metri più alto dell’attuale , che tra i 149 e 120 mila anni orsono il mare era di circa 7-15 metri più alto e che circa 85-60 mila anni orsono il mare era di circa 3-5 metri dell’attuale. Da questa situazione ne deriva che l’accesso all’isola in quei periodi era evidentemente precluso all’uomo paleolitico che non conosceva la navigazione. Non così, invece, durante l’ultimo periodo glaciale quando il mare era di cento metri più basso…”
(Cfr pg 27. Idem come sopra)
In questa situazione in cui il mare era 100 metri più basso rispetto ad oggi, l’Elba insieme con le altre isole ad eccezione di Montecristo e Capraia formavano un promontorio.
Vedi nelle immagini sulla geomorfologia dell’Elba nel periodo interglaciale Riss-Wurm e sulla geomorfologia dell’Elba nell’ultimo periodo glaciale Wurm.
Il Radmilli inoltre spiega che “… In conseguenza dell’abbassamento del livello del mare esisteva pure una fascia che dalla Liguria arrivava alla Toscana; una fascia larga circa 10 km e pianeggiante .Le industrie litiche rinvenute lo scorso secolo da Gaetano Chierici nell’isola di Pianosa sono di tipo paleolitico superiore e non credo si possano datare oltre i 12 mila anni da oggi …”
(pg 28, Idem come sopra)
Nella sua comunicazione al primo convegno di storia dell’Elba il Radmilli afferma che le popolazioni paleoantrope arrivate all’Elba per “battute di caccia” sono Neanderthal e che arrivano dalla Francia “… e possiamo pensare che le popolazioni neandertaliane le quali arrivarono in Toscana fossero delle popolazioni che inizialmente vivevano in territori della Francia e si giovassero della fascia pianeggiante esistente innanzi all’attuale costa della Liguria per estendere le loro ‘battute di caccia’per trasferire i loro insediamenti in Toscana sino in quell’esteso promontorio oggi rappresentato dalle isole Elba, Cerboli, Pianosa caratterizzato da un ambiente quanto mai ricco per la presenza di zone pianeggianti, colline montagne e che pertanto in ogni periodo presentò requisiti adatti ai cacciatori del paleolitico…”
(pg 28, Idem come sopra)
(Fascia costiera dell’Italia centrale)
Questa fascia pianeggiante, antistante la Liguria, calcata dalle popolazioni neandertaliane provenienti dalla Liguria per arrivare all’Elba, è ancora oggi presente ma è divenuta fondale marino.
Studi di Galoppini et al. lo hanno evidenziato con la misura degli antichi livelli pleistocenici ed olocenici del mare.
(“Possibilità di misura di antichi livelli del mare nel litorale tra le foci dei fiumi Arno e Fine in Toscana” Galoppini et al.. Mem. Descr.Carta Geol. D’It. LII(1994): pp279-292)
https://www.isprambiente.gov.it/files2017/pubblicazioni/periodici-tecnici/memorie-descrittive-della-carta-geologica-ditalia/volume-52/memdes_52_variazioni_galoppini1.pdf
Lungo questo tratto pianeggiante di costa che comprende le secche della Meloria e le Secche di Vada durante l’ultimo periodo glaciale il mare si era ritirato e quello che oggi è fondale marino era emerso lungo tutta la costa labronica.
La “battuta di caccia” accennata da Radmilli potrebbe non essere stato l’unico e principale motivo per cui popolazioni neandertaliane si sono spostate da nord arrivando all’Elba nella valle di S. Martino.
Studi archeologici molto recenti del 2020, nel sito Neanderthal di Grotta dei Moscerini in Lazio, hanno ritrovato di questi paleantropi, utensili ricavati da bivalvi e pietre vulcaniche, pescati o raccolti sulla spiaggia.
(“Neandertals on the beach: Use of marine resources at Grotta dei Moscerini (Latium, Italy) ”Reasearch article Published: January 15, 2020:Plos One .Paola Villa et al.) https://journals.plos.org/plosone/article?id=10.1371/journal.pone.0226690
Usando biomarker fecali e studiando la placca e il tartaro dentale fossile, i ricercatori hanno dimostrato che la dieta del neanderthal era costituita non solo da carne ma da amidi
(“The Neanderthal Meal: A New Perspective Using Faecal Biomarkers “. Resaerch article Plos one june 25 2014.Ainara Sistiaga et al.)
“The evolution and changing ecology of the African hominid oral microbiome “ Research article PNAS maggio 2021.James A. fellows Yates et al.)
https://journals.plos.org/plosone/article?id=10.1371/journal.pone.0101045
https://www.focus.it/scienza/scienze/la-dieta-dei-neanderthal-non-solo-carne-ma-tanti-amidi
Tali nuove recentissime scoperte dell’uso di utensili marini e della dieta non solo carnea da parte della popolazione neandertaliana, fanno postulare che questi nostri antenati siano arrivati nella valle di S. Martino richiamati oltre che dalla selvaggina ivi presente (le battute di caccia accennate dal prof Radmilli) anche dal clima più temperato legato alla presenza del mare che era presente seppur a livelli molto più bassi di quelli attuali, mare dal quale pure traevano possibilità di sostentamento e di cibo.
Marcello Camici
Foto di copertina - In primo piano la valle di S. Martino con la Collina delle Ceppete, vallecole delle Campitelle e di Lazzaro. Sullo sfondo il Serrone delle Cime dove da R. Foresi sono stati ritrovati reperti paleolitici.
Foto scattata dal colle di S. Lucia che è giacimento paleolitico
Foto 2 - Punte di freccia in selce e diaspro dalla grotta di S. Giuseppe (Rio nell’Elba). Museo archeologico di Rio nell’Elba. Ripreso da “Elba. Territorio e civiltà di un’isola”. R Rosolani, M. Ferrari. RS Editore. 2001
Foto 3 - Elba durante l’èra interglaciale Riss-Wurm, circa 200000 anni fa, a cui farà seguito l’era glaciale Wurm, durante l’innalzamento del livello del mare. Durante l’interglaciale Riss-Wurm circa duecentomila anni fa, il mare si era innalzato di oltre trenta metri di livello rispetto all’attuale e l’arcipelago aveva assunto una diversa configurazione geomorfologica. Da questa situazione ne deriva che l’accesso al’isola era precluso all’uomo paleolitico che non conosceva la navigazione.
Ripreso da “Archeologia e storia antica dell’isola d’Elba” M. Zecchini, Nuova grafica editrice lucchese. 1983
Foto 4 - Geomorfologia dell’Elba durante la fase finale del periodo glaciale Wurm, circa 14000 anni fa,in cui era collegata con il “continente”. Ripreso da pg. 7 di “Isola d’Elba le origini” M. Zecchini. Edizioni S. Marco Litotipo. Lucca. 2001
Foto 5 - Fascia pianeggiante emersa antistante la costa labronica che si continua fino alla Liguria.
Ripreso da “I rapporti dell’isola d’Elba col continente nei tempi preistorici” AM Radmilli. Comunicazione. Atti del primo convegno di storia dell’Elba, Rivista italiana di studi napoleonici.n 32, Anno XII. 1. 1975, pp27-31
Foto 6 - Carta geomorfologica schematica del fondale marino del litorale compreso tra le foci del fiume Arno e Fine. Ripreso da Galoppini et al.