Nelle ‘Rationes Decimarum Italiae, Tuscia,’ della seconda metà del XIII secolo, sono menzionate le seguenti chiese elbane: ‘Plebes di Marcina de Ilva; Plebes de Campo; Plebes de Capolivero; Plebes de Ferraria; Prioria de Campo; Ecclesia Sancti Petri de Ilva ed Ecclesia de Latrano’. Un’altra documentazione sulle chiese elbane di questo periodo è redatta in due documenti: il primo, del novembre 1235, rogato nella ‘Plebe de Capoliveri’, in altre parole l’antica Pieve di San Michele che, da successive notizie dei primi anni del XIV secolo, è ricordata come la chiesa elbana dal patrimonio più consistente e l’altro documento del 1298 dove si indica la ‘Ecclesia de Latrano de Ilva’, cioè la Chiesa di Santo Stefano alle Tranne (a Magazzini).
Nella foto di copertina: Abside della Chiesa di san Michele a Capoliveri in stile romanico pisano
Dal punto di vista architettonico le chiese elbane appartenenti a questo periodo sono tutte edificate nello stile e con quel particolare gusto ornamentale tipico del romanico pisano. Sono accomunate dall’unica navata rettangolare con abside orientate verso levante, verso Gerusalemme, come vuole la tradizione cristiana e dalle ‘lesene’, archi ciechi con funzione ornamentale.
La peculiarità artistica che accomuna le antiche chiese dell’isola e che le rende originali, è il motivo del campanile ‘a vela’, incorporato sulla facciata, sovrastante il prospetto. Questa particolarità è evidenziata nella chiesa di San Lorenzo, fondata anch’essa alla fine del XII secolo e citata nelle ‘Rationes’ del 1298 come ‘Plebes de Marcina de Ilva’. Anche la Chiesa di San Giovanni in Campo, edificata nella metà del XII secolo, ha ancora ben visibile quel particolare architettonico. Fa eccezione la chiesa di San Pietro e Paolo in Campo, intitolata a San Niccolò, e ricordata nelle ‘decime bonafaziane’, degli inizi del XIV secolo. Essa rappresenta un ‘unicum’ per la sua conformazione a due navate e biabsidata.
Chiesa di San Giovanni in Campo
Oltre alle chiese del periodo di stile romanico-pisano, esistono le ‘plebanie’ di San Quirico a Grassula e quella di San Benedetto a Pomonte, ma le poche tracce rimaste sono ormai costituite da poche pietre perimetrali. Lo stesso può dirsi delle poche tracce rimaste della chiesa di San Miniato al Cavo, anticamente intitolata a San Bennato e di altri oratori di questo periodo, sparsi in altre zone dell’Elba.
Nei testi e documenti e dai rilievi archeologici sono state rintracciate o ritrovate altre chiese, i cui muri sono ormai diruti o in via di totale sparizione, come la chiesa di ‘San Felice in Crucis’, a San Felo, ’San Frediano’, ‘San Bartolomeo’ e ‘San Biagio’, a cavallo dei monti che da Marciana vanno verso Pomonte, ed infine ‘Santa Maria alle Piane del Canale’. Queste ultime, affacciate verso il mare di ponente, di fronte alla Corsica, presentano analogie con chiese còrse e sarde del X e XI secolo, probabili testimonianze di una più antica influenza o in uno stile affine con le chiese della lucchesia, del ‘contado’ pisano e della Valdelsa fiorentina. Tutte le chiese medievali sin qui descritte e analizzate sono testimoni di un’epoca poco conosciuta, ma certamente interessanti per la storia dell’Elba e dei suoi rapporti religiosi, economici e culturali, con le isole maggiori e con il vicino continente.
Particolare del portale laterale di Santo Stefano alle Trane
San Piero in Campo, chiesa-fortezza di San Nicola (San Niccolò)
Alessandro Canestrelli