“Pillola blu, fine della storia, domani ti sveglierai in camera tua e crederai a quello che vorrai. Pillola rossa, resti nel paese delle meraviglie e vedrai quant'è profonda la tana del bianconiglio”. Come molti sapranno è la celeberrima frase che Morpheus dice a Neo, nel film di culto Matrix. La uso anch'io con chi mi ha seguito anche in questa serie (e ringrazio tanto, come sempre), sperando di aver portato un contributo al cambio di paradigma di cui l'Elba ha bisogno. Anche se non ci credo, come spiegherò alla fine.
Avendo una formazione da ricercatore so che tutte le analisi che ho fatto sono criticabili. Possono essere anche totalmente smontate, se si portano dati più solidi dei miei. Ma principalmente avevano uno scopo: le decisioni che vanno prese per il futuro sono impegnative, e non possono essere prese pensando al qui e ora.
Nel primo capitolo citavo uno scritto di Umberto Eco, che sottolineava quanto le scelte di primo acchito giudicate dannose, alla lunga si sono rivelate azzeccate, perché confermate su basi solide e scientifiche, prove e controprove. Era questo il primo intento di questa serie: non mostrare quanto il passato fosse meglio del presente (cosa che non ho mai pensato), ma quanto le scelte di una politica inadeguata e di cortissime vedute siano deleterie, proprio perché basate sul quanto ci possono giovare nella nostra vita, e non quanto possono influire sulle società future. I pensieri lenti e veloci, per citare un ottimo saggio di Daniel Kahneman (che consiglio di leggere), dove il premio Nobel dimostra efficacemente che le nostre scelte sono fatte da millenni di pensieri veloci, ma come sono quasi sempre i pensieri lenti a determinare risultati migliori.
E proprio per seguire le orme di Eco e Kahneman confesso che questa serie è stata la più faticosa da scrivere, dovendo documentarmi su centinaia di pagine, molte dal taglio scientifico, talvolta in inglese e una in francese. Quest'ultima su un'interessante ricerca sui cambiamenti del nostro mare. Che doveva costituire un ulteriore problema, che nel piano originario dovevano essere dieci o undici. Purtroppo alcune bozze funzionavano solo parzialmente o per nulla. Quindi ho preferito lasciar perdere, piuttosto che dare informazioni parziali o troppo farraginose. Mi dispiace per quello che doveva essere l'ottavo problema, che doveva terminare un'ideale trilogia insieme a quelli sull'abusivismo e la politica delle ultime due settimane: per tre quarti lo ritengo eccellente, ma mi sono inchiodato su certi passaggi. Quindi ho deciso che non lo leggerà più nessuno.
È stata una faticaccia. E lo dico chiaro: l'ho fatto gratis solo per amicizia e ringraziamento di Elbareport, che mi ha sempre fatto sentire di casa. Se me lo avessero chiesto altri mi sarei fatto pagare. Come quelli che mi chiedono di scrivere un libro. Mi pagate (profumatamente) e vi scrivo tutti i libri che volete. Non ho più l'età per aspirare al ruolo di scrittore solo per la gloria.
Altra considerazione. Alcuni hanno ventilato (paventato?) la possibilità di un ingresso in politica (“O com'è che scrivi a un anno dalle amministrative? Oggiù, confessa!”). Rispondo con una ricercatezza da dolce stil novo. Col cazzo che i borghesi mi affiliano ai loro comitati d'affari. Se non avete ancora capito che con questa gente non ho niente da spartire, non avete capito una sega su di me. Nel genocidio culturale sono costretto a vivere anch'io, ma almeno lo faccio criticamente, non certo compiacendomene come fanno i politici.
Ho ricevuto anche la trita accusa di usare negli articoli il tono da tuttologo, o ancor peggio di inquisitore staliniano, perché ho usato espressioni come crimini contro l'umanità, corte marziale e plotone d'esecuzione. Non si è capito che tutti i problemi analizzati chiamavano a un'assunzione di responsabilità da parte di tutti, quindi me compreso. Ma, a differenza di tutti, io sono l'unico reo confesso, la vostra cattiva coscienza che urla che crimine c'è stato e anche molto grave. E che vi dice con le parole di Pier Paolo Pasolini: “Non vi illudete. E voi siete, con la scuola, la televisione, la pacatezza dei vostri giornali, voi siete i grandi conservatori di questo ordine orrendo basato sull'idea di possedere e sull'idea di distruggere”.
Alcuni mi hanno detto che sono caduto in contraddizione in alcuni capitoli. Può darsi, ma non mi sembra. Soprattutto il capitolo delle riserve idriche mi ha portato critiche su un mio endorsement sul dissalatore. Ho solo riportato quanto dicono papers scientifici. Siamo sempre lì col conto: i citati pensieri lenti e veloci, le decisioni prese perché ci affezioniamo a questa o quella tesi senza valutare le evidenze scientifiche. Per ogni problema non sono partito da posizione preconcette, ma ho valutato quante più prove e controprove possibili. Se persone che stimo non hanno considerato ciò, posso solo rispondere come dicono quelli bravi “Amicus Plato, sed magis amica veritas”.
E ora il gran finale. Perché penso che non sia servito a nulla? Prima di tutto perché sono totalmente d'accordo con una mia amica, attenta lettrice: “Di quello che hai scritto, i tuoi amici borghesi hanno capito, o crederanno, sì o no a un quarto. Cioè a quello che vogliono sentirsi dire. Per il resto continueranno a seguire i loro pregiudizi, come nulla fosse”. Sì, forse per alcuni di quella borghesia più colta e progressista sarà stata l'occasione per riflettere, ma sono una piccolissima minoranza.
La seconda ragione mi viene guardando il calendario. Tra un mese comincerà la stagione. Quando gli elbani sentiranno di nuovo frusciare i bigliettoni tra le mani, se ne fotteranno allegramente dell'ulteriore drammatico passo che farà la crisi climatica.
Andrea Galassi
Nota del Direttore
Mi corre l'obbligo - per iniziare - di formulare un sentito ed affettuoso ringraziamento ad Andrea per il prezioso, articolato ed informatissimo lavoro che oggi, con l'ultima nota ha condotto a compimento.
Sottoscrivo la quasi totalità delle sue analisi, affermazioni e deduzioni, permettendomi di non condividere del tutto solo il suo "pessimismo cosmico", perché se è sacrosantamente vero che corrono orribili tempi, non è detto che le generazioni che si profilano non debbano essere più accorte e meno incolte, superficiali, egoiste e banali di quelle che attualmente detengono in quest'isola e non solo, lo scettro (anzi la clava) del comando.
Da anziano, punto tutte le non molte fiches di vita e di utile energia mentale che ragionevolmente mi restano, su chi sta crescendo e su chi ancora deve nascere, ricordandomi quanto affermava un saggio, che alle mie intemperanze di un tempo ribatteva "Aricordati che in politica 'un si semina oggi pe' domani, ma pe' raccatta' doppodomani". E quel "politica" lo intendeva davvero come rappresentanza, democrazia, nobile dare il meglio di sé alla "polis", pur non sapendo di greco e di etimologia.
Caro Andrea l'altro giorno ragionavo (per iscritto) con Franco Cambi - uno dei tuoi più attenti lettori - e ci siamo ritrovati a concordare, citandoti, che quest'Isola avrebbe un bisogno estremo di più teste critiche e pensanti come la tua e meno teste (scrivo "vuote" perché "so' in bona") per costituire la classe dirigente (capace di organizzare e indirizzare il prossimo) di questo lembo di toscana oltremarina.
Per ora e intanto la direttiva è resistere.
Un abbraccio
Sergio