Ai discepoli isolati, chiusi, intimoriti e delusi, il Cristo si manifesta donando la pace e lo Spirito. Così, il vangelo di questa domenica di Pentecoste apre a nuove dimensioni, invita ad uscire dall'autoreferenzialità, ad aprirsi alla realtà, a schiudere ed espandere le potenzialità che sono di ognuno. L'esistenza dell'uomo, a meno di voler soffrire per mano propria, non è per isolarsi dagli altri, non è per vivere nella sfiducia e nella continua competizione. Sebbene le situazioni di vita possano condizionarci spingendoci ad individuare la via (apparentemente) più comoda e veloce, l'uomo ha la possibilità di esercitare la sua signoria, la sua (progressiva) libertà che nasce dalla consapevolezza interiore dell'appartenenza alla comune umanità.
In questo percorso, la pace è sperimentata come possibilità, nei barlumi di coscienza e nel dono di sé. Ed è spinta all'impegno perché ogni essere umano abbia la possibilità di crescere e sviluppare la propria umanità.
L'esperienza dei primi discepoli indica la strada e prefigura la realtà dell'uomo, anche di oggi. Il Dio solidale con l'umanità, fatta di luci e di ombre, è presente nel dna di ogni essere del creato, è coscienza nell'uomo, come energia-potenza amante e perciò pro-creativa (lo Spirito). Una presenza che attende solo di essere accolta e liberata. E ciò richiede che l'uomo disimpari a vivere fuori di sé, consegnato ai condizionamenti e alle iperstimolazioni del consumismo, e prenda contatto con la parte profonda di sé. Dalla profondità zampilla vita per il mondo, in apertura incondizionata alla realtà, in relazioni concrete e senza confini.
Oggi il mondo e le stesse chiese hanno bisogno di aria nuova, di “ossigeno del cielo” (E. Ronchi).
Rivolto ai delegati diocesani del cammino diocesano, giovedì scorso, papa Francesco ha parlato di “bella esperienza di ascolto dello Spirito”, aggiungendo pure che a “volte si ha l’impressione che le comunità religiose, le curie, le parrocchie siano ancora troppo autoreferenziali”, vittime di una specie di “neoclericalismo di difesa”. Il protagonista resta lo Spirito divino che, come a Pentecoste, provoca il “disordine” e poi ricompone creando “l’armonia”. Il disordine è diverso da quello provocato “dai nostri egoismi o dallo spirito del male”, così come l’armonia “è una cosa totalmente diversa dall’ordine che noi potremmo fare da noi stessi”.
(28 maggio 2023 – Domenica di Pentecoste)
PS - “La terza consegna [alla Chiesa italiana]: essere una Chiesa aperta. Riscoprirsi corresponsabili nella Chiesa (...) significa coltivare il desiderio di riconoscere l’altro nella ricchezza dei suoi carismi e della sua singolarità. Così, possono trovare posto quanti ancora faticano a vedere riconosciuta la loro presenza nella Chiesa, quanti non hanno voce, coloro le cui voci sono coperte se non zittite o ignorate, coloro che si sentono inadeguati, magari perché hanno percorsi di vita difficili o complessi. A volte sono 'scomunicati' a priori. (…) Dovremmo domandarci quanto facciamo spazio e quanto ascoltiamo realmente nelle nostre comunità le voci dei giovani, delle donne, dei poveri, di coloro che sono delusi, di chi nella vita è stato ferito ed è arrabbiato con la Chiesa. Fino a quando la loro presenza resterà una nota sporadica nel complesso della vita ecclesiale, la Chiesa non sarà sinodale, sarà una Chiesa di pochi. Ricordate questo, chiamate tutti: giusti, peccatori, sani, malati, tutti, tutti, tutti”. (Francesco, 25 maggio 2023)
Nunzio Marotti
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