Mentre scrivevo la precedente serie, L'isoletta verde&blu, è avvenuto l'omicidio della Gattaia. Ovviamente di fronte a un fatto così tragico si rimane annichiliti. Ma nasce anche l'esigenza di capire chi siamo o siamo diventati noi elbani. Quella serie era però impostata su un'analisi scientifica dell'ambiente e del territorio, del passato e di oggi, e le sue implicazioni culturali e politiche; e solo marginalmente su quella storica delle relazioni sociali degli isolani. Mi era ripromesso dunque di entrare in questo aspetto, perché anch'esso è in stretto contatto con il territorio e l'ambiente, e quindi con la politica che dà l'impronta alla vita sociale.
Con questa nuova serie dunque voglio capire chi siamo. Provare a rispondere a domande scabrose. Tipo: certa violenza è davvero aliena da noi elbani? Ci possiamo davvero riconoscere in una visione da presepio o è un altro tentativo autoassolutorio di eludere i problemi?
Per capirlo studierò il nostro passato. Per vedere se certi comportamenti nefandi sono davvero figli dei nostri giorni o arrivano da una società che troppo spesso ha fatto finta di ignorarli. Se nascono da fattori esterni o sono sempre stati connaturati alla nostra cultura.
È una questione non facile, lo capisco, e probabilmente non sarò in grado di dipanarla. Ma almeno dare qualche spunto di riflessione, quello sì, come avvenuto con la precedente serie. Ovviamente rimane inteso: se non annoio chi legge e non abuso dello spazio di Elbareport.
Considero questa nuova serie una parte seconda della precedente, perché ambiente e società sono strettamente legati e vanno di pari passo, ed entrambi possono migliorare o incancrenire la politica, se non identificati con chiarezza.
Il titolo si ispira chiaramente a uno dei saggi fondamentali della storiografia nazionale, quell'”Italiani brava gente?” di Angelo del Boca, che a sua volta si ispirava al titolo di una famoso film di Giuseppe de Santis e prodotto dall'elbano Nello Santi: opera artisticamente rilevante ma che alimentò la retorica autoassolutoria dei nostri soldati bravi e alieni ai crimini, oggi dimostratasi un'impostura, grazie proprio allo stesso del Boca.
Ma, pur apparendo provocatorio, con questo titolo non voglio far passare l'idea che noi elbani siamo più fuorilegge di altri. Ma neanche quella che ci vuole un popolo incapace, per ragioni quasi genetiche, di qualsivoglia forma di violenza. Questi beceri estremismi li lascio ai cialtroni che guardano il mondo solo in bianco o in nero. Analizzerò diversi aspetti storici, alcuni dei quali ci dicono che siamo una società come le altre, né migliore né peggiore, con lati oscuri e abissi talvolta spaventosi. Correndo il rischio, per citare il più famoso aforisma di Nietzsche, che quando scruti dentro l'abisso, l'abisso scruta dentro di te.
Molto probabilmente ci sarà qualcuno, anche bravissime persone e politici, che mi accuseranno di essere un antielbano: delle prime me ne dispiace, dei secondi me ne fotte meno di niente. E so anche che ci saranno persone che mi loderanno perché alimento il loro becero razzismo contro gli isolani: facciano pure, ma sappiano che non ho alcuna stima di loro.
Per chi vuole capire o criticarmi con giudizio, benvenuti a bordo di questo nuovo viaggio.
A.G.