Una decisione, quella di abortire, alla quale ci si avvicina piano, con dolore e struggimento.
Notti insonni passate a fissare il soffitto, lacrime e stomaco chiuso, senso di colpa, ansia e paura che si aggrovigliano come rami stretti in quel miscuglio di emozioni che attanaglia come una morsa.
Cosa viva ogni singola donna la sera prima di abortire o la mattina stessa non ci è dato sapere. I suoi pensieri, così intimi; i suoi timori, così ferocemente reali.
Ed a questa decisione, già di per sé così ardua e complessa, si contrappone, spesso, la difficoltà che si riscontra nell’ individuare figure di riferimento. E non mi riferisco al mero sostegno degli affetti più cari, ma a medici che possano accompagnare le donne con delicatezza in questo così solitario percorso.
In Italia, infatti, appena il 30% dei ginecologi si presta a praticare l'aborto, contro un 70 % di medici -sì, tanti, troppi!- obiettori di coscienza.
L’Italia, ‘uno stato moderno ed evoluto’, in cui resta comunque difficile ‘la tutela all’aborto’. Non tanto da un punto di vista pratico e di diritto, quanto più da un punto di vista psicologico.
Basti pensare che a Roma, il VI Municipio, ha presentato la petizione "Un cuore che batte" che sostiene l’obbligo, all'interno della legge 194 che regola l'interruzione volontaria di gravidanza, di far vedere e ascoltare il battito del feto portato in grembo alla donna intenzionata ad abortire.
Una proposta permeata di sadismo e disumanità, irrispettosa e barbara.
La pratica dell'aborto può essere più o meno condivisa, può, o non, coinvolgere direttamente. Ma che questo diritto sia rispettato -e nel senso più ampio del termine- è fondamentale ed inalienabile, ed è per questo che bisogna lottare collettivamente.
L'aborto è di e per tutte le donne, indipendentemente da quelle che sono le proprie idee in proposito.
Bisogna quindi pretendere che questa pratica sia effettuata in maniera delicata, senza giudizio o strumentalizzazioni, e questo a prescindere dalle motivazioni, più varie e disparate, che possono muovere verso questa scelta.
Perché privare di questa possibilità equivarrebbe a danneggiare ulteriormente ed irrimediabilmente una donna, già portatrice di un solco indelebile.
Il Forum Giovanile dell’Elba