Una delle esperienze che più hanno segnato la mia vita è stata l'occupazione dell'università del 1990. Noi ci stavamo battendo contro il Decreto Legge Ruperti, che prevedeva l'ingresso di partecipazioni private negli atenei. Noi studenti di allora dormimmo quasi tre mesi in sacchi a pelo gettati sui pavimenti delle aule. Durante il giorno intavolavamo grosse discussioni sulle azioni da intraprendere, scrivevamo polpettoni politici, inviavamo fax e facevamo telefonate dai fissi della segreteria. Era un mondo affascinante, senza smartphone e senza internet, per questo sono rarissime le foto o i filmati che ne documentano le fasi salienti. A tutto questo stavo ripensando questa mattina, quando con Federica abbiamo accolto una quarantina di bimbi delle Quinte elementari di Campo alla visita di Casa del Parco e Museo Archeologico di Marciana, in seno a un progetto in via di sviluppo del Sistema Museale e del Parco Nazionale, grazie al quale in futuro L'Educazione al Territorio diventerà la normalità, potendo già da quest'anno le scuole prenotarsi per queste piccole gite di un giorno senza uscire dall'isola, durante le quali gli studenti di primarie e secondarie possono immergersi nel territorio, prima cogliendone gli aspetti storici e scientifico-naturali, e infine facendo un'escursione nei luoghi veri e propri dove i reperti archeologici e floro-faunistici hanno avuto o continuano ad avere vita propria. Sono molti i siti archeologici e naturalistici dell'Elba occidentale, i bimbi di oggi hanno potuto fare una splendida passeggiata presso il Santuario della Madonna del Monte, per esempio.
Le politiche neoliberiste contro le quali ci battevamo all'università ebbero la meglio e s'imposero come logica determinante per il futuro dell'istruzione in Italia e in tutto l'occidente. Esse hanno impoverito la concezione dell'istruzione, limitandola a un mero trasferimento di informazioni a bimbi e ragazzi.
Tuttavia, la mia esperienza comunicativa con insegnanti delle scuole primarie e secondarie mi ha fatto capire che l'adesione apparente al "programma scolastico" non ha e non deve avere la stessa importanza che ha parlare alle loro aspirazioni più profonde come educatori. Questi insegnanti desiderano un'educazione meno riduzionista, che veda l'apprendimento in una prospettiva più ampia rispetto alla semplice raccolta di informazioni.
In questo mi sono reso conto che il mio ruolo di accoglienza con gli studenti più che mai deve svolgersi nell'accezione più coinvolgente del cantastorie. Fornire loro innanzitutto la sensazione che quella storia e quella natura che vedono oggettivate ed esposte in vetrina, sono le loro storie e la natura stessa del territorio del quale anch'essi sono fatti. In questo lavoro bisogna saper rendere familiari oggetti ed esseri che a prima vista sono remoti nel tempo e/o nello spazio fisico. Occorre inanzitutto un'ottima conoscenza, non solo delle cose ma anche dei loro contesti, in archeologia questo know-how è imprescindibile. Poi ci vuole passione e la capacità di comunicarla a loro che ti stanno ascoltando - con entusiasmo. Se il mix di questi due aspetti è ben riuscito allora si produce quello che gli psicologi neurolinguisti chiamano "enchantment", incanto o incantamento, che consiste nell'adottare un linguaggio e un tono fiabesco o affabulatore per coinvolgerli nell'ascolto immediato e segnare le loro coscienze nella parte subconscia, onirica, fantasiosa, in modo di scatenare in loro un interesse e col tempo un senso di appartenza che li faccia sentire appropriati al mondo.
Questa appartenenza si sviluppa pensando globalmente e sentendo localmente, a cominciare dal tirar fuori il proprio essere alberesco, e cominciare a sentirsi davvero radicati alla terra che calpestiamo e che ci dà la sostanza di quello che siamo e la memoria del da dove veniamo.
Raccontare loro di Sapiens e Neanderthal che arrivavano all'Elba a piedi durante le glaciazioni del paleolitico 30 mila anni fa, e ammirare i loro strumenti litici provenienti dalle stesse spiagge dove i nostri bimbi vanno a fare il bagno in estate; oppure mostrare loro delle asce in bronzo da Chiessi e meravigliarsi insieme di quanto fosse bravo il fabbro elbano che le forgió ai tempi prima che Roma fosse fondata. Sono piccole distribuzioni di entusiasmo che una volta metabolizzate possono rivelarsi importantissime - o addirittura fondamentali - nel processo di individiazione dell'adulto che ciascuno di loro diventerà e nella ricchezza di un corredo storico che li aiuterà ad avere maggior senso civico ed ambientale, e ad essere cittadini migliori.
Bisogna auspicare che il progetto di Educazione al Territorio, ancora in pectore, si sviluppi e susciti attenzione nei direttivi degli enti e delle amministrazioni locali e regionali, e contribuire ciascuno a modo suo a che vada avanti ed abbia successo. Basta anche solo un piccolo gesto - un genitore che chiede agli insegnanti di suo figlio perché la sua classe ancora non abbia partecipato all'iniziativa - per tenere viva l'attenzione e contribuire alla causa.
Le esperienze museali non sono speciali solo per il contenuto in sé, ma perché il giorno in cui si visita un museo diventa un'esperienza unica. In questo momento speciale, il cervello dei bambini si apre all'assorbimento di nuove informazioni, parte della memoria riservata agli eventi eccezionali. Sono giornate che difficilmente si dimenticano, e che anche nel peggiore dei casi si credono dimenticate ma il loro incanto ci rimane scolpito per sempre nel profondo dell'anima.
Angelo Mazzei