Oggi ad Assisi si svolge la Marcia per la pace e la fraternità, nella Giornata Internazionale dei Diritti Umani in occasione del 75° anniversario della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani (10 dicembre 1948-2023).
Al centro della marcia, che è preceduta da un incontro nazionale di Costruttori e Costruttrici di pace (www.perlapace.it/), c'è la drammatica situazione a Gaza. Fermare le stragi! Questa è la parola d'ordine, in linea con la richiesta del Segretario Generale dell’Onu Antonio Guterres. Guterres aveva chiesto agli Stati membri del Consiglio di Sicurezza di chiedere un cessate il fuoco immediato nella Striscia di Gaza per impedire la degenerazione della "catastrofe umanitaria" in corso. Come è noto, gli Stati Uniti hanno posto il veto, assumendosi, da soli, la responsabilità di bloccare questa iniziativa dell’Organizzazione delle Nazioni Unite.
Cresce, invece, la mobilitazione della società e delle istituzioni locali. Alla Marcia, promossa dalla Fondazione PerugiAssisi per la cultura della pace e dalla Coalizione AssisiPaceGiusta, hanno aderito 339 gruppi e associazioni, 100 Comuni e Province e le principali organizzazioni della società civile italiana. "Esortiamo l’Assemblea Generale dell’Onu - dicono gli organizzatori - a fare ciò che il Consiglio di Sicurezza non è riuscito a fare, cioè ad approvare una risoluzione che richieda il cessate il fuoco".
Queste le cifre della guerra a Gaza: 15.000 persone uccise, di cui oltre il 40% sono bambine e bambini. Migliaia di altre persone ferite. Più della metà delle case distrutte. L'80% della popolazione, pari a 2,2 milioni di persone, sfollata con la forza in aree sempre più piccole. Più di 1,1 milioni di persone rifugiate nelle strutture delle Nazioni Unite in tutta Gaza o costrette a vivere per strada dove i residuati bellici esplosivi rendono le aree inabitabili. Un numero sempre maggiore di persone sta morendo senza essere curato. Almeno 130 colleghi dell'Agenzia dei rifugiati dell'Onu uccisi con le loro famiglie.
Viene ricordato che esperti delle Nazioni Unite, descrivendo fatti concreti, affermano che le gravi violazioni commesse da Israele contro i palestinesi dopo l’attacco condotto da Hamas il 7 ottobre, in particolare a Gaza, fanno pensare a un genocidio in atto.
Marco Mascia (Centro Diritti Umani Università di Padova) e Flavio Lotti (Fondazione PerugiAssisi per la Cultura della Pace) richiamano alla responsabilità: "L’Italia e l’Unione europea, che hanno nel loro DNA i valori del ripudio della guerra, del rispetto della dignità umana e dei diritti umani, della libertà, della democrazia, dell'uguaglianza e dello Stato di diritto non possono più tacere. Non hanno più alibi. Devono dire alla loro opinione pubblica che invoca pace e giustizia, da che parte stanno".
E tutto questo proprio mentre la Dichiarazione universale dei diritti umani compie 75 anni, essendo nata all’indomani della seconda guerra per affermare che “il riconoscimento della dignità inerente a tutti i membri della famiglia umana e dei loro diritti, uguali ed inalienabili, costituisce il fondamento della libertà, della giustizia e della pace nel mondo”. Questo per sottolineare la centralità di dignità e e diritti umani rispetto alla sovranità e all'interesse nazionali. E tre anni prima fu creata l’Organizzazione delle Nazioni Unite con il compito di “salvare le future generazioni dal flagello della guerra” e “riaffermare la fede nei diritti fondamentali dell’uomo, nella dignità e nel valore della persona umana, nella eguaglianza dei diritti degli uomini e delle donne e delle nazioni grandi e piccole”.
Ecco perché è importante, necessario e urgente mobilitarsi ed intervenire perché "non ci sono alternative alla via giuridica e istituzionale alla pace".
Nunzio Marotti