Un museo a cielo aperto, per ricordare i tempi in cui Rio Marina era il paese più popolato dell’Elba grazie alle sue miniere. Strumenti di lavoro e di fatica che debbono essere ricordati, recuperati e resi imperituri in un percorso che attraversa il paese per ricordare l’isola d’Elba “terra di ferro e di sole” di cui Rio Marina era il fulcro, il cuore pulsante.
Martedì 2 aprile alle 12,30 Rio Marina inaugura il suo museo a cielo aperto, con sette installazioni di attrezzi e parti meccaniche che sono state utilizzate da generazioni e generazioni di minatori. In un percorso che va dalle ex Officine San Jacopo a Via Magenta, sede del Parco Minerario, ci saranno argani, raccordi, sgocciolatrici, piegatrici e frantoi, illustrati da didascalie in tre lingue e corredati di un “QR code” che, inquadrato da uno smartphone, darà accesso ad un video con l’illustrazione delle funzioni di ogni reperto, fatta da uno degli ultimi minatori riesi ancora testimoni di un’attività chiusa ormai da oltre 40 anni ma che fa parte indelebile della storia e della cultura della gente riese.
“Da oggi in poi - ha commentato il sindaco del comune di Rio Marco Corsini - camminare per il paese non sarà più solo una semplice passeggiata, ma sarà un tuffo nel passato, un vero e proprio percorso che servirà a molti per ricordare e a moltissimi per scoprire. Sarà utile a rammentare che grazie alla fatica e al sacrificio di chi ci ha preceduto dobbiamo il nostro presente. Ed è sempre più vero il pensiero per cui per capire chi siamo dobbiamo sapere chi siamo stati”.
“Rio si riappropria della sua storia - ha aggiunto l’assessore alla cultura del comune di Rio Mattia Guerrini - attraverso il recupero di vecchi macchinari, testimonianze tangibili del duro lavoro svolto in miniera. L’obiettivo è quello di tenere vivo il ricordo del nostro passato in chi ha vissuto quel periodo, ma soprattutto avvicinare le nuove generazioni e renderle consapevoli di ciò che siamo stati. La comunità riese sarà orgogliosa di condividere questo grande, quanto ambizioso, impegno culturale”.