Fa parte delle opere dette “aggiunte” del fronte di attacco di terra insieme con l’opera di San Carlo e di san Giuseppe. Sono state chiamate opere “aggiunte“ in quanto fortificazioni costruite come aggiunta alla linea principale di difesa, costituita dai bastioni di epoca medicea, per venire incontro alle nuove strategie difensive dovute alla evoluzione delle armi da fuoco. In particolare un tiro più radente dell’artiglieria che queste opere consentivano rispetto ai bastioni retro e sovrastanti. (Foto di copertina)
E’ monumento storico del periodo lorenese di dominio su Portoferraio ed è patrimonio culturale della città.
La batteria di Santa Elisabetta o opera di San Pietro mette al “coperto”, cioè protegge dalle offese nemiche lo spazio compreso tra questa opera i retrostanti bastioni della Carciofaia e del Veneziano con la interposta Cortina del Cavaliere, protegge inoltre il Camin coperto sotto la Carciofaia che unisce la Tenaglia del Lazzeretto al l’opera di San Pietro e la comunicazione che dalla porta Segreta del Cavaliere introduce dentro lo spazio della cortina del Cavaliere, tiene infine sotto tiro tutto il “Glacis ” cioè il terreno antistante che scende verso il fosso del Ponticello.
L’opera di San Pietro è descritta nella relazione Warren del 1749 come fortificazione per la quale ci sono volute “6299 braccia cube di muro” con una spesa di lire 553, un tempo di realizzazione di 22 mesi e un impiego di 60 uomini.
E’ formata di due spesse muraglie con ampio parapetto unite tra loro tramite un angolo sporgente verso valle, angolo su quale è presente il basamento di garitta avendo preso la sovrastante struttura dell’abitacolo per la sentinella. La parte della muraglia che è rivolta a nord-ovest è lunga 26 metri guarda verso il mare aperto in direzione della punta di Santa Fine ed è provvista di due troniere. Un’altra parte della muraglia lunga circa 43 metri ha la sua estremità sud attaccata alla base della muraglia del bastione del Veneziano e guarda verso il fosso del Ponticello provvista di cinque troniere.
Nel 1877 così è stata descritta:
“BATTERIA DI S. ELISABETTA
E’ stabilita al piede del cavaliere dell’Arciduca fra il bastione dell’Imperatore e quello dell’Imperatrice, ha azione verso terra e sulla spiaggia delle Ghiaie: è destinata inoltre al fiancheggiamento dei predetti bastioni e delle due accennate opere di S. Fine.
Il tracciato ha forma di dente, col parapetto in terra a rivestimenti interi. Il ciglio interno si eleva di 55 metri sul mare. La superfice occupata è di metri quadri 1350. L’opera contiene un magazzino per munizioni non alla prova. Si accede ad essa dalla coda di rondine di S. Fine per mezzo di una strada coperta al piede del bastione dell’Imperatore, nonché per la paterna praticata sotto il fianco ritirato del cavaliere dell’Arciduca. Dall’opera stessa per mezzo di paterna si sbocca ad una strada che mette all’opera seguente.
L’opera è disarmata
Stato di conservazione discreto”
(Leoni. Manoscritto 1877. Archivio privato)
Si può raggiungere dal basso attraverso il camminamento coperto degli Spagnoli o attraverso il camminamento coperto di S. Fine e dall’alto attraverso la paterna del Cavaliere.
L’opera è chiusa al pubblico in stato di abbandono.
Marcello Camici
Foto di copertina - Portoferraio. Fortezze mediceo-lorenesi. Fronte di attacco di terra. Al centro l’opera di San Pietro o batteria di Santa Elisabetta. Foto da drone
Foto 2 - Portoferraio. Spalto dell’opera di San Pietro con troniere, cammino coperto sotto la Carciofaia, spallone del bastione della Carciofaia, camin coperto verso la porta segreta del Cavaliere.
Foto 3 - Portoferraio. Fortezze mediceo-lorenesi. Fronte di attacco di terra. Al centro le troniere dell’opera di San Pietro o batteria di S. Elisabetta, sullo sfondo le troniere della tenaglia del Lazzeretto: tra le due fortificazioni è il camin coperto sotto la Carciofaia che le unisce.