L’opera di San Carlo fa parte delle opere dette “aggiunte” al fronte di attacco di terra delle fortezze di Portoferraio insieme con l’opera di San Pietro e di San Giuseppe. Sono state chiamate opere “aggiunte“ in quanto fortificazioni costruite come aggiunta alla linea difensiva principale di difesa. Si trovano tutte sotto e davanti al piede del corpo di difesa principale dei bastioni dell’architetto mediceo Buontalenti. (Foto di copertina)
Dalla loro posizione più bassa dovevano venire incontro alle nuove strategie difensive dovute alla evoluzione delle armi da fuoco.
In particolare l’esigenza di un tiro più radente dell’artiglieria che da queste opere era consentito attraverso le troniere rispetto al tiro delle artiglierie dalle troniere nei bastioni retro e sovrastanti in posizione più elevata.
Tutto ciò si comprende dalla osservazione della cartografia attuale: lo spalto dell’opera di San Carlo è posto ad una altezza di 40,3 metri sul livello del mare essendo lo spalto del retrostante bastione del Veneziano posto ad una quota di 59,9 metri sul livello del mare.
E’ questa differenza di altezza che consente alle bocche di cannone un tiro radente.
Sono tre opere di forma simile al classico bastione (terrapieno e spalto) pur mancando ai lati le tipiche rientranze ed il fiancheggiamento con cortine, motivi per i quali non furono denominate “bastione” ma semplicemente “opera” o anche “batteria”. Questo ultimo termine per il fatto che vi era una batteria di cannoni con troniere attraverso cui sparavano le bocche di cannone.
Sono tre monumenti storici di epoca lorenese (dopo l’anno 1737) patrimonio culturale della città di Portoferraio e di tutta l’Elba.
La posizione dell’opera di San Carlo non è casuale si trova infatti sulla “capitale” del piede del bastione della Carciofaia detto anche dell’Imperatore. Col termine “capitale”, usato in costruzione fortificata, deve intendersi la bisettrice dell’angolo formato da due cortine adiacenti e angolate sulla cui direttrice è innestato il bastione. Questo è ben individuato in una mappa planimetrica dove sono assegnati i nomi alle nuove batterie.
L’opera di San Carlo è edificata in posizione tale da proteggere da un fianco, verso nord-ovest, il camminamento coperto degli Spagnoli fin verso la spiaggia delle Ghiaie e dall’altro fianco, verso sud-ovest, il glacis fin verso la rada.
“Glacis” è termine militare col quale si intende tutta la zona sottostante fino al fosso del Ponticello e sulla parte interna della rada.
I due fianchi sono costituiti da spesse muraglie con ampio parapetto unite tra loro tramite un angolo sporgente verso valle. La parte della muraglia del fianco nord-ovest ha tre troniere e quella verso sud-ovest, quattro troniere.
Leoni, nella descrizione delle opere fortificate e fabbriche di Portoferraio, che fece nel 1877, chiama l’opera di San Carlo con il termine di “lunetta” cambiandone anche il nome in S. Elisabetta. Usa il termine “lunetta” perché vuole sottolinearne la specifica funzione militare che è quella di avamposto utilizzato ad incrementare la difesa e a proteggere i difensori nelle sortite da forte Falcone e nelle eventuali ritirate dentro forte Falcone tramite la porta “segreta” del Cavaliere.
“Lunetta di S. Elisabetta
E’ posta al piede del bastione dell’Imperatore e sulla capitale di esso.
E’ destinata specialmente alla difesa verso terra, ma ha pure azione sulla spiaggia delle Ghiaie sulla parte interna della rada. Le due facce sono costituite da parapetti in terra a rivestimenti interi e i due fianchi da semplici muri. L’area occupata è di metri quadri 750.Il ciglio interno si eleva di 43 metri e 50 sul mare. Vi si accede per una paterna sotto la batteria omonima e dalla lunetta istessa si comunica poi all’opera seguente per un tratto di strada coperta.
E’ disarmata.
Stato di conservazione discreto.”
(Leoni. “Descrizione delle opere fortificate e fabbriche di Portoferraio nel 1877”. Manoscritto. Archivio privato)
L’opera si può raggiungere, come afferma Leoni, attraverso il camminamento ’coperto‘ degli Spagnoli che una volta partiva dal basso dal primo bastione degli Spagnoli presso l’opera di S. Fine per raggiungere col suo primo tratto al secondo bastione degli Spagnoli.
Questo primo tratto è scomparso con lo sviluppo urbanistico.
Rimane il secondo tratto che partendo da sopra via Ninci e lambendo il secondo bastione degli Spagnoli prosegue in alto verso la batteria di San Carlo per poi piegare a sinistra e salire su verso lo spalto della batteria di San Pietro e da qui attraverso la porta “segreta” del Cavaliere fin dentro a forte Falcone.
E’ costituito da tratti a cielo aperto e brevi tratti in galleria.
Il suo recupero aprirebbe l’antico percorso per raggiungere dalla zona delle Ghiaie il forte Falcone e viceversa.
L’altro percorso da recuperare e riaprire per raggiungere dalle Ghiaie il forte Falcone è costituito dal camminamento coperto di Santa Fine, anche esso ancora esistente, che partendo dalla zona di Santa Fine, congiunge le Ghiaie con forte Falcone: a tratti a cielo aperto e a tratti in galleria, in particolare l’ultimo passaggio dallo spalto del bastione di S. Ferdinando attraverso la porta segreta della Carciofaia arriva nel fosso secco dentro a forte Falcone.
Percorsi che hanno valenza sia culturale per la visione ravvicinata del fronte di attacco di terra con le mirabili fortificazioni rinascimentali buontalentiane sia paesaggistica per lo stupendo panorama che si apre davanti sia ambientale per le molte specie vegetali presenti.
Nella zona vicino al camminamento coperto degli Spagnoli inoltre è posto l’ingresso ad un altro percorso da aprire e recuperare, quello sotterraneo della “Cittadella”.
L’opera di San Carlo e i camminamenti ‘coperti’ nonché la Cittadella sono chiusi al pubblico in stato di abbandono.
Marcello Camici
Foto di copertina - Portoferraio. Ampio settore del fronte di attacco di terra visto dal forte Inglese-Collina di S. Rocco.
Sono visibili le tre nuove batterie esterne poste al piede del corpo principale del fronte di attacco di terra Sulla sinistra la batteria di San Pietro,al centro la batteria di San Carlo e a destra la batteria di San Giuseppe.
Foto 2 - Portoferraio. Cartografia attuale del fronte di attacco di terra delle fortezze mediceo-lorenesi. PARTICOLARE. Al piede del bastione del Veneziano è lo spalto della batteria di San Carlo posta a 40,3 metri slm.
Foto 3 - Portoferraio. Fronte di attacco di terra. Mappa planimetrica tracciata a penna a inchiostro con “Nomi dati all’Opere che non gl’Avevano”.
Foto 4 - Portoferraio. Fortezze mediceo-lorenesi. Fronte di attacco di terra. Le aggiunte. L’opera di San Carlo. Muraglia del fianco nord-ovest con la bocca delle tre troniere al piede del bastione del Veneziano.
Foto 5 - Portoferraio. Fortezze mediceo-lorenesi. Fronte di attacco di terra. Camminamento coperto degli Spagnoli che inizia lambendo la muraglia del secondo bastione degli Spagnoli sale su verso la muraglia della batteria di San Carlo al piede del bastione del Veneziano.
Foto 6 - Portoferraio. Fortezze mediceo-lorenesi. Fronte di attacco di terra. Al centro la batteria di San Carlo dove arriva il camminamento coperto degli Spagnoli visibile in basso. Da questa zona parte il camminamento coperto che tramite paterna raggiunge lo spalto della batteria di San Pietro de da qui tramite la porta segreta del Cavaliere che immette in un sottopasso si entra dentro a forte Falcone.
Foto 7 - Portoferraio. Fortezze mediceo-lorenesi. Fronte di attacco di terra. Tratto del camminamento coperto che,lambendo la muraglia della Tenaglia del Falcone, sale su verso forte Falcone da Santa Fine, la cui punta è visibile in lontananza.