Ho provato, più o meno un mese fa, su questo giornale, a tentare di riportare l’attenzione sul tema della comunità, portoferraiese o isolana non importa, e del suo rapporto, ormai non semplice, con la principale attività economica elbana (https://www.elbareport.it/cronaca/item/68167-franco-cambi-la-mia-bella-portoferraio-ridotta-ad-un-caotico-consumistico-baraccone? ).
Il pezzo ebbe notevole successo di pubblico (i cittadini), un po’ meno di critica (ovvero gli addetti al settore turistico). Molti di loro si sentirono a loro volta criticati, al punto da rispondere e talvolta addirittura “confutare” (!) in maniera seriosa e piccata. In sostanza, vado a spanne, la conclusione era il classico “se ti garba, bene, altrimenti te lo fai andare bene lo stesso” (viva il confronto, il pluralismo e la dialettica…). Sembra anche che io abbia auspicato una sorta di ritorno allo zappone, all’asino o al lume di candela (mai pensata né detta né scritta una cosa del genere ma vabbe’…).
Credo che, al netto delle differenze di opinione, i “critici” non abbiano colto quello che il pubblico ha colto benissimo: il mio non era un articolo sul turismo bensì sulla cittadinanza, ovvero sulla comunità in toto, della quale gli operatori turistici fanno o dovrebbero fare parte, nel bene e nel male.
Detto che il turismo è una preziosa e imprescindibile risorsa economica, resta sul tavolo la domanda: nel passaggio da turismo a overtourism ci sono delle storture (traffico impazzito, inquinamento, insostenibilità ambientale, sfruttamento, disagi occupazionali e sociali, stress…)? Se non ci sono, meglio così ma, da quello che sta venendo fuori su questo giornale, in questi giorni, temo, purtroppo, di avere qualche ragione, soprattutto per quanto riguarda Portoferraio.
Dunque, se queste storture ci sono è il momento, per una comunità matura, di pensarci. Da questo punto in poi le mie competenze mi consentono di rispondere, esclusivamente, come archeologo e come tecnico del settore dei beni culturali. Io posso far parte di un pool che si mette a studiare la situazione dai vari punti di vista. Certamente non posso dire andiamo di là o di qua, facciamo questo o quello.
Posso fornire, se interessa, un mio contributo sulla necessità e sul diritto di accesso di una comunità al Benessere Equo e Sostenibile. Non vi spaventate, non sono paroloni: il BES è uno strumento di misurazione del benessere delle comunità, si tratta di numeri, dati e descrizioni raccolte dall’ISTAT (https://www.istat.it/notizia/bes-dei-territori-edizione-2024/). Tra i dodici indicatori di “benessere” figura “Paesaggio e patrimonio culturale” (https://esploradati.istat.it/databrowser/#/it/dw/categories/IT1,Z0930TER,1.0/BES_T).
Ci si aspetterebbe che le amministrazioni e le associazioni di impresa facessero tesoro di questo strumento, peraltro di facilissima lettura e agevole consultazione, che spiega le aspettative, le speranze, le preoccupazioni della comunità e utilizzassero questi dati per orientare la loro azione politica e le loro economie. Non so quanto questo accada e quanto spesso…
L’amico Giovanni Fratini mi richiamava all’ordine e a un maggior impegno politico e sociale nel suo articolo sul Chicchero (Elbareport, 7 agosto) e io ho deciso di prenderlo sul serio. Il fatto, caro Giovanni, è che io ho sempre cercato di dare una forte coloritura politica alle cose che faccio.
Per me è stata politica militante tutto il lavoro fatto, negli anni belli delle nostre ricerche a San Giovanni e alle Grotte, con le scuole, con le associazioni, con le imprese e con i cittadini. La mattina raccontavamo quello che stavamo facendo alle scuole di tutta l'Elba, al pomeriggio ricevevamo le associazioni.
Per anni è stato un dialogo che non ha mai smesso di arricchirsi e di vivacizzarsi. Questa è stata la parte più sociale e divertente anche se impegnativa (erano tanti). Abbiamo attraversato tre amministrazioni portoferraiesi, dal 2011 al 2024, e il rapporto con esse, lasciatemelo dire, è stata l’unica cosa che non è cresciuta: colpa nostra o colpa loro? Afasia nostra o loro sordità?
Non importa, ormai è tardi e, come si dice, acqua passata non macina più. In quegli stessi anni ho partecipato prima alla scrittura del Piano paesaggistico della Regione e poi alle attività dell'Osservatorio Regionale del Paesaggio.
Ciò detto, sono sempre a disposizione di chi vuole scambiare idee con me. Ma a questo punto, o per meglio dire la prossima volta, proviamo a dire qualcosa su una certa cosa portoferraiese che mi sta molto a cuore e che potrebbe essere una sorta di modello circa il da farsi. Ma prima devo consultarmi con i colleghi e amici del Comitato Scientifico di SMART. Già, SMART… probabilmente la cosa più innovativa ed efficace concepita da queste parti negli ultimi anni.
Franco Cambi - Università degli Studi di Siena