Dopo il regolamento con i “provvedimenti per le parrocchie e per il maggior servizio spirituale dei popoli” arrivano a Portoferraio le sovrane disposizioni del motuproprio del 6 marzo 1789 riguardanti la collazione. Per chi concorre a diventar parroco di una parrocchia la collazione non è più sottoposta al “partito” della comunità e del popolo ma ad un “concorso da tenersi nelle forme prescritte davanti agli Ordinarj dove è il merito dei concorrenti da prendersi in considerazione”.
Le sovrane disposizioni di riforma della collazione sono indirizzate al cancelliere di Portoferraio con la commissione a lui spettante di renderle note a chi di regola per la dovuta esecuzione.
In quegli anni il cancelliere di Portoferraio è anche giudice auditore.
Lo riferisce il conte Vincenzo degli Alberti nel suo manoscritto indirizzato al granduca che a Portoferraio “vi è un giudice col titolo di Auditore a cui incombe l’amministrazione della giustizia dalle di cui sentenze si dà l’appello alla Rota. La di lui provvisione annua tra certi ed incerti puol valutarsi circa lire 3700 dalla quale però deve defalcarsi il mantenimento del Cancelliere che è tutto a suo carico.”
(“Auditore e suoi appuntamenti “ Cfr pg 20 manoscritto “Relazione di Portoferraio fatta a Sua Altezza Reale dal conte Vincenzo degli Alberti suo consigliere di stato”. 1766.Biblioteca comunale Portoferraio)
E’ una importante riforma, quella della collazione, che investe in profondità la comunità parrocchiale di Portoferraio.
Il documento è in stampa Si rendono note sovrane determinazioni riguardanti la riforma della collazione, determinazioni contenute nel veneratissimo motuproprio del 6 marzo 1789, sopra accennato.
Il documento, carta di archivio, è interessante perché Sua Altezza Reale stabilisce che tutte le chiese curate di data delle comunità e del popolo sono da considerarsi di Regio Patronato a partire dal 6 marzo 1789.
Con ciò il granduca di Toscana, Pietro Leopoldo, sottrae alla collazione la partecipazione dei fedeli (sia costituita in magistratura comunitativa sia come semplice popolo) poichè era degenerata specialmente la partecipazione alla collazione riguardante le chiese curate di data delle comunità e di data del popolo.
Collazione è il termine canonico con cui è chiamato il conferimento ad un prete del beneficio ecclesiastico della cura della anime di una parrocchia da parte dell’autorità ecclesiastica.
Questo il documento integralmente trascritto.
“All Auditore
Sig Cancelliere di Portoferraio
Ill.mo Sig Sig.re Pron.mo Col.mo
Eccellentissimo Signore
Dal Signor Auditor Segretario del Regio Diritto mi è stato partecipato il seguente Veneratissimo Motuproprio di S. A. R. del dì 6 Marzo 1789
=SUA ALTEZZA REALEvedendo da gran tempo con suo dispiacere i gravi sconcerti e gli scandali che nascono nella Collazioni delle Chiese Curate di data delle Comunità e più ancora in quelle di Data del Popolo, dove con avvilimento del Sacro Carattere i Concorrenti sono obbligati e mendicare i suffragi da quegli stessi ,che dopo devono ammonire e reggere col Loro Ministero, dove l’eletto trova sempre contro di sé l’odiosità e la diffidenza di tutti quelli che favorivano altri e dove sono inevitabili gli intrighi, i partiti, e ben spesso i sospetti e le accuse di Simonìa; per tali cause ha determinato che le Chiese Curate di data delle Comunità e del Popolo siano tutte considerate in avvenire di Regio Patronato ,per conferirsi senza il Partito né della Comunità ,né del Popolo ,ma previo sempre il concorso da tenersi nelle forme avanti gli Ordinarj e previo le loro informazioni sopra il merito dei Concorrenti =
Commetto a VS. di render noto tali Sovrane Determinazioni a chi occorre per regola e per la dovuta esecuzione, d’inserire la presente in Filza di Ordini per regola sua,e dei suoi successori e di darmi prontamente riscontro di averla ricevuta. E resto
Di VS Ill.ma
Firenze 12 Marzo 1789
Devotiss. Servitore
Francesco Benedetto Marmorai”
(Filza “ Ordini di comunità dal 1786 al 1792 “C25. .Carta senza numero di pagina. Ordini e bandi Carteggio magistrale .Archivio della comunità di Portoferraio 1554-1800.Archivio storico comune Portoferraio)
L’iniziativa di Pietro Leopoldo trovava la sua ragion d’essere nella particolare declinazione che il granduca operava del binomio suddito/cristiano. Era, la sua, l’espressione di una religiosità ispirata dalla più radicale ‘pietà illuminata’ che il granduca condivideva con il gruppo di ecclesiastici ‘giansenisti’ legati a Scipione de’ Ricci, vescovo di Pistoia e Prato dal 1780. In tale sensibilità religiosa la fede si doveva esprimere in forme sobrie di pietà autenticamente cristiana, lontane quindi da quegli eccessi delle devozioni e pratiche pie di una pietà barocca avvertita ormai fuori tempo. Meno lusso dunque, meno effimere scenografie religiose, meno forma e più sostanza. Meno spreco anche di denaro in processioni e riti religiosi e più concreta assistenza dei poveri, dei malati e dei moribondi. Meno orgoglio di appartenere a confraternite secolari e più consapevolezza di esser tutti parte dell’unico gregge di Cristo. In termini istituzionali, questa esigenza si traduceva nella valorizzazione della rete delle parrocchie e delle figure del parroco e dei cappellani, unici legittimi pastori soggetti all’autorità apostolica dei vescovi.
Marcello Camici
Nella foto - Sovrane disposizioni sulla riforma della collazione inviate al cancelliere di Portoferraio nel 1789.
Filza “Ordini di comunità dal 1786 al 1792 “C25. Carta senza numero di pagina. Ordini e bandi Carteggio magistrale. Archivio della comunità di Portoferraio 1554-1800.Archivio storico comune Portoferraio