Di recente è stato celebrato il “Giorno della Memoria" e allora è proprio il caso di ricordare Romolo Fanetti, che durante la storica folle epoca nazista veniva frustato a sangue, senza motivo nel 1944. Si trovava nel quinto lager in Germania, quello di Hattingen. Poi venne ricoverato in ospedale con infezioni in tutto il corpo a causa della mancanza di igiene in quel terribile e spietato ambiente.
Tento la fuga e fallì, finendo in galera come criminale civile. Flash del libro “Diario dall'inferno” (edizioni Belforte), una preziosa testimonianza del compianto Romolo, avvenimenti accaduti circa 80 anni fa quando partirono le deportazioni nei campi di concentramento. Cose lontane ormai superate? No di certo, esistono ancora in varie parti del mondo e ad esempio sono stimati in 8 milioni i segregati in Cina.
Nel testo sono descritti gli orrori subiti dall'indimenticabile brigadiere di Finanza che tornò all'Elba, dove visse fino al 1985 ed era nato a Siena nel 1910. Egisto, suo figlio ex bancario a Portoferraio, lo aveva ricordato in un incontro pubblico, dicendo di un uomo buono che ha saputo dare tutto il suo amore alla famiglia e alla Patria. Romolo parlava al figlio e ai parenti della sua terribile esperienza che gli aveva lasciato strascichi pesanti nella sua salute.
Il messaggio che ci ha lasciato è un monito per il presente e per il futuro e spinge verso l'obiettivo di conquistare una vita fatta di pace e cooperazione fra i popoli, per godersi la famiglia, il lavoro, la bellezza della natura. Purtroppo tutto ciò è considerato utopico: l'uomo non ha ancora saputo trovare gli strumenti per rimediare a questi suoi limiti che lo portano, come oggi, a innescare il "gioco" folle che si chiama guerra.
Tante le violenze atroci subite da Romolo e i suoi compagni, in quelle situazioni assurde; pare un miracolo che sia sopravvissuto ed era convinto di essersi salvato grazie alle sue incessanti preghiere nei suoi due anni di prigionia. Il suo dramma si innescò nei tempi di guerra, dopo il noto armistizio dell'8 settembre 1943.
Fu catturato dai nazisti dopo che il suo reparto militare era finto allo sbando nei Balcani. Iniziò un viaggio a piedi e con un treno, momenti disumani, per circa un mese, giungendo infine, a Brandenburgo. al suo primo campo di concentramento. Furono continue sofferenze. Ma il 15 aprile del 1945 una jeep americana si presentò nei pressi dell'abitazione civile in cui si trovava Romolo. Il campo di concentramento era stato distrutto dalle bombe degli alleati e il Nostro era fuggito con suoi compagni di sventura. "We are italian" seppe dire l'elbano di adozione, andando incontro a braccia aperte a quei soldati americani. La tortura, la denutrizione, la morte possibile ad ogni angolo del lager, era finita.
Le 100 pagine del libro dicono anche delle onorificenze ricevuto poi da Romolo per il suo impegno nell'Arma dei Finanzieri e per la deportazione subita, durante la quale, insieme a 1500 compagni di prigionia, non cedette mai al regime nazista che proponeva di passare dalla sua parte. I giovani devono sapere di tali testimonianze e wikipedia ci ricorda di come ben 32 milioni di prigionieri (civili e militari) morirono nei circa 3000 campi di concentramento sparsi in tutta la Germania di allora.
Stefano Bramanti