Hitler, Peron ed altri brutti ceffi soffocatori della democrazia e delle libertà, proposti dalla storia, furono democraticamente eletti dai loro concittadini. Occorrerebbe ricordarsene costantemente dopo le elezioni, sia che queste abbiano avuto esito positivo che negativo per la parte politica in cui ci identifichiamo o in qualche maniera abbiamo sostenuto votandola.
Come dire che l’essere eletti non è automaticamente garanzia, di giustezza, onestà e spirito democratico, e che è soprattutto la gestione del potere che dà la cifra di democrazia di un individuo o di un sistema, non la sola investitura popolare.
Tuttavia, ciò premesso, le sentenze elettorali (come quelle giudiziarie) si rispettano in ogni caso, così come si rispetta chi le ha emesse, anche di fronte agli esiti che ci paiono più assurdi; anzi a maggior ragione, perché tanto siamo “distanti” dai risultati, dal vincere, tanto si dimostra la nostra inefficacia nell’esporre le nostre ragioni e nel convincere il prossimo (che si chiama “far politica”) .
Sono graniticamente sicuro, ad esempio, che perdendo il treno del “comune unico” gli elbani abbiano fatto una gigantesca minchiata, perdendo, tra le molte, anche l’occasione di votare con un sistema (quello riservato ai comuni superiori ai 15.000 abitanti), che garantisce maggiormente le minoranze, ma, persa quella che consideravo la più importante delle occasioni di confronto democratico della mia vita, non mi sono permesso di contestare le scelte altrui, tanto meno di offendere chi le aveva compiute. Al massimo posso averci scherzato su per sdrammatizzare.
Non ho personalmente contribuito alla epocale affermazione del PD e continuo a pensare che ci sia bisogno di politiche più radicalmente sociali (da Portoferraio fino a Bruxelles) di quelle proposte dal “vincitore”, ma ho apprezzato il senso di pacatezza e la misura con cui Renzi ha commentato un risultato che avrebbe mandato in deliquio (ed in delirio di onnipotenza) altri.
Al contrario mi sono incazzato (si proprio incazzato) come cittadino, come pensionato (non aureo e con 40 anni di contributi versati) come genitore, e come nonno, davanti al disprezzo di un mio coetaneo multimilionario espresso verso un elettorato che lo ha “punito” (solo perché non lo ha fatto trionfare come nei napoleonici sogni si prefigurava) perché costituito a suo dire da vecchi cinici ed avidi, insensibili ai bisogni dei giovani.
Per inciso io ho votato alle europee per una lista, che nel suo modesto 4%, ha registrato la componente giovanile proporzionalmente più alta di tutte quelle in campo, non dovrei sentirmi toccato personalmente da tale vaneggiamento, ma davanti alle affermazioni del guru siderale mi è venuto da pensare agli “avidi pensionati” che come me hanno investito tutti i loro averi, fino all'ultimo euro, nel futuro dei loro figli e nipoti, ed a maggior ragione a quelli più sfortunati che oltre ad una pensione (misera) hanno – per usare un francesismo – meno d’un cazzo, e che magari si privano anche del necessario, e fanno una vita di stenti pure, se ci riescono, per aiutare figli e nipoti che aspettano un lavoro che non arriva come Godot, anche se si sbattono per trovarlo.
Lo “stalinismo sostanziale” di questo tizio, non si dimostra insomma solo con la finta democrazia interna che ha imposto al suo partito padronale, con le liste di proscrizione dei giornalisti nemici, con la pretesa di essere l’unico depositario del Verbo, con la "giacobinata in salsa informatica" dei processi in rete, ma anche con il calcolato instillare l’odio del diverso, e se Josif Visarionovic Dzugasvili faceva leva sull’odio di classe, costui punta su qualcosa di pure meno umanamente accettabile, come l’odio intergenerazionale (giungeremo all’interfamiliare?) .
Tra quanti hanno votato per il partito di Grillo, ci sono persone che stimo e perfino persone a cui sono affezionato, e molti che hanno un sincero e radicato senso della giustizia. Riconosco sensatezza e valori in molti degli obiettivi in cui essi credono, per questo mi permetto di ricordare loro qualche verso di una poesia di Brecht : “Il nemico marcia in testa a te/ ma anche alle tue spalle/ Il nemico marcia con i piedi/ nelle tue stesse scarpe”.
L’obiettivo del buon Bertoldo (i socialdemocratici) era forse sbagliato; il ragionamento, come ebbe a dire un noto educatore locale “non fa una messa in piega”.
Cambiate cavallo, questo è vecchio e bolso, i suoi nitriti sopra le righe stanno perdendo “appeal”, diverranno sempre più noiosi, la provocazione ripetuta non funziona all’infinito.
E cominciamo a ragionare di democrazia in democrazia.