Può anche darsi che, fra non molto, dare a qualcuno del “prefetto di perugia” (vedi qui il video) significherà considerarlo un o una tale arrivati a coprire alti incarichi nella burocrazia dello stato o nei quadri dirigenti del settore privato senza platealmente averne i meriti e le qualità necessari. Una sorte di miracolato/a la cui fortuna può essere conservata solo adottando un bassissimo profilo e soprattutto tacendo. L’evitare di esprimere la miseria dei propri pensieri al di fuori delle mura domestiche, senza esagerare anche quando ci si trova all’interno, è l’unico modo per un qualsivoglia pdp di sfangarsela in una carriera apicale irta di insidie quali i rapporti con persone davvero preparate o addirittura colte, magari di ampie e meditate letture, insegnanti oppure tecnici o, perché no, ufficiali delle varie forze che credono nel proprio compito, magistrati, pubblici amministratori e via via fino ai rapporti con la stampa.
L’errore, catastrofico e irrimediabile, del Dott. Antonio Rappucci, per l’appunto fino a qualche giorno fa Prefetto di Perugia, è stato semplicemente quello di aver dimenticato, sia pure soltanto per qualche minuto, la regola fondamentale, quella del silenzio, il solo modo per un pdp di apparire austero e dedito a profonde elucubrazioni mentali pur essendo dotato, ahimè, di un cervello perfettamente sottovuoto.
Il Dott. Rappucci, immaginiamo dopo una vita lacunosa di concetti e parca di commenti, forse accecato dall’incontenibile desiderio dell’agognato quarto d’ora di celebrità, si è lasciato infantilmente andare a manifestare il massimo della sua produzione intellettuale, quelle che lui stesso era certo fossero idee forti e capaci di fare della popolazione perugina, in allarme per la diffusione dello spaccio in città, una stirpe nuova di madri e padri esemplari. Purtroppo, mano a mano che le idee si traducevano in parole, apparivano per ciò che di fatto erano: mastodontiche “strunzate”, perlomeno se vogliamo impiegare lo stesso termine con il quale il Dott. Rappucci ha definito la distinzione (recentemente riaffermata dalla Corte Costituzionale) fra droghe leggere e pesanti.
Sordo ad ogni prudenza, inebriato dal suo stesso ardire, il Dott. Rappucci a quel punto non si è negato niente; in pochi attimi, bruciando una immeritata quanto silente carriera, si è augurato che qualche padre “umbro”, tanto per dare l’esempio, tagliasse la testa al figlio tossico e ha cordialmente ma fermamente invitato le madri che non si accorgono dei rampolli spinellatori a suicidarsi visto che, testuale, trattasi di madri fallite.
Purtroppo le istigazioni alla strage nelle famiglie umbre e non solo sono state pronunciate con tale foga e partecipazione nel corso di una conferenza stampa e registrate in modo eccellente e incontestabile tanto da essere diventate oggetto di salutare spasso e divertimento per tutti coloro, molti, che hanno avuto l’occasione di goderne. La fine della storia è da manuale. Alfano che, ironia della sorte, si potrebbe definire un prefetto di perugia diventato per il gioco maldestro del destino Ministro dell’Interno, forse ansioso di far dimenticare alcune storielle che gli appartengono, dal rapimento della signora kazaka assieme alla figlia fino alla recentissima, puerilissima gaffe su un presunto assassino, sostiene di volerlo licenziare in tronco. Può anche succedere, ma probabilmente non basterà a farcelo dimenticare. Il prefetto di perugia, come la casalinga di voghera, ha tutte le carte in regola per entrare nel lessico.