"Tutto fa .. disse il Caizzi!" era una delle allocuzioni più in voga in lontani anni ferajesi ed aveva al pari di una simile ma più ruspante ("Tutto fa... disse quello che pisciò in mare!"), un retrogusto di austera saggezza, ben rendendo l'atteggiamento mentale del contentarsi, dell'accettare con gratitudine una modesta o anche modestissima offerta di cibo, danaro, materiale, aiuto in un lavoro, perché appunto: Tutto Fa.
Ma è vero anche il contrario e cioè che "Tutto Sfa". Tutto, anche in poco, determina il negativo.
Ci spieghiamo con un non casuale esempio tornando (in ogni senso) alle Ghiaie.
E' vero che le fascinose spiagge di ghiaia lattata screziata di blu della costa nord ferajese sono costituite da centinaia di migliaia di tonnellate di sassi, ma è pure vero che ogni singola pietra è il prodotto di un duro "lavoro" delle forze della natura, che ha creato le marne, prima che fosse nato anche qualcosa di lontanamente simile ad un uomo, che ha solidificato le rocce costiere poi "cucinate" dal sole, dal vento, dalla salsedine, che si sono spezzate e sono franate, e che, ghermite dal mare, rimescolate dalle sue onde, spostate sui litorali dalle sue correnti, arrotondate nel rolo andare e riandare incessante, nei secoli dei secoli hanno costituito quel tappeto che esalta i cromatismi dei fondali di un mare che ci appare ora blu, ora verde, ora turchese.
Nella foto apparentemente "innocente" si vede (di culo) una signora (tedesca per la cronaca) allontanarsi tutta fiera dalla spiaggia con un sacchettino di sassi. In realtà il suo prelievo è stato modesto, almeno in rapporto rispetto alle "abbuffate" di altri che abbiamo visto, al portarsi via secchi (una volta anni fa di buon mattino vedemmo caricare il cassone di un motofurgone) di ghiaie, ma per la regola del Caizzi, se tutti coloro che hanno avuto (a centinaia di migliaia se non a milioni nel tempo) la fortuna nella loro vita, di bagnarsi almeno una volta, alle Ghiaie, alla Padulella, a Capo Bianco o a Sottobomba, o a Sansone (spiaggia inserita quest'anno dagli ambientalisti tra le "20 spiagge più belle d'Italia"), avessero, al pari della teutonica signora (o di quei buzzurri meneghini di cui parlavamo qualche giorno fa), portato via un sacchetto di ghiaie a chiorba (trad ferajese di pro-capite), oggi quelle spiagge sarebbero sparite "per erosione umana".
E se contro l'erosione delle spiagge sabbiose (che personalmente non amiamo, ma che ammettiamo "fanno cassa") si può fare qualcosa (la sabbia - o rena come dicono i feraiesi - più o meno ovunque si trova), il "ripacimento" delle spiagge ghiaiose come lo si potrebbe effettuare? affrettando i processi naturali, cioè dopo aver fatto brillare con opportune mine un po di costa, attendendo poi che in qualche annetto le pietre tornino a ruzzolare nei posti giusti? Oppure riaprendo le dismesse cave di eurite con realizzazione di annesso "ghiaificio", dove uno per uno i pezzi siano lisciati, levigati, per poi essere trasportati e sparsi dove più ce n'è bisogno, sostituendo almeno in parte le ghiaie rubate (di furto trattasi) come souvenir?
Meglio attestarsi su quel che ancora resta, come già ipotizzavamo, costituendo una milizia popolare giovanile, il V.D.G (Volontari Difensori della Ghiaia), che agisca in borghese (cioè in mutande da bagno) ed abbia "licenza di ghiaiata" verso i trasgressori che, avvertiti, non restituiscano al litorale il maltolto: motto del corpo: "chi di ghiaia ferisce di ghiaia perisce"