Egregio Rossi,
è proprio vero che, come dicono in Darfur, l’appetito vien mangiando. La suggestione del signor Degli Angeli, da lei pubblicata oggi, sul nome “Topera” è stata notata da un eminente etruscologo di una prestigiosa università colombiana –che non voglio citare io: se crederà potrà farlo lo studioso direttamente-, che ha collegato quel brandello di notizia, se così si può dire, con altre due informazioni in suo possesso, alle quali per la verità non aveva dato gran peso.
La leggenda (o almeno quella che tale si credeva fino ad ora) racconterebbe che Topera (col nome di Vulcano) sarebbe stato il fabbro costruttore delle armi di Achille, che dunque proverrebbero dal famoso ipogeo di MArciana. A indirizzare presso di lui Teti, madre di Achille, sarebbe stato proprio Giasone, che già a Portoferraio aveva trovato il Vello d’oro nel famoso viaggio della nave Argo, nel quale gli era compagno, del resto, anche Peleo, padre di Achille.
Straordinario è notare come Vulcano altro non sarebbe che il soprannome dato a Topera con riferimento alla sua provenienza (“Vulcano”=”proveniente da Vulci”, città di fondazione allora relativamente recente), prima del suo trasferimento in Sicilia dove operò con nome greco di Efesto e poi romano di Vulcano.
Ovviamente io non ho visto alcun “documento” su tutto ciò. Ma si sa che leggende hanno sempre un fondamento di verità…
Semmai può essere interessante la notizia (anch’essa non documentata) che una tavoletta di terracotta attribuita al VI-V secolo a. C., rinvenuta qualche anno fa a Lucca durante uno scavo in Piazza Grande, ma delle quale non ho trovato (per la verità cercando poco) alcuna traccia, conterrebbe il nome di “Topera”.
Confesso che non ho sull’argomento alcuna competenza e quindi, a giustificazione delle eventuali castronerie contenute in questa nota, non posso affermare altro che “relata refero”. Chi più sa avrà modo di precisare, smentire, negare o affermare. Tanto, come diceva il filosofo della magna Grecia Edone di Filippo, “ha da passa’ a nuttata”.
Cordialmente
Federico Casedimonaco
Gentile Sig. Federico
E' con il cuore gonfio di soddisfazione che pubblichiamo la importantissima notizia che ci fornisce la quale, certo, meritava di essere disvelata ad un più vasto pubblico di quello raggiungibile dal nostro provincialissimo foglio elettronico da sole poche migliaia di lettori, novella che comunque, siamo sicuri,troverà vasta eco nella comunità scientifica internazionale.
Si metteranno così a tacere i criticoni che avevano dichiarato che la zecchipogeomachia marcianese risultasse un insulso accapigliarsi su questioni di minimo valore e gli sfrontati che erano giunti già a liquidarla come "un'immane rottura di palle"
Sia invece lode ai contendenti, perché le loro pugne (grandi o piccole che fossero, pugnone o pugnette) hanno infine condotto al fare luce su una figura come quella del Topera, intorno alla quale deve essere riscritta la storia tutta elbana e non solo!
O studiosi, noi incolti semplici fruitori dei prodotti della vostra scienza e del vostro speculare, ci chiniamo reverenti ringraziandovi, per la nuova ricchezza che fate acquisire al patrimonio culturale elbano, per quanto ne migliorate l'immagine.
Siamo certi che il prestigio che ci deriverà dall'essere naturale centro di interesse e di sviluppo per gli studi topereschi del futuro, farà presto scordare il gallico codardo oltraggio di colei che affermò che le nostre residenze napoleoniche, fattispecie i giardini che dispensarono ombra al grande corso, versano in una condizione che fa (con licenza) cacare.
Parimenti presi dal Topera e simili più importanti questioni presto scorderemo la anticipata chiusura della appena riaperta Villa Romana delle Grotte (in fondo però giusta, ma cosa pretendevano quelle ragazzotte? gestire bene un sito archeologico e pure portarci la gente a divertirsi? Assurdo! Penitenziagite!).
Ossequi
sergio rossi