Gli occhi di Gian Mario, solitamente furbi e sornioni, avevano un'espressione diversa quella mattina, quando mi si avvicinò nell'atrio del Palazzo della Provincia uscendo dalla sala dove era ancora in corso una riunione della Protezione Civile alla quale partecipavano molti maggiorenti elbani e non solo.
"Questo è da lega' - mi disse, abbandonando la sua solita prudenza - ma lo sai dove ci vuole far fare un'esercitazione? A Cerboli! e lo sai - disse bruciando la mia domanda - perchè? Perché dovrebbe diventare il posto dove dovrebbero essere evacuati tutti dall'Isola d'Elba in caso di una "catastrofe"... a Cerboli! Su quello scoglio!"
Orbene "Quello - secondo Gian Mario - da lega'" cioè "il matto" era nientemeno che il Prefetto Gallitto.
A partire dalle ore successive, avvertito il fetore di bruciato che emanava da un'operazione che ipotizzava la (presunta) follia di spostare elbani ed ospiti da un'isola a uno scoglio ad un passo dal continente, e dove avrebbero avuto a disposizione meno di un metro quadro ciascuno, una "squadra" di patentati rompicoglioni (lo stesso impagabile Gian Mario Gentini, Umberto Mazzantini, Giovanna Neri, Luana Rovini, e chi scrive) si mise su diversi fronti a "fare gli occhi alle pulci" a quella che superficialmente si poteva anche liquidare come una uscita estemporanea, e che invece era la prima manifestazione di un intreccio di interessi ed intrallazzi politico/amministrativo/affaristici che aveva ordito un bel disegnino, e tracciato un percorso al termine del quale l'isolotto sarebbe stato guarnito di un'elisuperficie, un porticciolo-approdo, energia elettrica e acqua potabile portata dalla vicina Piombino in condotta, e "guardacaso" una "Torre" destinata a poco chiare osservazioni scientifiche (ma opportunamente a tempo determinato) di una marginale associazione
"ambientalista". Tutto realizzato ovviamente con soldi pubblici.
Un bell'affare per la proprietà che deteneva l'isolotto e per gli allegri compari che vi ruotavano intorno che poi avremmo ritrovato pari pari in "Elbopoli".
Certo i "bucanieri di Cerboli" successivamente finiti nei guai giudiziari a cui accennavamo, ed opportunamente (quasi tutti) condannati, avevano già visto mettersi di traverso l'allora Sindaco di Rio Elba Catalina Schezzini (l'isolotto è riese amministrativamente) e l'allora Presidente del Parco Beppe Tanelli. Ma a tenere loro bordone c'erano Altissimi Santi (nazionali ed internazionali), rimasti ufficialmente fuori o solo sfiorati dalle successive vicissitudini giudiziarie, ed era questo uno dei lati più preoccupanti e pericolosi di quella "sporca" vicenda.
Si chiamò, il prodotto finale di quel lavorio, "Dossier Cerboli", lo produssero e pubblicarono congiuntamente Legambiente dell'Arcipelago Toscano ed Italia Nostra, e fu determinante per tagliare le unghie rapaci dei maneggioni di turno ed impedire uno scempio nel nostro arcipelago.
Ho scritto questo pezzettino di "storia patria" narrando una vicenda che risale ad abbondanti 13 anni fa, un po' perché anche chi non l'ha vissuta ne abbia contezza, ma soprattutto perché, quando sento fare discorsi fumosi che riguardano le isole protette e del loro "godimento", sono colto da una specie di "orticaria mentale", e. come allora, sono ghermito dalla senzazione che qualcuno voglia farlo elegantemente sdrucciolare tra le figurate mele del pubblico conservativo interesse.
Lo strombazzato "documento sull'ambiente" del Comune di Portoferraio sarebbe in sé un concentrato di banalità, buono per essere presentato al "Festival dell'ovvio", se non fosse appunto per le righe finali, nelle quali si afferma la bislacca idea che per apprezzare a pieno l'Isola di Montecristo bisogna pernottarci.
Intanto in luogo e prima di fare discorsi (e documenti) "a gazzosa", sarebbe bene partire dalla conoscenza dei dati reali, che per cominciare ci dicono che non c'è, o almeno non si è chiaramente manifestato ancora, un problema di necessità di aumento delle quote dei visitatori, se è vero che non ci sono state mai domande eccedenti la quota da quando il PNAT l'ha fissata.
Caso mai si tratta quindi di rimodulare per provenienza queste quote e stimolare la visita da parte degli isolani, scolaresche in primis - come qualcuno ha suggerito - tenendo conto però che una escursione a Montecristo non è come una passeggiata alle Ghiaie e che l'impervietà dei 3 soli possibili percorsi sconsiglierebbe comunque la frequentazione dei più piccoli.
Ammissibile sarebbe anche il concedere un bagno in mare ai contingentati visitatori, tenendo conto comunque che Montecristo non è e non sarà mai Pianosa, e che sarebbe ambientalmente delittuoso pensare di scaricarci centinaia di "turisti"giornalieri (come disastrosamente già purtroppo accade a Giannutri).
Quanto alla questione del pernotto e delle necessarie eventuali strutture ricettive (qualsiasi esse fossero) c'è da notare che:
a) la stragrande parte dell'Isola è classificata zona A (livello di massima protezione dove non è possibile spostare né un ramo né un sasso)
b) nella minuscola porzione classificata come zona B, anche se vittime di un "colpo del grullo" collettivo, le autorità preposte al controllo ed al rilascio delle autorizzazioni (tra le quali c'è il PNAT) decidessero di concedere la realizzazione di una minima struttura, atta a favorire l'osservazione delle stelle di Montecristo, lo farebbero comunque in violazione di altre norme: l'area in questione è classificata infatti come "esondabile" e "ad altissimo rischio idrogeologico" tanto è che essa è stata storicamente già "esondata" cioè colpita a più riprese da fenomeni alluvionali.
Aspettarsi che Montecristo diventi addirittura il "perno del turismo dell'arcipelago" è realistico quanto una battuta di pesca al salmone nel fosso di Guazzaculo.
Di cosa stiamo parlando quindi se non di autentiche cazzate?