Conferenza stampa in comune a Portoferraio ove il principale oggetto in discussione è davvero un oggetto enorme: quell'elisuperficie che dal basso sembra levitare sopra l'ospedale come in gigantesco disco volante (come lo definisce il sindaco) o come un castagnaccio extragalattico .
Beh lo sappiamo: l'importanza della questione avrebbe meritato uno spazio più serio di un A sciambere, ma la vicenda della elisuperficie portoferraiese nella sua tragicità ha almeno dei risvolti da commedia se non di farsa.
Già perchè con l'aria che tira quel cappellone pensile posto sopra l'ospedale al fine di una travagliatissima scelta (per anni i progetti di collocazione della struttura hanno "girato" per tutto il territorio comunale come una Madonna Pellegrina) rivelatasi peraltro onerosissima, con un cantiere aperto per oltre due anni costato (sempre secondo il sindaco) la bazzecola di 3 milioni di euro (roba da costruirci almeno una quindicina di piazzole terricole a norma), corre a nostro parere il rischio di restare perfino inutilizzato.Come diversamente interpretare la preoccupata richiesta del sindaco "di far chiarezza" all'ASL proprietaria ed ideatrice della struttura ed all'ENAC che dovrebbe dare il semaforo verde al suo utilizzo? Come diversamente interpretare il lunghissimo tempo intercorso tra il compimento dell'opera ed il suo "collaudo" e le ulteriori settimane e settimane trascorse dall'unico atterraggio di prova?I tempi lunghi peraltro favoriscono il circolare delle voci più o meno fondate: qualche mese fa si diceva che la struttura era troppo poco robusta per reggere in sicurezza il carico dall'aeromobile, ed ora dopo la "prova" che ha dimostrato l'infondatezza di quella paura, ne sorge un'altra: che l'ENAC sia restia a concedere il permesso perchè vorrebbe che prima il castagnaccio fosse modificato con la realizzazione di protezioni esterne (che significherebbe la riapertura dei lavori) e rimandarne l'entrata in funzione il giorno di poi del mese di mai nell'anno di "a babbo morto". Come è, come non è, l'elicottero del 118 prende terra altrove, e negli ultimi tempi sempre meno spesso sulla elisuperficie "provvisoria" del Carburo,dove sembra che i piloti,dopo qualche incoveniente registrato (ultimo l'accartocciamento del plastico tunnel del campo sportivo farcito di giocatori e dirigenti), scendano sempre più malvolentieri, optando sempre più spesso per l'aeroporto della Pila, per raggiungere il quale coi mezzi di soccorso dall'ospedale, si impiega lo stesso tempo che all'aeromobile occorre per giungere alle sue destinazioni continentali, come dire, si raddoppiano i tempi di trasferimento anche per pazienti per i quali pure i minuti possono contare.Inevitabile che ci torni in mente il classico "steveno bene come steveno pendiconi come d'ereno", tradotto per i foresti: tanto valeva continuare a far prendere terra al Pegaso a San Giovanni dove, magari senza buttare via un mare di soldi, si poteva attrezzare un'area sicura, abbastanza lontana dalle abitazioni e esperire le possibilità di attrezzarla pure per atterraggi notturni.All'epoca perorammo quella soluzione e fummo anche in questo caso tra i (non molti) non convinti della giustapposizione del sombrero ospedaliero, e ci viene anche in mente che, da un po' di tempo in qua, troppo spesso ci ritroviamo a vederci riconosciuta, dai fatti, e dalle decisioni "riparatorie", la fondatezza di nostre antiche critiche e/o previsioni (svuotamento del centro storico, sfarinamento della rete commerciale, canile irrealizzato, assurdità del Porto Turistico a San Giovanni etc) temiamo di averci visto giusto anche in questo caso, lo temiamo perché ci siamo francamente rotti le palle di avere ragione a posteriori.