"Negli anni che de’ Guelfi e Ghibellini/ Repubblica a quei tempi costumava/ battevano i Cortesi e gli Aretini/ specie d’ogni partito guerreggiava./ I Pisani battean coi Fiorentini/ Siena con le Maremme contrastava/
e Chiusi combattea contro Volterra/ ‘un c’era posto che ‘un facessen guerra."
I rari cultori dell'ottava rima avranno riconosciuto l'attacco della "Pia de' Tolomei", operina di recente ripresa da Gianna Nannini, che era abbastanza diffusa fino agli inizi dello scorso secolo anche dalle nostre parti, e tramandata oralmente, ma anche fissata sui "fogli volanti" che i cantastorie vendevano (a chi sapeva leggere) nei contadi di Tuscia.
Qualcuno di voi si sarà chiesto il perché di questo incipit etnomusicologico (portate un "Moment" all'assessore che ha già il mal di testa), dove è che vogliamo andare a parare.
Il fatto è che mutatis mutandis (no consigliere, non ci riferiamo alla biancheria intima) sostituendo semplicemente i nomi dei borghi del prossimo continente (e dei loro abitanti) con quelli insulari, l'ottava pensata per raccontare le cronache del Medioevo, si attaglierebbe perfettamente a descrivere l'oggi degli otto pollai elbani che qualcuno si ostina a chiamare pomposamente "Comuni".
In particolare le vicende delle varie "gestioni associate" ci riconducono ad un quadro che se non è da Medioevo poco ci manca.
Orbene è in sé comico che:
- sussistano coppie di comuni (come le due Rio e le due Marciana) le cui sedi distano in linea d'aria alcune centinaia di metri,
- il condominio marinese per qualche decina di metri quadrati debba cedere lo scettro di comune più piccolo di Italia al minuscolo sardo Ghilarza (ma almeno là c'è nato Antonio Gramsci, mica Cimabue),
- una frazione come Bagnaia sia divisa tra Rio Elba e Portoferraio,
ma:
- dopo che il geniale elettorato insulare ha votato per il mantenimento di questo "campo di decentramento" -
- dopo che i comuni dell'Isola, buttato via un mare di soldi che sarebbero arrivati come incentivo alla loro fusione, debbono comunque - obbligati dalla legge - mettersi insieme (gratis) per gestire dei servizi, si compiono scelte la cui logica ricorda i proclami del "Dittatore dello Stato Libero di Bananas": per la pubblica igiene le mutande vanno cambiate ogni ora, e per facilitare il controllo da parte delle competenti autorità vanno indossate sopra i calzoni...
se non ci fosse da piangere ci sarebbe da sbellicarsi dalle risa.
Così Rio Elba quasi compatta, incluso il PD del Circolo Carmen Consoli "Confuso e Felice", schifa i fratelli del Coccolo in giù con cui divide scuole, strade interrotte, fossi cementificati a pene di segugio e territorio bucato come un gruviera, e s'associa con Capoliveri;
Così Rio Marina risponde mettendosi insieme per la gestione del Catasto non solo con Porto Azzurro (e passi, confinano) ma anche con Marciana che sta dalla parte opposta dell'isola;
Così Capoliveri capofila della Gestione Associata Turistica minaccia: "o continuate a farmi comandare, e senza criticare, o me ne vado per conto mio ..." giungendo ad un passo da un capolavoro: sbarazzarsi di una gestione dai risultati opinabili, e dare la colpa agli altri (nel caso politicamente abbastanza pollastri);
E siamo solo agli inizi di quello che si profila come un immane, ingestibile, assurdo casino istituzionale, che esploderà tra qualche mese, quando le gestioni dovranno iniziare più concretamente a funzionare e le elezioni regionali porteranno presumibilmente alcuni tra i maggiorenti elbani (anche all'interno delle stesse aree politiche), a scannarsi per mettere il sederino sul cadreghino fiorentino.
Un baillame che cesserà solo quando una direttiva di un potere centrale (poco importa se continentale, nazionale o regionale), decreterà norme ancora più rigide, che toglieranno ogni residua ragion d'esistere ai pollai.
Ci arriveremo, pensiamo, più presto di quanto si immagini. Si scatenerà allora il gorillaio localista che si eserciterà nella pratica in cui eccelle: esportare in continente tutte le ragioni dei nostri guai, appiccicare a qualcun altro, non solo le responsabilità che oggettivamente porta, ma pure la colpa di ritardi, inefficienze e sprechi, gli effetti di non saper contrattare, dovuti in maggior parte dal non essere stati capaci di formare una classe dirigente locale degna di essere così definita (e non parliamo solo di soggetti politici), all'altezza della evoluzione di tempi e situazioni.
L'augurio più sensato da questa parte del canale è quello di un 2015 meno autolesionista degli anni che lo hanno preceduto.