Qualche debosciato libertario (come chi stende queste note) di fronte ad una bandiera (quale essa sia) può pure fare le spallucce e canticchiare "nostra patria è il mondo intero, nostra legge è la libertà", ma per chi indossa la fascia tricolore (da titolare o da panchinaro supplente) le bandiere debbono avere una importanza ed un significato alto e particolare. Oggetti comunque degni di cura e attenzione.
Per questo ci ha stupito vedere issata, in nome del Comune di Portoferraio, tra le altre sul Molo Elba, la bandiera qui accanto riprodotta.
Quel drappo, di antiquariato (per quanto un pochino - ma pochino - richiamante a quello dell'Unione Europea) è infatti la bandiera del Congo Indipendente, quello presieduto da Patrice Lumumba, persona di certa onestà che aveva però tre difetti: quello di essere comunista, anticolonialista e perfino eletto democraticamente dal popolo congolese; per questo l'occidente, civile baluardo delle libertà, con in testa gli U.S.A., lo fece carinamente assassinare da quel patentato delinquente che fu Mobutu (Mobutu Sese Seko Kuku Ngbendu Wa Zabanga) che poi per 32 annetti dal 1965 al 1997 impose la sua feroce dittatura alla nazione, passando alla storia come massimo esponente della cleptocrazia (governo dei ladroni - per il consigliere) africana. Per completezza caduto Mobutu, il paese (rinominato dal dittatore Zaire) tornò a chiamarsi Congo e riassunse la bandiera stellata, ma con un tono diverso del colore, e, ci pare, con le stelle spostate di lato.
Un interrogativo soprattutto ci rode l'anima e siamo qui ad esternarlo con breve dire: "Ma dove minchia l'hanno trovata quella bandiera in disuso da 50 anni tondi tondi?" E con che scopo si fa garrire il proletario vessillo d'Africa proprio in faccia agli yacht più sfacciatamente lussuosi tra quelli che ormeggiano a Cosmopoli? Forse per dare il benvenuto alle frotte di turisti bolscevichi congolesi che usano sbarcare nella Citta di Cosimo?
A pensarci bene però quella che colà sventola è, sì, una professione di vessillifera ignoranza, ma potrebbe anche fare da perfetto contrappunto agli sciagurati ombrelloni che si vogliono piazzare sopra la Porta a Mare: il simbolo del sogno di un cammino verso la civiltà e l'uguaglianza, visivamente contrapposto al trionfo del regresso culturale, dell'insolenza elitaria e monetizzante.
Speriamo che si decida di ammainare quella bandiera e si decida pure ammainare l'idea degli ombrelloni, speriamo che qualche amministratore dimostri di non aver scritto "Macondo" sull'ampia fronte.